Hugo Cabret

Mercoledi’ 8 febbraio “Hugo Cabret” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amici del Cinema.

Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.
Non perdete, per approfondire la figura di Georges Melies, il nostro articolo su questo grande protagonista della storia del cinema.

 

Dati Tecnici
Regia: Martin Scorsese
Con: Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Chloe Moretz, Emily Mortimer e Christopher Lee.
Durata: 125 min

Trama del film
“Hugo Cabret è un orfano dodicenne che vive nascosto in una stazione ferroviaria della Parigi degli Anni Trenta. Quando gli muore anche lo zio, manutentore degli orologi della stazione, il ragazzo è costretto a rubare ciò che gli serve per sopravvivere. Di suo padre gli è rimasto un robot giocattolo trovato nella soffitta di un museo, dimenticato chissà per quanto tempo e miracolosamente sfuggito all’incendio nel quale l’uomo ha perso la vita. Tra l’automa da riparare e Hugo s’instaura così un rapporto speciale, una relazione dai risvolti misteriosi che sembra metterlo in contatto con l’anima del papà.”

Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=n-diOfyOBJk

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  1. Chiara Desiderio scrive:

    Oltre che al cinema trovo il film di Scorsese sia un omaggio al Novecento, con la sua idea prometeica che tutto abbia uno scopo, che ci sia un disegno o un progetto che tutto giustifica e all’interno del quale muoversi certi di avere una funzione, giustificazione, senza dimenticare di abbandonarsi ai sogni e alla fantasia avvalendosi di una tecnica dotata di cuore, ché l’automa può funzionare solo se si possiede la chiave che ne ha la forma. Omaggio anche all’Ottocento e alla Parigi di Victore Hugo, con un Hugo (ovviamente) che ricorda il Gavroche dei Miserabili e la ragazzina che si sente come Jeans Valjean.Il film è pensato per il 3D, unica tecnologia in grado di enfatizzare la prospettiva così da far provare quella meraviglia che ai primi del Novecento possono aver provato i primi spettatori al cinematografo. A mio avviso il 3D ha ancora due limiti: sembra di avere davanti agli occhi un filtro polarizzatore (in pratica l’immagine risulta sotto-esposta) e un effetto “out of focus” quando ci sono sequenze di inseguimenti ravvicinate.

  2. Cristina Bellosio scrive:

    Il film di Scorsese mi ha affascinato e coinvolto fin dalle prime scene. C’è l’omaggio al cinema delle origini, al gioco delle illusioni del cinema di Melies, ma ci sono anche altri temi trasversali che affascinano e coinvolgono…primo tra tutti la riscoperta della magia della dimensione pre-digitale, pre-informatizzata, dove tutto ciò che fa funzionare il mondo sono meccanismi ed ingranaggi, viti e bulloni, taccuini di istruzioni scritti a mano, dove anche le illusioni cinematografiche sono frutto di un lavoro di grande abilità artigianale del regista, che costruisce la cinepresa con le sue stesse mani….

  3. Luca Tavian scrive:

    Pellicola restaurata di “Le Voyage dans la Lune”
    http://www.youtube.com/watch?v=uMBkDT_eG5g

  4. Silvia Serra scrive:

    Anche io ho apprezzato molto il film, non tanto per i singoli (anche apprezzabili) dettagli quanto per questo suo essere una specie di “ode al cinema” come dimensiona della fantasia, del sogno e dell’immaginazione. Il 3D che io non amo, ha secondo me comunque contribuito a riallacciare il film alle sensazioni di stupore e coinvolgimento fisico che provavano i pirmi spettatori di Melies, ed era apprezzabilissimo nelle scene “dentro” gli ingranaggi.

  5. claudio lupi scrive:

    L’ho visto due volte … il 3D è stato fatto bene anche se è più sfruttabile in un film d’azione…comunque in questo aiutava ad immergersi nella dimensione fiaba. Fiaba sì ma di contenuto. La Musica: Molto bella specialmente la parte inizi…ale. Senza voler fare una lezione di musica, dico che la colonna spesso è stata “modale” creando forte tensione musicale, significa che all’interno dell’armonia c’è una nota (tonica) che resta fissa, le altre note, che formino una scala o una triade di accordi, assumono significato in base all’intervallo che esiste tra la nota tonica fissa e le altre. Io amo particolarmente l’armonia modale, la sfrutto al massimo anche dove di norma non dovrebbe esserci.

