C’è un confuso brusio di parole, proprio come in un set cinematografico prima del ciak, e macchie di colori e profumi.
Dove ci troviamo? Ecco, il brusio si placa rapidamente come un’onda che ritorna in mare, i colori si stemperano in una sola tinta indefinibile: silenzio, inizia il film…
Ma il vero film sappiamo bene che è fatto da ognuno di noi. Provate a voltarvi durante una proiezione e “guardare il film” sui volti stupiti, frementi, addolorati degli spettatori, anzi delle persone: mille sceneggiature in un unico film.
Ognuno di noi trova parte di se stesso nel personaggio o nella musica o nella storia. In qualche modo è ciò che siamo stati o che avremmo voluto essere almeno in un momento della nostra vita, che volevamo dire, fare… baciare.
In questa chiave, nessun film può essere considerato un brutto film, perché una pellicola vive attraverso le emozioni che una persona muove individualmente. Un film è molto più di una bella trama, un bravo attore, ottima fotografia, musica azzeccata; un film è quello che sei, che vorresti o non vorresti mai, e ridi e piangi proprio per questo.
E’ così che chiediamo ai nostri lettori di esprimere una preferenza sui tre migliori film della propria vita, con questa voglia di raccontarsi e raccontarcelo, perché quella sua emozione diventi anche nostra.
Inauguriamo questa rubrica con le parole e le emozioni di Claudio Lupi (autore anche della coinvolgente introduzione che avete appena letto sopra) e i suoi tre film preferiti.
Nuovo cinema paradiso
“L’ho visto più volte e l’effetto è sempre lo stesso, un pianto incontrollato sulla scena finale dei baci.
La figura paterna assente, l’insoddisfazione sentimentale e il regalo finale della pellicola sono stati il detonatore di una grande emozione.
Complice e non per ultima il magnifico tema sonoro che sul finale diventa addirittura circolare e “isterico”… ricordando Rachmaninov in molti passaggi ….“
La valle di pietra
“Rivisto da poco. Affascinato e rapito dall’eremitismo del prete, dal suo sogno d’amore giovanile. Ma anche dall’ingegnere il cuore del quale diviene sensibile alla storia del curato.
Vivere in austerità, espiazione della colpa, responsabilità sono i tre temi che mi hanno toccato nel profondo.”
La stella che non c’è
“Un grande senso di responsabilità del protagonista per qualcosa alla fine inutile… la scena a camera fissa su Castellitto del pianto finale, pianto per qualcosa che non si comprende bene… forse per le tante cose che ci sembrano importanti ma divengono inutili col tempo …”
Queste le parole e i ricordi cinematografici di Claudio. Non siate timidi, mandateci anche i vostri contributi, vi aspettiamo su questa rubrica per fare un emozionante salto nel passato !!!