Cosmopolis

Capolavoro o noia? Mercoledì 30 maggio l’ultima uscita di Amici del Cinema ci ha portato a vedere un film molto discusso all’uscita. Come di consueto in questa pagina potrete esternare tutto il vostro entusiasmo o il vostro disappunto per quest’ultima fatica di Cronenberg.

Dati tecnici :

Regia: David Cronenberg

Attori Principali: Robert Pattinson, Samantha Morton, Paul Giamatti, Juliette Binoche

Durata: 108 minuti

Trama:

New York è una città in subbuglio, l’era del capitalismo si avvicina alla conclusione. Eric Packer, un “golden boy” dell’alta finanza, entra in una limousine bianca. Mentre la visita del presidente degli Stati Uniti paralizza Manhattan, Eric Packer ha un’unica ossessione: farsi tagliare i capelli dal suo barbiere, che si trova dall’altra parte della città. Durante la giornata, il caos esplode e Packer osserva impotente il crollo del suo impero. Inoltre, è sicuro che qualcuno voglia assassinarlo. Quando? Dove? Saranno le 24 ore più importanti della sua vita.”

Trailer del film

Questa voce e' stata pubblicata in Film e contrassegnata con , .
  1. Ugo Besson scrive:

    Il film mi attirava soprattutto per De Lillo, avevo da poco iniziato a leggere un suo romanzo, Mao II, che sostava da tempo nella mia libreria accanto ad un altro, Underworld, troppo ponderoso con le sue 850 pagine. Mi immaginavo la rappresentazione visionaria di un’America in un futuro possibile o temuto, con la crisi del capitalismo iper finanziarizzato e lo sconvolgimento dei rapporti sociali e internazionali. Non mi sono annoiato, né ho avuto la sensazione di perdere tempo (forse anche perché non avevo un’agenda fitta e impegnativa come quella di Marco…). Vista l’autorevolezza dello scrittore e del regista, guardavo con attenzione ed interesse come uno studente diligente, rimanevo concentrato e fiducioso in attesa del momento di ricomposizione di significati e connessioni,di retroilluminazioni, ma il puzzle non si componeva, seguivano scene che mi sembravano non avere senso (l’uccisione della guardia del corpo…), rimanevano spezzoni di dialoghi e scene alla ricerca di un film, le cose sembravano non avere senso, ma forse anche questo ci vuol dire l’autore. Preso da eccesso di zelo, ho comprato il libro, come ebook per risparmiare e per averlo subito. L’ho solo scorso leggendo qua e là, il film sembra in effetti essergli fedele, anche se vi sono riferimenti a scene esterne di New York che il regista poteva sfruttare e arricchire per fare una trasposizione più filmica; inoltre l’assassino Benno compare già due volte prima della scena finale con capitoletti intitolati “Confessioni di Benno Levin”, in cui peraltro racconta di avere ucciso qualcuno (Eric?) “è morto, letteralmente, l’ho girato sulla schiena per guardarlo in faccia… ho premuto il grilletto e l’ho visto cadere”. Boh. Sarà che De Lillo è considerato autore della letteratura post-moderna e io sono solo moderno. Diceva qualcuno: scrivi qualcosa di oscuro e molti penseranno che sei profondo… Ma non sempre oscuro significa profondo come strano non vuol dire originale.

    • Cristina Bellosio scrive:

      Condivido appieno il concetto “oscuro” non significa “profondo”….sebbene sia amante della poesia ermetica…

      • Marco Morrone scrive:

        In questo caso trattavasi di poesia emetica (a volta una piccola lettera può fare una grande differenza) ;-)

  2. Manuela Geri scrive:

    Qualcosa mi diceva che questo film NON era da vedere, e ringrazio l’impegno contestuale e irrinunciabile che avevo per avermi fatto perdere quest capolavoro di noia, a quanto leggo! MARCO MORRONE, mi fai morire dal ridere, grazie! Userò i tuoi commenti ai film quando sarò giù di morale!!! E visto che sono sempre (stata) d’accordo con te, ti “userò” sempre come mio consigliere/critico affidabile!

    • Marco Morrone scrive:

      Grazie, troppo buona (a breve fonderò il mio Fan for Fun Club) :D

  3. Stefano Chiesa scrive:

    Penso di essere l’unico uscito dalla sala 100 del cinema Anteo abbastanza soddisfatto dal film di Cronenberg.
    Ammetto che e’ un opera molto ardua e impegnativa e che, sfidando il dileggio pubblico, io la vedrei una seconda volta per approfondire i diversi temi affrontati dal regista canadese.

