Mercoledì 14 novembre “Venuto al mondo” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.
Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.
Dati Tecnici
Regia: Sergio Castellitto
Con: Penélope Cruz, Emile Hirsch, Adnan Haskovic, Sergio Castellitto e Pietro Castellitto.
Durata: 127 min
Trama del film
“Una mattina, Gemma s’imbarca su un aereo, diretto a Sarajevo, trascinandosi dietro il figlio sedicenne Pietro. Ad attenderla all’arrivo c’è Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi gioiosi delle Olimpiadi invernali del 1984 condusse Gemma verso l’incontro sentimentale della sua vita, il fotografo “di pozzanghere” Diego.”
Nutro profonda ammirazione per la scrittura cruda, carnale ed emotiva della Mazzantini, di cui ho letto e apprezzato numerosi romanzi, compreso quello omonimo da cui è tratto questo film.
L’impresa non facile di tradurre le 600 pagine di un romanzo denso e complesso in un film mi è sembrata riuscita, sebbene non manchino alcuni punti deboli.
Nella prima mezz’ora il film stenta a decollare ; il regista condensa in poche immagini ed in dialoghi banali la narrazione della vicenda amorosa dei due protagonisti ; la sensazione iniziale è di superficialità, con risultati non dissimili a quelli di una fiction televisiva. Ma tutto cambia dal momento in cui la vicenda dei protagonisti si trasferisce a Sarajevo ; da questo momento la narrazione prende forza : le immagini diventano evocative, coinvolgono, colpiscono, toccano corde profonde.
Dopo un tiepido avvio il fim, fedelmente al romanzo, riesce ad avvincere lo spettatore e a renderlo partecipe di un melodramma che mostra con grande realismo le diverse intensità dell’amore : passione, impulso a generare, a mettere al mondo, ma anche sentimento doloroso, imperfetto e distruttivo.
L’interpretazione di Penelope Cruz e di Emile Hirsh ha forza espressiva. Di tono, indubbiamente, minore quella del figlio di Castellito, Pietro.
Infine, sottolineo un ultimo aspetto che mi ha davvero deluso del film : la scelta dei dialoghi, spesso banali, retorici o didascalici, che ben poco rendono merito all’accuratezza e profondità della scrittura della Mazzantini.
Il film è coinvolgente, emozionante, con ritmo e molti avvenimenti, anche se un po’ melodrammatico, mi sono commosso e ho lubrificato gli occhi con qualche lacrima salutare. Tuttavia, certe coincidenze sembrano un po’ troppo costruite e improbabili e certi comportamenti poco comprensibili, ma questo era il testo del romanzo, inoltre alcuni passaggi sono affrettati (sono d’accordo con Pietro quel matrimonio fatto e finito in due minuti e cinque sguardi è un record inutile). La narrazione con frequenti ritorni temporali e geografici avanti e indietro è efficace e pertinente ma confesso che a volte mi sono un po’ perso, lento nel reagire mi chiedevo “ora dove siamo e in che tempo”. Suggerisco a questi registi così dinamici (gli americani sono specialisti in ritmi rapidissimi nei film di intrighi, in cui spesso mi confondo …) di mettere un segno o un cartellino in alto a destra per indicare il contesto della scena … oppure, come fanno alcuni film, usare una scritta esplicativa in sovrimpressione per aiutare lo spettatore, d’altronde qui il contesto era storicamente molto preciso e meritava richiami puntuali. Ma poi c’era Penelope Cruz, bellissima e bravissima, e tutto cambiava sulla scena con la sua personalità e la sua presenza che riempie lo schermo. Cmq, non mi sembra si possa dire che nel film (come nella vita purtroppo …) l’amore vince sempre, anzi il film sembra dirci che l’amore non è sempre sufficiente quando altre situazioni incombono, in effetti Diego e Gemma si separano, e Diego poi, nonostante le sue enfatiche esibizioni di allegria rivela la sua fragilità e non finisce bene. Tuttavia, la vita rinasce e resiste e la pace ritorna anche dopo tragedie di odio e violenza come quelle.
