Questo e’ lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “E’ stato il figlio”.
Dati Tecnici
Regia: Daniele Ciprì
Con: Toni Servillo, Giselda Volodi, Fabrizio Falco e Aurora Quattrocchi.
Durata: 90 min
Trama del film
“La famiglia Ciraulo vive poveramente nel quartiere Zen di Palermo. Però davanti all’uscio di casa tiene parcheggiata una Mercedes fiammante, acquistata con il risarcimento che i Ciraulo hanno percepito in seguito alla morte della figlia Serenella, capitata per caso in mezzo a una sparatoria tra mafiosi. La Mercedes diventerà per i Ciraulo più che il simbolo della ricchezza, il simbolo della Miseria della Ricchezza, strumento di sconfitta e di rovina.”
Ho ripensato a questo film dopo averlo lasciato decantare un po’ dopo la visione alla Mostra del Cinema di Venezia.
Ammetto che ci sia il forte rischio che l’interpretazione del magnifico Toni Servillo, così magicamente al limite tra il kitsch e il grottesco, sovrasti tutto il resto della pellicola.
E anche che affiori a volte il sospetto di una certa programmaticità, di un certo schematismo… tipo “vi faccio vedere io quanto siamo abbruttiti e senza valori in questa società attuale”.
Cipri riesce peró ad evitare questo rischio affondando il coltello, ovviamente con i toni a lui consoni, nel tessuto etico e morale (prima che sociale) dell’Italia odierna con anche alcune scelte registiche molto azzeccate (vedi la scena di Servillo dall’usuraio).
E poco importa che i suoi personaggi siano meridionali, poveri ed ignoranti… quelli possiamo tranquillamente essere anche noi…
Nella cultura siciliana del passato esiste una figura che è quella del cantastorie di piazza, una persona che normalmente racconta storie tragiche che seguono una propria perfetta geometria.
Nei giorni nostri questa figura è sostituita da Busu, uno strano personaggio che ricorda il Forrest Gump alla fermata dell’autobus ma che racconta questa strana storia alle persone che affollano un ufficio postale in attesa di pagare le proprie bollette.
E’ così che inizia la bizzarra e drammatica storia della famiglia Ciraulo, una delle tante che popolano i palazzoni delle periferie di Palermo…..una famiglia che sfanga da vivere smembrando le navi ai cantieri navali per poter rivendere il ferro.
Capo famiglia l’originale Nicola, un uomo buffo che cammina in modo buffo e ha una visione buffa della vita.
Purtroppo un agguato di matrice mafiosa nei confronti del nipote Masino si trasforma in ulteriore tragedia visto che cade vittima la piccola di casa, Serenella.
Questo evento luttuoso si trasforma in una sorta di gallina dalle uova d’oro visto che lo Stato indennizza la famiglia Ciraulo con 220 milioni delle vecchie lire e da questo momento l’uomo buffo si trasforma in uomo ridicolo.
Ispirato al libro di Roberto Alajmo candidato allo Strega “E’ stato il figlio” è la rappresentazione del potere subdolo del denaro nei confronti di questi nuovi brutti, sporchi e cattivi e dei simboli che può comprare (come per esempio una Mercedes).
In questa opera prima Daniele Ciprì riversa tutto il suo amore e odio nei confronti della sua Palermo, perfettamente ambientata, trasportata e fotografata in Puglia.
I suoi personaggi ricordano e non poco i border line di Cinico TV dal vicino di casa panzone, all’avvocato con la forfora fino allo strozzino appassionato di musica.
Ma anche i suoi Ciraulo sono descritti decisamente in maniera eccessiva e grottesca, il Nicola di Toni Servillo diventa una sorta di macchietta in balia degli eventi fino ad arrivare alla parte migliore del film…..un finale da tragedia greca ottimamente gestito dalle donne del film in particolar modo da quella vecchia volpe che è Aurora Quattrocchi….una nonna che rimane al confine per tutto il film per esplodere in tutta la sua cattiveria nel drammatico epilogo.
Premiato giustamente a Venezia il migliore direttore della fotografia del nostro cinema insieme agli occhi smarriti di Fabrizio Falco, E’ stato il figlio più che un film è una rappresentazione di maschere….una sorta di teatro dell’assurdo che alla lunga rischia di stancare e girare a vuoto salvato dall’ultimo intenso quarto d’ora.