    Separerei pero’ il giudizio nettamente tra sceneggiatura/libro e resa filmica/direzione.

    La prosa di Don DeLillo (autore del libro originale) a me e’ piaciuta molto, l’autore newyorkese frulla in un unico denso composto temi come la politica, l’economia, la religione, l’alienazione sociale che versa negli innumerevoli dialoghi che formano il tessuto nervoso di quest’opera.
    Non ammettero’ certo di aver capito tutto, ma sono rimasto comunque affascinato dall’ipnoticità di certi discorsi che in bocca ai diversi personaggi del romanzo ci dipingono un mondo ormai dissoluto, un apocalittico conto alla rovescia verso l’estinzione dei sentimenti e dei valori umani.
    E sopratutto il dialogo finale, che in sala ha generato le risate piu’ imbarazzate, non mi e’ dispiaciuto contrapponendo due personaggi cosi’ uguali (prescindendo dalla famosa “prostata asimettrica”) da risultare impossibile una loro esistenza nello stesso mondo (e infatti Giamatti e il suo “fungo” vogliono uccidere Pattinson cosi’ fortemente).
    Il modo cosi’ sfrontato di De Lillo di scrivere mi ha ricordato quello dello scrittore Warren Ellis nel suo fumetto “Transmetropolitan” (http://it.wikipedia.org/wiki/Transmetropolitan), una odissea distopica in un futuro dove i valori comuni sono completamente ribaltati.

    La regia di Cronenberg mi ha lasciato invece un po’ freddino. Ottima capacità e virtuosismi di controcampi e movimenti di macchina all’interno della limousine (unica realtà esistente per il finanziere Eric Packer).
    Mi sarei pero’ aspettato un maggiore coraggio nel modificare il testo originale di DeLillo, magari anche tradendo alcune parti, e invece il regista canadese e’ rimasto molto fedele all’impostazione del libro.

    Un compitino di alta classe, ma che non lascia indelebile il marchio di fabbrica di David Cronenberg.

    • Marco Morrone scrive:

      Dunque vuoi rivederlo? Ti ammiro moltissimo…. fossi in te, però, aspetterei qualche mesetto, quando sarà il momento del “Director’s cut”. Sarà una felice occasione in cui potremo vendicarci per tutte le sòle che ci ha tirato di tanto in tanto il buon Cronenberg – personalmente porterò ascia, rasoio, sega a nastro e cesoie da giardino , a voi la scelta dell’arma da “taglio”… :-)

  4. Vito Capozzo scrive:

    Il mio è un giudizio negativo, mi sono annoiato
    Non mi sembrava un’opera da presentare a Cannes.
    Dopo: “The tree of life”. “Bastardi senza gloria”, anche questo”Cosmolpolis” lo definisco una “CAGATA PAZZASCA”.

  5. Cristina Bellosio scrive:

    Se c’è una cosa che non ho amato di questo film sono i dialoghi, il fiume di parole deliranti e insulse pronunciate dai protagonisti ; il risultato è un’accozzaglia di pretenziosi concetti filosofici accostati gli uni agli altri senza coerenza. Non ho letto il libro da cui è tratto il film, ma se è vero che, come ha affermato il regista, la sceneggiatura è molto fedele, sono ben contenta di non averlo fatto.
    Non basta mettere sul piatto grandi temi ( la crisi del capitalismo, le proteste no global, l’incomunicabilità tra mondi diversi…) per costruire un buon film. Questa pellicola è un esercizio intellettuale che non emoziona e non coinvolge…proprio come il corpo e il volto del protagonista, totalmente privi di espressività…

  6. Marco Morrone scrive:

    Questo film ha rivestito per me un significato particolarmente profondo,in quanto mi ha fatto prendere drammaticamente coscienza del lento trascorrere del tempo: 105 lunghissimi minuti trascorsi a guardare le lancette dell’orologio, buttando ogni tanto l’occhio sullo schermo e cercando di ignorare l’interminabile sequenza di sublimi idiozie nonsense e sconcertanti banalità che provenivano dagli altoparlanti!

