Tutti i rumori del mare

La ripresa delle uscite Amicinema dopo le vacanze ha visto come protagonista “Tutti i rumori del mare”.

Riprendiamo quindi la buona abitudine di discutere in questo spazio sul film, esprimendo in piena libertà i nostri pareri, opinioni, emozioni.

 

Dati Tecnici

 

Regia: Federico Brugia

Con : Sebastiano Filocamo, Benn Northover, Rocco Siffredi, Mimmo Craig, Orsi Tóth

Genere: Thriller

Durata: 95 minuti

 

Trama: X è un uomo senza identità che ha deciso di sparire dal mondo, di non avere nome nè casa. Lavora per un’organizzazione criminale per cui trasporta cose e persone. Nel viaggio che seguiamo sta portando una ragazza, Nora, da Budapest all’Italia per farla entrare nel mondo della prostituzione d’alto bordo. Quando si viene a scoprire che è stata presa la ragazza sbagliata, in un primo momento gli viene ordinato di abbandonarla, in un secondo di ucciderla, in caso contrario l’organizzazione dovrà eliminare anche X.

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  1. …e poi il “rumore”, l’elemento di disturbo con l’inchiostro delle foto in bianco e nero che esplode o sbiadisce o cola sulle scene….l’ho trovato molto particolare!

  2. Ho trovato il film molto intenso, complice probabilmente un uso della fotografia che a me piace, anche se ricorda…altro!
    La storia è stata forse chiusa frettolosamente e in maniera un pò scontata: errore perdonabile a mio avviso a chi ha lavorato solo con i corti fino ad ora. Per scontata non intendo banale… Intendo dire che ha relegato al finale la chiave di tutto con l’unico respiro del film che è un happyend salvifico delle anime …i “cattivi” finiscono per essere “giustiziati” (arrestati o ammazzati), la ragazza ritrova un brandello della famiglia, il protagonista si concede l’umanità di una vita semplice…

  3. Vito Capozzo scrive:

    Sinceramente il film mi ha un pò annoiato, certo si vede che il regista viene dal mondo della pubblicità, le immagini sono molto accurate, ma caro Brugia questo non basta per fare un buon film, troppe scene ripetitive, la sigaretta che si consuma, la sveglia che alle 6,59 suona e lui è già sveglio, poi me lo metti a meditare in mutande e canottiera sulla tazza del water…………
    L’unica cosa che ho apprezzato è il cameo di Mimmo Craig e lì ringrazio il regista, perché come altri suoi colleghi (Ferzan Ozpeteck con Massimo Girotti e Anna Proclemer, Marina Spada con Raffaele Pisu), ci ha dato la possibilità di ammirare ancora questi grandi attori.
    Almeno nel film: “Una vita tranquilla” con la regia di Cupellini, il protagonista (uno straordinario Toni Servillo) fugge da un passato di violenza e si ricostruisce una nuova identità e si crea un’altra famiglia, però almeno parla, s’arrabbia, cucina, ama e sacramenta pure in tedesco, la narrazione risulta più vivace e non a rischio abbiocco. Auguro comunque a Brugia di avere ancora altre possibilità di esprimersi sul grande schermo.

  4. Stefano Chiesa scrive:

    Questo il commento di Francesco Rizzo, che ha visto il film con gli Amicinema, pubblicato sul suo interessante blog “Treni nella notte”: http://treninellanotte.blogspot.it/2012/08/tutti-i-rumori-del-mare-di-federico.html

  5. Davide Righini scrive:

    A voler essere benevoli diciamo che il regista ha studiato; ha fatto “i compiti a casa” (usando una metafora che tanto piace al nostro “innominato” presidente del consiglio) ma non è bastato…non c’erano tanti soldi e quindi si gira nelle camere d’hotel o prevalentemente in interni? Ok, nessun problema…si mette il filtro alla macchina da presa così da regalarci una Budapest spettrale assolutamente lontana dal vero (posso assicurarlo avendola vista splendida poche settimane fa)? Ci può stare, dato che l’ambiente esterno deve rispecchiare lo squallore dei personaggi….Però come giustificare la banalità dei dialoghi, la trama tratta scopiazzata da chissà quanti film (e, aggiungerei, telefilm), l’assoluta mancanza di ritmo….questi sono lacune gravi, che non dipendono da altri che dal regista…
    Annoiare il pubblico pagante (pur non toccando le inarrivabili vette della figlia di Coppola con l’arrogante “Somewhere” indegno vincitore giusto due anni fa di Venezia) è gravissimo. Gli attori sono bravi e motivati e probabilmente servirà loro per farsi notare sul mercato cinematografico italiano, che evidentemente è molto esterofilo…le ragazze dell’est europa hanno in pratica in mano le parti “sofferenti” nel nostro cinema, per i ruoli brillanti invece siamo a posto con le italiane ! il cameo di Rocco Siffredi e le canzoni di Malika Ayane a cosa servono? Forse ad attirare maggiormente l’attenzione mediatica sul film che appare un po’ fiacco? Vorrei sbagliarmi ma mi paiono mezzucci…La storia (risaputissima sin dalle prime inquadrature) poteva essere trattata molto meglio…i dialoghi assenti o banali non aiutano…. Pare che l’autore venga dalla pubblicità…forse dà il meglio di sè in poche inquadrature, di certo il respiro del film è un’altra cosa. Una considerazione poi: Il mare richiamato dal titolo e l’Ungheria (dove il film è stato praticamente tutto girato) non hanno molto da spartire…ma forse chiedere la logica ai produttori esecutivi è un po’ troppo…ci dobbiamo accontentare che non ci abbiano messo la parola “Amore”.