  6. AlfonsoGC scrive:

    Iniziamo con le critiche. Era necessario il 3d? assolutamente no, ma certo non ha reso il film più brutto. Sostanzialmente un bel film con un giusto omaggio alla Francia come luogo dov’è nato il cinema ai fratelli Lumiere ed a tutto un mondo di inventori, creatori, geniali guitti, scrittori, poi diventati sceneggiatori, maghi, poi registi, perché il cinema doveva essere stupore, fantasia, creatività, sogno. Certo questi orfanelli sono molto sfruttati dal cinema. Bello il pensiero di Hugo degli ingranaggi come parte di un meccanismo unico più grande dove ognuno e necessario ed è fatto per svolgere un determinato compito che lo rende utile al tutto. Il bambino che continua a vivere in questo suo personale mondo di ingranaggi e rotelle dove sa dare la giusta carica ad ogni orologio o sostituire un apparato per far funzionare il tutto è il sogno di ognuno di noi, essere utile . Forse il giusto titolo era “il meraviglioso mondo di Hugo Cabret”. Comunque un cinema che fa sognare, senza una goccia di sangue, senza una tetta e veramente da elogiare, voleva portarci in un mondo fantastico e c’è riuscito. Bravo Scorsese.

  7. Omer Loncours scrive:

    Ero un po’ prevenuto, sarà la catalogazione nel genere fantasy (chissà poi perché), sarà il 3D che non amo molto, ma invece il film mi è piaciuto. Un incredibile omaggio alla storia del cinema, quando ancora si parlava solo per immagini, un lento e dolce racconto d’altri tempi. Particolare come esca quasi contemporaneamente a The Artist. Non credo in queste coincidenze, ritengo che queste idee si creino nell’aria molto prima che tutti noi si possa vederle, ma che c’è qualcuno che abbia un dono nel percepirle prima degli altri, di visualizzarle, scriverle, cantarle, filmarle per noi che saremo sempre grati di questo regalo.
    Il film è ricco di frasi ad effetto “ognuno di noi ha il suo scopo”, “Aspetta di funzionare. Aspetta di fare le cose che deve fare”, queste le prime che mi vengono in mente ed è questa retorica celebrativa e la sua lentezza che non mi hanno completamente soddisfatto. Trovo che la poesia, di cui il film è comunque saturo, dovrebbe essere più essenziale, più asciutta. Come al solito ritengo che il 3D non abbia aggiunto nulla, anche se usato molto intelligentemente, la potenza narrativa non è alterata dagli effetti tridimensionali.
    Nel complesso un buon film, dove Scorsese si diverte e dove celebra la settima arte ed un po’ anche se stesso, dove è la storia e non gli attori ad essere protagonisti.

  8. Stefano Chiesa scrive:

    Meno male che c’e’ Martin Scorsese mi verrebbe da dire a caldo dopo aver visto questo film.
    Si perche’ il regista americano e’ uno dei pochi dotati sia di una amore sconfinato per la settima arte sia di una cura filologica nel non disperdere i pezzi della storia del cinema.
    In questo caso George Melies (interpretato molto efficacemente da Ben Kingsley) e il suo cinema dei primordi, fatto, come ben dice lui nel film, di trucchi e di magie, piu’ che di tecnica e precisione.
    Hugo Cabret riprende questo tema e lo amplifica per le due ore di durata della pellicola: siamo immersi in un mondo fantastico fatto di sorprese, meraviglie, nel quale un avventura poteva ancora nascere dalle pagine di un libro o da una sala cinematografica.
    Come amante passionale del cinema il film a me e’ piaciuto molto e oso dire che sintetizza perfettamente l’essenza stessa del cinema, un distillato puro e luccicante di quel “sense of wonder” che troppe volte si e’ perso negli anni successivi.
    Confesso che nella scena della proiezione del viaggio sulla luna in casa Melies una lacrimuccia di commozione ha solcato il mio viso.
    E mi e’ piaciuta molto una delle frasi del film… “Cosa aspetta l’automa ? Aspetta di funzionare. Aspetta di fare le cose che deve fare”.
    E’ un bell’augurio per tutti noi.

  9. Annafranca Geusa scrive:

    Martin Scorsese rende omaggio al cinema nel migliore dei modi, con la fantasia e la bellezza, sottolineando il cinema come, soprattutto, espressione dell’irreale e dei sogni! E lo fa in un contorno di una bellezza strepitosa, la Parigi più magica e l’ambiente più nostalgico, la stazione, e un 3D che ammalia facendoci entrare negli ingranaggi e facendo provare le vertigini e le sensazioni dei primi spettatori. L’automa e la macchina da presa sono messaggeri dell’inconscio, e il desiderio di sistemare le macchine quello, forse, di rimettere a posto le vite perdutesi nella realtà. Il cameo di Scorsese, sé stesso immerso nella magia di Méliès, dirigendola.

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