Reality

Questo è lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film REALITY.

 

Dati Tecnici

Regia: Matteo Garrone

Con: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Ciro Petrone

Durata: 115 minuti

 

Trama 

Luciano è un pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia facendo piccole truffe insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti. Un giorno, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel “Grande Fratello”. Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.

 

Trailer


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  1. Cristina Ruggieri scrive:

    Io credo che Reality non è tanto un film sui media o la televisione, quanto su una cultura in cui la finzione diventa prevalente sulla realtà. Un mondo in cui bisogna “credere” più che ragionare, anche a costo di ignorare l’evidenza. Un mondo in cui è meglio essere infantili, perchè gli adulti sono noiosi e senza fantasia. Così la realtà piano piano scompare e diventa reality, e chi guida le nostre azioni, perchè creatore di questo mondo fantastico, è il grande fratello, nuovo Dio da rispettare e da compiacere, se si vuole entrare nel Paradiso. Che come ha giustamente notato Ugo non è altro che la Casa del Grande Fratello (la casa di Dio).
    Tutto questo è raccontato con grande maestria registica da Garrone nella prima parte del film, a partire dal sorprendente piano sequenza iniziale. Il contrasto tra la villa del matrimonio e gli edifici fatiscenti dove abitano i protagonisti, tra la piazza della pescheria e il centro commerciale ci fanno ben capire perchè il reality sia più attraente della realtà. Ma nella seconda parte, per arrivare alla tesi del Dio grande fratello, il film si perde. Diventa ripetitivo, a tratti noioso, per riscattarsi solo nella scena finale. In Paradiso.

  2. Vito Capozzo scrive:

    Mi pare che Andy Wahrol diceva che “nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti”. C’è il vuoto, il nulla, le persone giovani, anziane sono succubi, condizionate della tv, l’unico modo per emergere dalla grigia quotidianità, per fare soldi, essere celebri è partecipare al Grande Fratello. Mi è piaciuto molto l’inizio, matrimonio da favola, abiti costosissimi indossati da persone, che sembrano uscite da quadri di Botero. Alla fine della festa ritornano nelle loro case (vecchi palazzi malandati dalle mura umide). A me è piaciuto molto bravi gli attori e il regista.

    • Caterina Landolfa scrive:

      Grazie per la ricerca, aveva incoriosito molto anche a me il quartiere visto nel film!

  3. Silvia Serra scrive:

    Nell’insieme l’ho invece trovato un film gradevole, a partre dal meraviglioso piano sequenza iniziale, che viene chiusa da una ismmetrica zoomata nel finale. E cercherò di soddisfare la mia curiosità su dove abbiano trovato il palazzo dove vive la famiglia protagonista, location davvero eccezionale. Per il resto credo che più che una critica al mondo della televisione Garrone abbia voluto fare una analisi degli effetti sociali, di costume, che questo media può produrre. Regia davvero molto curata, ottima recitazione , fantastico Aniello Arena. Peccato però che nella seconda parte il film perda un po’ il proprio ritmo, rappresentando l’ossessione mediatica del protagomnista in maniera un po’ troppo ripetitiva.

  4. Paola Brambilla scrive:

    Mah… Sono sincera, già dopo l’eterna sequenza iniziale della carrozza con cavalli ho guardato la mia vicina di poltrona e le ho detto che mi annoiavo. E per quasi tutto il film ho continuato ad annoiarmi. Ok le citazioni felliniane, ok la satira sui napoletani e la truffa dei robottini, ma questo film davvero non ha riservato alcuna sorpresa. Poche emozioni, pochi approfondimenti. Prendiamo i personaggi della famiglia, affidati ad ottimi caratteristi: meritavano qualche spazio in più! Le dinamiche erano interessanti, ma appena accennate. Alla fine quella del nostro Luciano si è rivelata una realtà meravigliosa, piena di solidarietà e di affetti sinceri. Il ruolo della moglie, delle figlie, della mamma è perfetto. Agiscono bene, da persone pulite, semplici. Questi rapporti a mio avviso andavano indagati meglio. Per ridurre, magari, altre scene eccessivamente lunghe e ripetitive, oserei dire ridondanti (come quella dei mendicanti sotto casa). Che poi i reality e il grande fratello siano il sintomo di una società malata, voyeristica e inneggiante a valori falsi e materiali, dai, lo sapppiamo tutti. Non c’era bisogno di un film per sottolinearlo! Insomma, non riesco nemmeno tanto bene a trovare l’importanza del messaggio, l’unicità del messaggio. A me è sembrato un film un po’ retorico, seppur girato bene, con una splendida fotografia e una colonna sonora azzeccatissima. Gli attori sono bravi e il regista pure. I caratteristi hanno una splendida recitazione teatrale, che riempie anche gli angoli della scena e aggiunge veridicità. La trasformazione del protagonista da uomo sexy e brillante, papà affettuoso come appare all’inizio (ai matrimoni), al fantoccio che diventa durante i provini (con la sua coppoletta e i suoi vestitini un po’ “da sfigato”), passando per la scena del grillo (meravigliosa!) in cui il suo distacco dalla realtà vera per immergersi in quella del reality richiede il suo completo ottundimento (ecco, questo forse è il vero messaggio del film, l’ottundimento necessario per poter apprezzare quel mondo così mediocre e falso, fatto di stereotipi e non di vere personalità), quella trasformazione è eccezionale e recitata con grande maestria. Ma il contorno è debole a confronto. E il finale sembra un: “non sapevo come chiudere e ho
    pensato di fare così: vi piace?”. No!

