Vita di Pi

Questo e’ lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “Vita di Pi”.

 

Dati Tecnici
Regia: Ang Lee
Con: Gérard Depardieu, Irrfan Khan, Suraj Sharma e Tabu.
Durata: 127 min

Trama del film
“Il padre di Pi, un indiano proprietario di uno zoo, decide di trasferire famiglia e attività in Canada. Durante il viaggio al largo nell’oceano Pacifico la nave affonda e Pi si ritrova unico sopravvissuto su una scialuppa di salvataggio in compagnia di qualche animale e, soprattutto, di una tigre del Bengala, poco mansueta e molto arrabbiata. Pi dovrà escogitare un modo per sopravvivere e raggiungere la terra.

 

Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=lDEQHqqFGwQ

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  1. Ugo Besson scrive:

    Evidentemente sui film possono esserci opinioni molto discordi e sensibilità molto diverse. Ho visto Vita di Pi e non mi è piaciuto. Mi è sembrato lungo e noioso, una storiella artificiosa, allo stesso tempo puerile e pretenziosa, raccontata con inutile enfasi e condita con sconclusionati discorsi su divinità e religioni. Non c’era neanche suspense perché il finale era mostrato dall’inizio. Belli gli effetti speciali, bravo e molto espressivo il giovane attore, ma poi molte banalità presentate come perle di saggezza o come profonde rivelazioni esistenziali.

  2. Cristina Ruggieri scrive:

    Mi è piaciuto molto la vita di Pi, per l’empatia che riesce a creare e per il rigore con cui si rifiuta di addomesticare la natura. Certe scene mi hanno ricordato addirittura The tree of Life di Malick, per la forza delle immagini. Credo che questa empatia sia molto legata al 3D che fa sentire lo spettatore in mezzo al mare insieme a Pi, facendolo partecipare alle sue paure, speranze, azioni. Concordo con Stefano, Suraj Sharma è bravissimo nel comunicarci le emozioni del personaggio, ma lo è anche Ang Lee con il 3D. Detto questo, il senso della favola filosofica che il film racconta sta tutto nella forzata convivenza tra Pi e Richard Parker, resa possibile dai preveggenti insegnamenti del padre di Pi. E’ una convivenza tra due essenze incompatibili per natura, che mai potranno diventare “amiche”, perchè l’istinto della tigre affamata sarà sempre quello di attaccare l’essere in grado di sfamarla. Eppure, pur costretto costantemente a difendersi da lei, è Richard Parker che dà a Pi la forza di andare avanti e di sopravvivere. Come lui stesso scriverà sul diario. E sono le capacità legate alla natura umana di Pi che daranno a Richard Parker la possibilità di sfarmarsi e di dissetarsi.
    Non è possibile cambiare la natura, ma è possibile conviverci, imparando ad accettarne le leggi. In questo, sinceramente, non vedo alcun buonismo. Anzi esattamente l’opposto. La constatazione che la realtà è durissima e solo imparando a comprenderla e ad accettarla è possibile sopravvivere.

  3. Stefano Chiesa scrive:

    Visto in un rigoroso 2D (alla fine l’utilizzo del 3D per questa pellicola non mi sembra aggiunga davvero nulla di significativo) l’ultimo film di Ang Lee si pone tra il surreale alla “Big Fish” di Tim Burton e un concreto romanzo di formazione con il realismo delle avventure in mare.
    I toni sono comunque sempre virati verso il sognante, verso il magico, verso il fantastico, per come la vita puo’ regalare momenti di assoluta emozione anche se racchiusi dentro una tragedia.
    Il giovane Suraj Sharma è bravissimo a rendere i tormenti, la disperazione, la speranza, la gioia quasi mistica che attraversano il cuore del suo personaggio durante la pellicola, non era una interpretazione davvero facile, sopratutto visto che molte scene vengono recitate da solo sullo sfondo verde che poi sarà animato dalla tigre.
    E appunto l’uso della computer graphics segna nel bene e nel male questa opera: la tigre Richard Parker viene resa magnificante ed e’ in pratica indistinguibile dai veri animali utilizzati, anche la resa delle onde e del cielo e’ perfetta e sembra naturale.
    Unico difetto per me e’ l’uso in alcuni casi eccessivo del computer per disegnare alcune scene (i riflessi perfetti dell’acqua sulla barca, il mare illuminato dalle meduse) che sembrano cosi’ perfette da sembrare quasi dei quadri, con un ricerca estetica cosi’ palese che soffoca il sentimento del film.
    Non e’ ovviamente tutto cosi’ e nel finale ammetto che anche io ho versato qualche lacrimuccia di commozione.