    105 minuti! Ma quante cose più divertenti e stimolanti avrei potuto fare in quei 105 minuti, che so:
    - cimentarmi in una gara di rafting controcorrente con tecnica salmonata mista
    - partecipare ad una sessione di bungee jumping senza elastico sullo scenografico viadotto Poggettone nel tratto appenninico della A1
    - tuffarmi in retromarcia, bendato e senza racchette nel canalone di Madesimo in una giornata di bufera di neve
    - celebrare il 2311 anniversario della nascita di Attilio Regolo rotolando in una botte di chiodi dalla sommità del Monte Stella
    - salire sul palco del raduno leghista di Pontida, travestito da immigrato clandestino, per sensibilizzare il popolo padano sulla fame nel Corno d’Africa
    - andare allo zoo comunale per vedere come stanno le bestie feroci e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone, e di nascosto vedere l’effetto che fa.

    Nonostante questo ventaglio incredibilmente vasto di opportunità alternative, ho scelto di partecipare a questo rito catartico, che si segnala essenzialmente per:
    - la paresi facciale di Pattinson, che riesce a muovere leggermente l’arcata sopraccigliare e un angolo della bocca solo durante la visita proctologica (l’unica scena che evidentemente lo coinvolgeva emotivamente)
    - l’assoluta inespressività di Sarah Gadon, ingiustamente scartata dai provini per interpretare Natolia nella gag dei Bulgari di Aldo Giovanni e Giacomo (“Rabbrividiamo”)
    - lo charme di Paul Giamatti, bello zozzo e sudaticcio come piace a me, con tanto di salvietta da bidè avvolta in testa a guisa di turbante, mentre prende dolorosamente coscienza di non aver mai pronunciato la parola “montone” in vita sua
    - la profonda analisi economica sul topo (o forse volevano dire la topa?) come moneta universale che fa girare il mondo (e tira più di un carro di buoi)

    Che altro aggiungere? Adattando una celebre battuta del film “Invito a cena con delitto”, possiamo concludere che certi film “sono come calta igienica vetlata, dopo un po’ illita!”

    Alla prossima (che può sembrare una minaccia, ma vi assicuro che non lo è!)

  7. Elena Costa scrive:

    Oggi ho visto COSMOPOLIS regia di David Cronenberg tratto dall’omonimo romanzo di Dan De Lillo con Robert Pattinson. Qui va fatta una premessa: chi va a vedere Cronenberg sa che è Cronenberg, chi sceglie De Lillo sa chi è e come scrive…quindi non ci si può stupire di trovarsi in un film iper cybernetico, iper filosofico, iper intellettuale! Un giovane miliardario inquieto, una mattina lascia il suo attico, sale in limousine e dice all’autista di portarlo dall’altra parte di Manhattan per tagliarsi i capelli. Inizia un’odissea che vi lascio scoprire, una specie di Ulysse di Joyce che si svolge tutto in una giornata, tutto dialogo e simboli da interpretare, con argomenti serissimi: denaro, capitalismo, immortalità e tempo, ma anche sesso e relazioni. Molta carne al fuoco, moltissimi input e messaggi, un film da intenditori e amanti di questo genere, sicuramente molto molto duro e pesante a tratti…qua e là qualche risata sarcastica e amara….Vi consiglio vivamente di non andarci di sera e dopo una giornata di lavoro….vi addormentereste dopo dieci minuti….Detto questo…Io adoro CRONENBERG e per me è un capolavoro nel suo genere.

    • Cristina Ruggieri scrive:

      Elena, non mi ha stupito che fosse un film filosofico. Piuttosto che la filosofia espressa fosse da quattro soldi.

  8. Cristina Ruggieri scrive:

    Lo spunto di partenza di Cosmopolis è affascinante: ci racconta un giorno della vita del giovanissimo protagonista, diventato miliardario grazie un software che gli permette di prevedere l’andamento dei parametri che governano il mondo. La sensazione di potenza che il denaro gli dà è controbilanciata dal bisogno di tenere tutto sotto controllo, comprese le emozioni, i sentimenti, il piacere.
    Anche la regia di Cronenberg ha elementi interessanti: la claustrofobia delle riprese nella limousine, resa dai grandangoli, che riflette il quasi autismo del protagonista, i colori che richiamano Pollock e Rotko, citati esplicitamente nei titoli di testa e di coda, certe visioni di New York algide o apocalittiche.
    Nonostante questo i dialoghi sono di una banalità sconcertante: i personaggi affermano come verità filosofiche frasi da biscotto della fortuna dell’anno 2100. Si ha l’impressione che Cronenberg rivesta di un’aura pseudo intellettuale una sceneggiatura senza spessore. Il risultato, nonostante lo spunto iniziale è di una noia mortale. E così la cosa migliore del film restano pollock e rotko. E per chi ha meno di trentanni, naturalmente, Pattinson.

Lascia un Commento