L’arte difficile del doppiaggio

Elena Morara è una “Amica del Cinema” che lavora da molti anni a Roma nel mondo del doppiaggio.
Elena ci ha mandato questo bello ed appassionato articolo sul suo lavoro e sul suo mondo.
Lo pubblichiamo davvero con molto piacere !!!

 

“Sono nel doppiaggio da poco meno di 10 anni. Nasco attrice e cresco nel mondo del teatro, nutrendo comunque una fortissima curiosità per la famosa “arte nell’ombra”. Curiosità che non riesco a soddisfare pienamente vivendo e lavorando a Milano.
Nel 2000, la mia vita si è spostata a Roma e nel giro di un anno, finalmente riesco a conoscere IL DOPPIAGGIO, quello vero!!
Scopro i volti di coloro che mi hanno accompagnata per tutta la mia vita, scopro che, ahimè, troppi di costoro se ne sono andati, perché la vita è sempre troppo breve, scopro gli esseri umani, le piccolezze e gli altarini; ma soprattutto scopro UN ALTRO MONDO!

Essere doppiatore è molto difficile. Non solo perché recitare non è da tutti, non solo perché i doppiatori italiani sono i migliori al mondo (grande verità, comunque); no, essere doppiatore è difficile, perché non basta saper recitare.
Quello che è fondamentale, per chi svolge questo mestiere, è saper capire attraverso uno schermo, una cuffia, una lingua che spesso non capisci, non solo quello che dice l’attore che si dovrà doppiare, ma anche le sensazioni, soprattutto quelle. Bisogna entrare nel corpo di una persona che non conosci. Bisogna saper recitare COME quell’attore inglese, francese, tedesco, romeno o iraniano. Bisogna respirare insieme a lui. E questo, credetemi, è molto complicato.

All’inizio della mia brevissima carriera di doppiatrice, Francesco Pannofino mi disse una cosa, che forse vi sembrerà banale, ma a me aprì un varco di speranza e ancora, quando mi trovo in difficoltà, ricordo le sue parole: “Tu guarda l’attrice che hai sullo schermo. Guardale gli occhi. Ed entrale dentro. Ed è fatta!” Sì, in parole povere, ma geniali, come del resto è Pannofino, questo è un sunto di quest’Arte per me affascinantissima.

 


Io sono a favore del doppiaggio, perché l’Arte in ogni sua forma è da apprendere, da toccare. Bisogna se non altro tentare di riuscirci.

In molti dicono che i doppiatori tolgono l’anima al film. Mi dispiace, ma qui devo davvero dissentire. Gli attori/doppiatori hanno un grande rispetto per il lavoro svolto dai colleghi stranieri e per questo motivo rispecchiano al meglio tutto quello che essi hanno dato nel film o nel telefilm.

Vorrei a tal proposito citarvi un film, che si dà il caso essere il mio preferito da quando avevo 12 anni e di cui conosco a memoria tutte le battute: VIA COL VENTO. Vivien Leigh fu magistralmente doppiata da Lydia Simoneschi, oggi scomparsa, ma vero Mostro Sacro del doppiaggio. Orbene, la Rossella italiana che tutti, più o meno, conosciamo aveva una voce forte, che usciva dallo schermo perfettamente, senza che nessuno di noi si accorgesse che era doppiata, che nonostante fosse della Georgia, parlava italiano. Negli anni, riuscii a vedere lo stesso film in lingua originale e credeteci o no, Viven Leigh riproponeva nella sua lingua madre gli stessi suoni che avevo sentito da Lydia Simoneschi. Qualcuno obietterà dicendomi che quest’ultima aveva riprodotto il lavoro dell’attrice inglese. E qui vi voglio! Sì, avreste ragione: il lavoro della doppiatrice era stato svolto talmente bene, che io stessa le confondevo. Non potrei dire altrettanto di Clarke Gable. Rozzo, con una voce anche sgradevole. Emilio Cigoli, il suo doppiatore, rese Rhett Butler altrettanto maleducato e fastidioso, ma molto più affascinante. Tanto da preferirlo doppiato!!

 


 

E’ facile dirsi contrari al doppiaggio. Capisco coloro che affermano che gli attori doppiati perdono di verità; eppure è vero che molto spesso acquistano.
Tecnicamente parlando, inoltre, mi rendo conto che la maggior parte dei film provengano dalla Mecca hollwoodiana, ma… credeteci o no, il cinema si fa in tutto il mondo. E se leggere i sottotitoli italiani di un film di lingua inglese, tutto sommato, non è difficile, perché male che vada, qualcosa si capisce dal parlato, perché più o meno tutti conosciamo l’inglese, non so quanti possano dire lo stesso di un film di Bollywood, ma senza andare troppo lontano, di un film in tedesco…
I bambini avranno sempre bisogno dei loro cartoni animati e non possiamo chieder loro di “nascere imparati” e di saper leggere i sottotitoli.
Il doppiaggio, in definitiva, resta necessario, ma non è per questo che mi piace. Mi piace perché è un’Arte e come tale, va rispettata.

Elena Morara.”

 

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  1. Sonia Giansanti scrive:

    ciao Elena! Sono appassionata di doppiaggio da una vita e sottoscrivo tutto ciò che hai espresso in questo articolo, che ho letto con vero piacere. Spero davvero che le tue parole servano a far riflettere su quest’arte ignorata, sottovalutata o addirittura disprezzata e snobbata come più volte ho avuto amaramente modo di constatare, soprattutto in questo gruppo. E sono d’accordissimo sul fatto che siete i migliori del mondo!!

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