Mercoledì 18 aprile gli Amici del Cinema sono andati a vedere Diaz al Cinema Apollo. Questo è lo spazio dedicato ai vostri commenti, osservazioni, critiche su questo film.
Dati tecnici:
Regia: Daniele Vicari
Con: Con Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano
Durata: 120 minuti
Trama: Luca è un giornalista della Gazzetta di Bologna (giornale di centro destra) che il 20 luglio 2001 decide di andare a vedere di persona cosa sta accadendo a Genova dove, in seguito agli scontri per il G8, un ragazzo, Carlo Guliani, è stato ucciso. Alma è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri e ora, insieme a Marco (organizzatore del Social Forum) è alla ricerca dei dispersi. Nick è un manager francese giunto a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George. Anselmo è un anziano militante della CGIL che ha preso parte al corteo pacifico contro il G8. Bea e Ralf sono di passaggio ma cercano un luogo presso cui dormire prima di ripartire. Max è vicequestore aggiunto e, nel corso della giornata, ha già preso la decisione di non partecipare a una carica al fine di evitare una strage di pacifici manifestanti. Tutti costoro e molti altri si troveranno la notte del 21 luglio all’interno della scuola Diaz dove la polizia scatenerà l’inferno.
Ottima regia, bel film, c’era molta violenza, realistica ed essenziale, un pugno nello stomaco, ma ci voleva, perché i fatti erano molto gravi; che si sappia e non si dimentichi. È vero che c’erano già molte pubblicazioni sull’argomento, Raitre ha trasmesso recentemente il film Black block, se vai su http://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_G8_di_Genova trovi una lunga lista di libri, film, trasmissioni TV (Lucarelli…), canzoni (fece polemica una di Cristicchi); il sottotitolo del film “non lavate questo sangue” è il titolo di un libro di Concita De Gregorio di 10 anni fa. Però la fiction ben fatta arriva al grande pubblico, colpisce al cuore, resta impressa. E suscita polemiche e discussioni.
Grave sospensione dei diritti civili, è scritto, ma a me fa pensare anche sospensione del senso di umanità, della pietas. Certo ci sono le volontà e gli ordini dei comandi alti della polizia e della politica (Fini era a Genova, sembra nei locali dove si riunivano i dirigenti di carabinieri e polizia, Castelli era a Bolzaneto…). Ma nessuno ha ordinato di dare quella manganellata, quel calcio in più; c’era l’indicazione o il suggerimento che si poteva fare, che l’impunità e la protezione erano garantite, ma mi inquieta che tanti hanno voluto infierire, non il primo colpo, ma il secondo e il terzo, ormai inutile, solo per astio, disprezzo, vendetta, desiderio di far male. Che fine ha fatto l’habeas corpus (integrum)? e il falso mito degli Italiani brava gente? Certo i poliziotti erano esasperati e stanchi dopo giorni così difficili, ma così a freddo, e poi nella caserma, luogo che dovrebbe essere di sicurezza, mi preoccupa quello che possono avere dentro che li spinge a tanta crudeltà inutile, visto che poi sono le persone incaricate di proteggerci e aiutarci. Per fortuna, se ne parla ancora dopo dieci anni perché vuol dire che è stato un evento raro, un’eccezione, e fa impressione anche per questo.
Certamente un film molto interessante, ben girato… molto belle le immagini sgranate e nell’ombra, la bottiglietta che vola in aria, cade a terra… et voilà, cambio scena!
Decisamente forti alcune scene…
Film oppure documentario…?
Un bellissimo film. Secondo me capace di denunciare una situazione drammatica senza invischiarsi in sterili polemiche politiche, e con una grande forza cinematografica. Vicari secondo me è stato un maestro, anche nell’approfondire alcuni personaggi senza mai rinunciare ad una coralità che pervade tutto il film e che non lascia emergere “protagonisti”.
Una nota di colore: all’uscita del film le questure hanno ricevuto una nota in cui si invitava tutto il personale a non rilasciare dichiarazioni e commenti “in relazioni a film sulla storia recente”. Cito a memoria, quindi la forma potrebbe essere errata, ma il significato è chiarissimo.
Quanto sangue c’e’ in questo film. Sangue sui visi, sulle mani, sui pavimenti, sui muri, una macchia bruna che si espande nei cuori e nelle coscienze di chi guarda questo film.
E’ lo stesso sangue, come cita una parte del titolo della pellicola, che non dovrà essere pulito per rimanere a memoria imperitura di tutte le violazioni che sono avvenute nella terribile notte del 21 Luglio 2001.
Le immagini di “Diaz” posseggono una insostenibile forza, guardare la lunga scena del pestaggio ha messo davvero a dura prova le mie forze emotive, ho resistito a stento a scoppiare in un pianto liberatorio, lo stesso che provi quando la rabbia per una violenza cosi’ insansata e senza controllo supera ogni limite.
Sono rimasto invece ammirato dalle qualità cinematografiche della regia e della sceneggiatura, che mescola sapientemente tante storie destrutturandole in una struttura temporale non lineare (pochi film italiani a mia memoria utilizzano questo puzzle tra passato e presente).