Dopo Non ti muovere e La bellezza del somaro si rinnova il connubio Castellitto/Mazzantini per l’adattamento del Premio Campiello Venuto al mondo.
Per i pochi che ancora non lo sanno…viene narrata la storia di Gemma una giornalista che viene richiamata da un fantasma del suo passato per andare a Sarajevo…..luogo del suo tormentato amore e città dove nasce il figlio Pietro…..inizia un viaggio con il ragazzo per chiudere i conti rimasti in sospeso.
Sinceramente il risultato finale mi ha un pò disorientato, se Non ti muovere era un’opera molto sentita, decisamente di pancia con una sofferenza che usciva dallo schermo quest’ultimo film ha un senso di artefatto più studiato a tavolino…..sicuramente per effetto dell’internazionalizzazione della tematica ma anche del cast non a caso il fotografo Diego nel film è americano per poter giustificare la presenza di Emile Hirsh (infatti Diego è un comunissimo nome statunitense).
La prima parte del film l’ho trovata un pò sfilacciata e sconclusionata (per esempio ingaggiare un Vinicio Marchioni per fare tre pose di un matrimonio fatto da ti sposo e ti lascio più veloce della luce…..mi è sembrato come un capitolo appiccicato con lo sputo) e le stesse interpretazioni le ho trovate adeguate al clima….con l’attore di Into the Wild decisamente troppo su di giri al punto che mi ha ricordato di più il Jack Black di School of Rock.
Poi irrompe la Storia con la S maiuscola e il film sterza sui binari giusti ed è tutto un altro film……ho ancora negli occhi la forte immagine di Emile Hirsh che ritorna tra le braccia di Penelope Cruz dopo l’incontro con la bellissima Aska…..non si vede niente, non si sa niente ma si capisce subito quello che è successo……
Da quel punto in avanti anche la Cruz si ricorda di essere un’icona Almodovariana del melò e sfodera un’interpretazione al livello della sua fama, ma la vera sorpresa sono Adan Haskovic e Saadet Aksoy che incarnano con i loro personaggi la sofferenza e la rabbia di un intero popolo…..e finalmente esce fuori il regista Castellitto che è bravissimo a rappresentare non solo la guerra ma sopratutto quella guerra caratterizzata da una barbarie e un’esaltazione senza regole…..bellissima la scena dell’uccisione del migliore trasportatore di carrozzelle di Sarajevo.
L’unica vera nota stonata sia nella prima che nella seconda parte del film è Pietro Castellitto con i suoi occhioni blu smarriti e una recitazione con zeppola che ricordava Silvio Muccino prima maniera……
Per concludere posso dire che se l’obiettivo del film era quello di rappresentare un melodramma storico in larga scala stile Dottor Zivago posso dire che il risultato è stato raggiunto ma sinceramente se di un film di quasi 2 ore e 10 salvo solo l’ultima intensa mezzora allora qualcosa non ha funzionato pienamente.
Voto 5/6
Un film intenso e molto bello per me. Si viene al mondo in molti modi, nascendo, scegliendo la propria vita,amando, lottando, superando le proprie paure.
La guerra di Sarajevo fa da sfondo a metà del film contrapposta alle guerre interiori dei personaggi. Vince sempre l’amore che porta pace lì dove intorno si continua a morire e ad odiarsi. La Cruz è straordinaria, Castellitto a me piace molto come regista.
Solo l’inizio ho trovato veloce e superficiale, ma del resto ridurre a sceneggiatura un romanzo così vasto, richiedeva forse una scrematura per arrivare al dunque, al nocciolo.
Sofferenze, lotte, morti, dolore, la vita purtroppo è fatta di questo in mezzo alcune parentesi rosa da vivere, soprattutto per che sa dire: ‘io amo la felicità, odio il dolore’ o per chi vuole fare l’amore perchè si vive ora, questo attimo, in cui sicuramente siamo vivi, il carpe diem.
Questo e molto altro. Vale la pena vederlo sicuramente.