    • Annafranca Geusa scrive:

      Ad essere pignoli il mare è quello dove lui è “sparito” per diventare il signor X (lo spiega quando mostra la moglie e il complice) e i rumori forse il richiamo all’esistenza che lì, nel mare, era stata cancellata.

      • Davide Righini scrive:

        Vero…mi era sfuggita questa connessione…probabile che sia così…e devo dire che è molto acuta, forse troppo direi, rispetto al tenore del film dove tutto era abbastanza scontato e semplificato…

  6. Annafranca Geusa scrive:

    La scontata misura di quanto un film lento come “Tutti i rumori del mare” sia interessante o meno è la noia. Ebbene il film di Brugia non mi ha assolutamente annoiato cogliendo di tanto in tanto sprazzi di cupa e minimalista poesia, trovate interessanti e una trama un po’ esile, un po’ scontata ma comunque toccante.
    Seppur già dalla prima lettura della trama il richiamo a “Le conseguenze dell’amore” di Sorrentino era forte e troppo evocativo, così come lo è stato il modo di recitare e il monologo esplicativo, alla fine qui l’amore rimane nell’esperienza del passato sepolto, sopita ma sempre presente e il tema è il recupero della coscienza e il riappropriarsi di se stessi, tema forse un po’ banale, soprattutto nella catarsi finale, che lascia comunque a Sorrentino il ruolo di maestro.
    La fotografia grigia, sabbiosa ed evanescente, tra sprazzi di cielo e alberi stilizzati (a parte le eccessive “macchie”) e lo squallore di paesaggi cittadini, sapientemente dosata, dà la giusta impronta cupa e melanconica al film e accompagna bene le ombre dei personaggi. Qualche trovata registica, fine a se stessa ma stilisticamente interessante, come l’interpretazione della Ayane nella tv, dà un accenno di originalità del regista lasciando trasparire la sua propensione ai videoclip che non guasta come un tentativo di novità.
    Nel complesso il film mi è piaciuto seppur sia evidente un certo strafare e un po’ di confusione da opera prima non geniale ma apprezzabile.

  7. Francesca Felicini scrive:

    Arrivati a settembre, classifico senz’altro l’opera prima di un regista che sicuramente deve ancora dare il meglio di sé negli spot pubblicitari come uno dei film più “brutti” della stagione: sin dalle prime inquadrature si è ahimé fuorviati e per un attimo ci ricordiamo troppo del magnifico Servillo/Titta Di Girolamo in “Le conseguenze dell’amore”. Per fortuna poi la sciatteria, l’affastellarsi di cliché, i tempi e le inquadrature esasperatamente lunghi, la superficialità, la dozzinalità e la prevedibilità dei personaggi e della trama (se trama voleva essere) lasciano intatti altre straordinarie prove del notro cinema. Quando poi, nell’ultima scena, cogliamo pure una citazione rubata assolutamente gratuita e direi blasfema da “L’uomo del fiore in bocca” di Pirandello, beh…come direbbe un critico, ma anche no.

  8. Elena Costa scrive:

    In un mondo grigio perla circondato da musica e da una bellissima fotografia si svolge la vicenda di un uomo senza identità che lavora per un’organizzazione criminale trasportando cose e persone. Un errore cambia la sua vita e quella dei vari personaggi, come narcotizzati dall’esistenza, dove a stento si distinguono le emozioni vere dalla realtà. Ecco allora un film porno sul computer mentre l’amore è vissuto con rabbia, pudismo e incomprensione. Ecco il metodo ripetitivo di pranzi e serate che sanno di chirurgia e sedano ogni ansia. Ecco il tentativo di autoconvinzione a questo essere apolide sentimentale, ma nascondendo nella carta da parati le fotografie delle persone care.
    Un film interessante ma molto lento e che non dice nulla di nuovo, sebbene lo dica bene e in forma estetica speciale. Non si può scappare dalla vita, tanto più dai sentimenti, felici o dolorosi che siano, prima o poi un tassello del destino viene e ci scombussola, riportandoci alla luce, al respiro e al rumore del mare. Un film che si vede quasi in apnea, probabilmente voluto, come lo sono i personaggi.

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