  5. Elena Costa scrive:

    Scordatevi ‘Gomorra’: nel bellissimo film di MATTEO GARRONE ‘REALITY’, che ho avuto la chance di vedere a Napoli, si raggiunge un alto livello narrativo ed estetico. C’è un realtà contingente ma velata di aria felliniana e onirica. I personaggi sono caricature perfette per uno show che va al di là del ‘Grande Fratello’…e diventa la vita stessa. Un’ambizione che diventa ossessione e si trasforma in vita ad ogni costo. Il film è ricco di cose divertenti ma completamente cosparse di amarezza. Un’illuminante analisi anche della società italiana media, purtroppo. Non aggiungo altro per trama ed episodi particolari perchè molti non lo hanno ancora visto, ma posso dire che mi è piaciuto moltissimo e non mi ha mai annoiata un istante.

  6. Pietro Diomede scrive:

    Dopo un successo della portata di Gomorra, Matteo Garrone si è trovato nella non piacevole posizione di dire e ora cosa racconto…..tra voglia di commedia e desiderio di rappresentare la vita di Corona alla fine ha scelto quello che è più vicino alle proprie corde……ossia raccontare i nuovi mostri della nostra società.
    Così dopo il nano imbalsamatore, il collezionista di anoressiche e la nuova Camorra tammarra decide di rappresentare cosa la voglia di protagonismo estremo di questi tempi.
    Una premessa è d’obbligo Reality non vuole criticare i mass media e il loro quinto potere ma alzare il tiro nei confronti della massa media come si può evincere fin dalla prima scena con questa inquadratura dall’alto di una carrozza da favola che accompagna gli sposi in un castello da favola tipico esempio di matrimonio pacchiano dei nostri giorni con tanto di ospite d’onore proveniente dalla casa del Grande Fratello che al grido di Never give up augura un felice futuro alla giovane coppia.
    In questo contesto si colloca la storia di Luciano Ciotola, pescivendolo con una bella famiglia alle spalle che è considerato da tutto ‘o personaggio…..lui ci crede così tanto che alla fine viene convinto a partecipare alla selezione del Grande Fratello…..basta un le faremo sapere che per il nostro protagonista inizia un viaggio delirante nella sindrome del successo a ogni costo.
    E’ in questa situazione kafkiana che esplode il talento visivo di Matteo Garrone che insegue gli occhi stralunati del bravissimo Aniello Arena con una telecamera incollata su di lui lasciando la realtà del titolo fuori fuoco sullo sfondo, mescolando il sacro e il profano pur di salvare dalla sua follia il malcapitato regalando un delirante happy end? Ritornando ad una visione dall’alto come in apertura…
    Reality è un film che shocka nella sua rappresentazione dell’effimero e onestamente schocka di più sapere che l’episodio narrato è realmente accaduto nella periferia campana.
    Voto 8 alla regia, 8 al protagonista e per il resto potete dire la vosta con un sms……NEVER GIVE UP!!!!!

