LA SCENA CULT 3: l’esame di medicina di LA MEGLIO GIOVENTU’

La scena

 

“Lasci questo Paese. L’Italia è un Paese da distruggere. Un posto bello e inutile, destinato a morire”: più che profetiche le parole che il professore di patologia (un bravissimo Mario Schiano, nella vita sassofonista e saltuariamente attore, scomparso nel 2008) rivolge al giovane Nicola Carati (Luigi Lo Cascio), studente di medicina negli anni ’70 e futuro psichiatra, tra i protaginisti di La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana (2003).

 

Perché l’abbiamo scelta

Perché per noi che siamo ancora qui quelle parole suonano pesanti. E forse oggi, a dieci anni di distanza dal film e a 40 dal periodo in cui si svolge la scena, meritano un’ulteriore riflessione.

 

 

 

 

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  1. Davide Righini scrive:

    Chiunque si sia trovato davanti ad un professore universitario si riconosce nel giovane studente e (purtroppo) riconosce il parassita della società, il professore-cariatide che abusa della propria posizione (peraltro pagato dai soldi pubblici) che allontana dall’ Italia i migliori studenti perchè le cattedre devono restare “cosa loro”. E appena ci si permette di chiedere conto della loro inefficienza (io personalmente ho visto ben pochi professori di ruolo interrogare e ancor meno tenere lezioni…gli assistenti frustrati e sottopagati a che servono sennò?), appena ci si permette di toccarli nel portafoglio, ecco che berciano sui giornali che è in corso un attacco ai diritti degli studenti (ipocrisia massima, dato che a questi qui degli studenti non è mai fregato niente).

    • Ugo Besson scrive:

      eh non esageriamo, e non generalizziamo troppo, ci sono certo molti casi di inefficienza, menefreghismo, nepotismo, favoritismi, ma potrei testimoniare di molti professori impegnati e bravi, che non sono “parassiti” ma contribuiscono a fare cultura e formare i giovani, e anche hanno a cuore gli studenti. Da alcuni anni ogni studente dà una valutazione anonima sui professori dei corsi cui è iscritto, e in genere sono molto positive (almeno nelle facoltà di scienze, che conosco).

      • Davide Righini scrive:

        Purtroppo la mia esperienza riguarda le facoltà umanistiche…giurisprudenza alla Statale tanto per non fare nomi, dove posso citare un esempio contrario, cioè un professore di una materia fondamentale (cui non potevi scappare se il tuo cognome era compreso tra la O-Z) che non mollava la cattedra evidentemente non avendo altri incarichi remunerativi. Riteneva tutti coloro che gli capitavano non idonei (e quando dico tutti intendo tutti) così da provocare anche un suicidio di un ragazzo che non riusciva a laurearsi proprio per lo scoglio di quest’uomo. In Facoltà per capire che succedesse mandarono in incognito dei ricercatori dell’università di Pavia a sotenere l’esame; esito negativo pure per questi. Da allora presero (bontà loro) dei provvedimenti…non poteva più dare voti ma faceva solo l’ultima domanda (quella per la lode o per l’arrivederci alla sessione successiva). Però di solito a giurisprudenza i professori usano il titolo per lavorare quindi forse la situazione è più tesa rispetto ad altre facoltà….recentemente ho parlato con un professore di architettura e mi ha colpito la sua vivacità intellettuale e il suo rapporto con gli allievi, cosa che nella facoltà di legge (di vent’anni fa) ti potevi tranquillamente sognare, se non eri figlio di un amico del prof. Comunque la normalità era come da spezzone del film…arroganza mista a disprezzo…rari gli esempi positivi, che stavolta cito: il Prof. Fausto Pocar (con cui riuscii a fare l’esame nell’ultima sessione, prima che andasse alla Corte Penale Internazionale ) di diritto internazionale…persona squisitissima..Forse ho esagerato, ma non credo di tanto (almeno nel mio ambito) :-) )

  2. Vito Capozzo scrive:

    Trovo che la meglio gioventù sia uno dei miglio film di questi ultimi anni e questa scena sia purtoppo attualissima.

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