Belle anche le immagini con quella porosità che ho trovato molto adatta per rendere materiale la mancanza di nitidezza delle vicende e il black-out delle coscienze.
Due parole sul finale: l’avanzare lento nel carcere di Voghera dei giovani arrestrati mi ha ricordato un po’ il Quarto Stato. Li’ pero’ le persone sembravano inarrestabili e ben consci del loro potere, qui invece ho visto una generazione sopraffata e sconfitta.
Un po’ come me alla fine della proiezione.
Un film italiano che ricordo che gioca allo stesso modo con le sequenze temporali è “Ruggine” di Danielel Gaglianone, forse il primo film visto con Amici del Cinema quest’anno.
Tra i vari articoli usciti su Diaz segnalo questo (http://www.cadoinpiedi.it/2012/04/19/il_film_diaz_e_liceberg_della_democrazia.html) scritto da uno che quella sera era presente e sul quale concordo al 100%.
Io non l’ho visto e come è giusto gli assenti hanno sempre torto, ma quella frase strillata sul manifesto usata come lancio pubblicitario senza alcuna remora e a cui – per oscuri motivi – è stato proibito replicare mi è proprio rimasta indigesta “La più grave sospensione dei diritti in un paese democratico dalla seconda guerra mondiale”..ma Amnesty International in che mondo vive? Se ci sono state migliaia di situazioni simili, non dico in Europa, ma anche in Italia…sanza andar troppo lontano, nel 68 francese cosa succedeva? In Germania come si è sconfitto la RAF ? Non sono stati sospesi i diritti con le grandi retate nei centri sociali ? E in Italia negli anni 70 come si viveva nelle fabbriche? quanti sindacalisti sono stati fatti fuori perchè non favorivano le BR (Guido Rossa a Genova per esempio)? E in materia di odio razziale Amnesty ha mai sentito parlare dell’assedio di Sarajevo? Forse se chiedono al tennista serbo Djokovic qualcosa capiscono..o anche ai calciatori serbi o croati che dagli anni 90 son venuti a giocare qui…si vede che gli è sfuggito…proprio oggi è iniziato il processo per il martirio di Srebrenica 8000 persone inermi dai 14 ai 65 anni sono state uccise solo perchè musulmane non appena i caschi blu europei sono andati via da una regione europea (Bosnia, ex jugoslavia) nel 1995 (ampiamente dopo la Seconda Guerra Mondiale direi) http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1046224/laja-iniziato-processo-a-mladic.shtml Di sicuro mi sfuggono moltissimi altri esempi.. forse quella scritta è stata un po’ troppo ideologica e la storia forse non è proprio come viene raccontata in quel film, che sarà bello sicuramente, ma che è anche il frutto di una visione se non fantasiosa perlomeno parziale di quello che è successo nel 2001 a Genova..
Niente da ridire sulle considerazioni circa l’affermazione di Amnesty: anche secondo me hanno un po’ calcato la mano! Mi fa invece abbastanza specie che tu, senza aver nemmeno visto il film, possa ritenere che la storia sia frutto di una “visione se non fantasiosa perlomeno parziale” dei fatti di Genova. Su cosa basi questa affermazione, ti sei letto la sceneggiatura?
Ciao!
Il 21 Luglio del 2001 tra le 22 e mezzanotte all’interno di uno Stato democratico i diritti umani son stati calpestati, umiliati e massacrati….quella notte alla Scuola Diaz verrà ricordata per sempre come la Macelleria messicana (termine usato dal vicequestore Michelangelo Fournier).
Diaz parla dei giorni che hanno preceduto quell’evento, parla di una maledetta bottiglia di vetro lanciata contro una pattuglia della polizia….una bottiglia vista da diverse angolazioni ma che ha portato a un’unica conseguenza…..
Tralasciando gli aspetti politico-ideologici quello che colpisce di Diaz è proprio il taglio cinematografico….il talento di Daniele Vicari intravisto in Velocità Massima (la sua opera d’esordio) e ancora inespresso nei due film a seguire qui esplode….Diaz è come fosse la sua laurea in regia.
Fin dalla prima scena con questi vetri che si ricompongo capiamo che ci troviamo di fronte a un bel film girato da uno con due palle così.
Da un punto di vista narrativo ricorda l’impianto che Gus Van Sant fece con Elephant dove la tragedia è vissuta dalle diverse angolazioni dei suoi protagonisti.
La voglia di narrare i fatti del giornalista di destra interpretato da Elio Germano, il senso del dovere e il successivo smarrimento del poliziotto Claudio Santamaria, la saggezza del pensionato Renato Scarpa e le tante storie di quei ragazzi torturati sia fisicamente che psicologicamente senza un apparente motivo.
Vicari è bravissimo a rappresentare la tanta violenza presente nel film con fermezza senza gratuiticità.
Onestamente la potenza delle immagini di Diaz mi hanno levato le parole per poter fare una giusta recensione.
L’unica cosa che mi sento di dire è che Diaz è un grande film che va visto, vissuto e metabolizzato e poi finito il film fare come il sottoscritto….in silenzio, occhi umidi e capo chino per una pagina di storia che sembra uscire dal Cile di Pinochet e invece….
Voto 9