  7. Ugo Besson scrive:

    Un film interessante e complesso, anche se non del tutto riuscito. Le scene iniziali sul matrimonio sono notevoli, suggestive e girate con maestria, danno una sensazione forte e immediata dell’ambiente, mi hanno fatto pensare a Fellini. Poi si sviluppa bene il coinvolgimento progressivo del protagonista nel gioco perverso e alienante del Grande Fratello, che rappresenta il potere della televisione, in generale dei media e della pubblicità, nel proporre e imporre modelli e illusioni, penetrando nel profondo della mente, alterando pensieri, desideri, aspirazioni e poi rendendo infelici e depressi per una sensazione di inadeguatezza e miseria rispetto a quei modelli. La comunità locale, che prima forniva l’ambiente, le relazioni umane e il supporto che potevano rendere felici, nonostante le difficoltà materiali, ora appare inadeguata, quasi un ostacolo. Poi con la delusione, il GF diventa un pensiero fisso, un’ossessione, una nevrosi che corrompe e disgrega progressivamente la psicologia del protagonista. Qui la narrazione si fa un po’ ripetitiva, perde di forza, sembra che Garrone si impantani senza trovare altre idee buone, la descrizione psicologica dei personaggi diventa superficiale, in particolare la relazione con la moglie e la famiglia richiedeva più attenzione. Ma mi si fa strada un’altra suggestione, sembra che la nevrosi di Luciano diventi piuttosto una conversione, il GF una nuova religione, che lo spinge a buone azioni di carità. Il miscuglio religione-GF mi sembra appaia già dalla scena in cui Luciano parla all’amico Michele dell’errore fatto nel respingere il mendicante, del bisogno di espiare o correggere, e l’amico risponde facendo riferimento a Dio, che tutto vede e giudica, come Luciano pensa faccia l’organizzazione del GF con lui, e il dialogo rimane nell’ambiguità. Poi c’è la scena in chiesa, l’ingresso nella comunità e soprattutto la scena finale con la cerimonia religiosa al Colosseo e infine l’ingresso furtivo nella casa del GF, che con tutte le luci forti, le immagini lievi e danzanti, le poltrone luminose, forse penso una scemenza, ma mi ha fatto pensare ad una specie di Paradiso (o di sogno), dove alla fine Luciano ride o sorride e si distende … beato. Un finale enigmatico. Gli attori sono bravi, sia lui che la moglie, e anche gli altri di contorno, anche se alcuni più che altro come macchiette o maschere napoletane.

  8. Annafranca Geusa scrive:

    Per 100 minuti un film bello, ben girato, con prodezze registiche che spaziano dalle scene iniziali che dall’alto si insinuano in silenzio nel caotico e kitsch matrimonio, che dal turbinio popolare di balli e cabaret si spinge alla bellissima e toccante scena delle ciglia finte di Luciano, drag queen, che sbattono vellutatamente nel vento dell’elicottero e di una parrucca che mollemente vola, immagini che insieme all’interpretazione di un sorprendentemente grande attore come Aniello Arena, ha reso in pochi fotogrammi del senso del sogno e dell’evanescente.
    Il film poi cresce nelle scene di vita vissuta e riprese proprio come in un Grande Fratello nella famiglia di Luciano, in un limite sottile e affascinante tra il realismo e il grottesco, con personaggi delineati da poche parole in tante chiacchiere, da tanti sguardi, e da tante ottime interpretazioni, come quella di Nando Paone, il tenero e umano amico Michele, e di Loredana Simioli, la moglie Maria che asseconda il sogno di Luciano finchè non si rende conto che il sogno è diventato pazzia.
    Il GF si insinua nel cervello di Luciano, si sente osservato, la vita da quel momento in poi dovrà essere vissuta come vogliono loro, quelli della TV….E quando la pazzia dovrebbe evolvere in qualche modo e il film volgere al termine, un finale lungo, senza senso lascia un po’ spiazzati: era un sogno? era realtà? nessun appiglio per capirlo, ma la cosa grave nessun indizio per capire dove si voglia andare a parare.
    Peccato.

  9. Omer Loncours scrive:

    Considerando l’accanimento con cui ho evitato anche pochi secondi di reality in questi ultimi 15 anni, quasi mi stupisce il desiderio di vedere questo film. Ma il cinema non è la televisione ne tantomeno il GF.
    Alla fine la sensazione è stata di noia, probabilmente pari a quella che avrei provato davanti alla tv.
    Dopo un inizio promettente (a proposito secondo voi come tecnicamente è stato girato il piano sequenza iniziale ?), le scene del matrimonio kitsch sono imprendibili, come anche l’umanità della piazza della pescheria, il film si perde dietro ad un mito e ad un miraggio che mi infastidisce che non riesco ancora a credere reale (benché sappia molto bene quanto lo sia) amplificando la sensazione di vuoto. Nulla da eccepire sulla tecnica e sulla recitazione, ma non è proprio il mio film

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