  4. Pietro Diomede scrive:

    Dopo anni di gestazione le pagine del best seller di Yann Martel sono state trasformate in immagini, la struttura narrativa e l’ambientazione hanno messo su un piatto d’argento l’uso del mio tanto non amato 3D…..sinceramente questo è uno dei pochi casi per cui lo consiglio di vedere con gli occhialini perché Vita di Pi più che un film è un esperienza.
    Il film parte con l’incontro tra uno scrittore in crisi creativa e una persona speciale che gli racconterà la sua strabiliante avventura sicuro che alla fine del racconto non solo avrà la storia per il suo libro ma avrà una percezione diversa dell’esistenza di Dio.
    L’inizio ricorda per certi versi un Forrest Gump stile Bollywood dove il protagonista ha un nome particolare Piscine Militor Patel (dedicato alla più bella piscina del mondo), si narrerà di come questo nome si trasformerà in Pi (greco) e come il protagonista fin da bambino imparerà a memoria tutti i numeri dopo il 3,14……e fin da piccolo Pi si è sempre posto domande sull’esistenza di Dio praticando tutte le religioni possibili.
    Figlio del proprietario dello zoo della sua città, Pi si troverà costretto per eventi politici a trasferirsi nel Canada francese con tutta la famiglia e tutti gli animali a bordo di un battello giapponese……
    Un tempesta perfetta farà affondare la nave e il giovane Pi si ritroverà da solo in una scialuppa di salvataggio insieme a una zebra zoppa, un femmina di orango tango, una famigerata iena e soprattutto Richard Parker la tigre del Bengala attrazione dello zoo.
    Da questo momento il film prende la piega di una favola di Esopo dove l’interazione tra i protagonisti della vicenda e tutte le prove che la natura presenta sono rappresentati come segnali da interpretare.
    Per poter mettere in scena una trama complessa e per certi versi anche sfilacciata è stato scelto il regista più eclettico di questa generazione ossia Ang Lee il quale dopo aver sguazzato dal wuxiapian ai fumetti, da Jane Austen a l’amore gay di Brokeback Mountain adesso si trova a dover affrontare misticismo e 3D.
    La dote migliore del regista è quella di essersi messo a disposizione della storia alternando la rigidità che le regole della natura ti impone (da vedere la scena della capretta sacrificata all’istinto della tigre) al tono favolistico e surreale che l’evolversi del racconto impone fermandosi in tempo da un buonismo smielato che la vicenda poteva portare.
    Ma a differenza di tutte le favole Vita di Pi non vuole dare una morale ma porre una domanda alla quale ognuno di noi potrà dare la più personale delle riposte……tra credere a una visione più dura e terrena dei casi della vita o interpretare il tutto come i segnali lasciati da un Dio che dall’alto tutto vede e prevede.
    Ribadisco che per rappresentare i dubbi che queste due facce della medaglia chiamata vita ci propone è stato scelto un regista che nella sua carriera ha contrapposto Ragione e Sentimento, Tigri e Dragoni, Lussuria e Tradimento, Virilità e Omosessualità……e adesso terreno e ultraterreno……
    E personalmente, essendo un ateo convinto dalle prove della vita, ho trovato tutto un emozionante gioia per gli occhi e per l’anima….. e non nego di aver versato una lacrimuccia sul finale…..
    Voto 7 PI

  5. Elena Costa scrive:

    Qualche anno fa avevo letto il romanzo e mi era piaciuto tantissimo, ora mi sono emozionata maledettamente!
    La vicenda in sè sarebbe molto semplice, quasi banale se vogliamo: un naufagio, una storia di lotta e di sopravvivenza. Ciò che la rende per me bellissima è l’aurea di misticismo filosofico che l’avvolge e il 3D che ti catapulta nelle foreste e nei mari più belli, fra animali stupendi, buffi o feroci.
    La vicenda va in flashback ed è una semplice parabola esistenziale dove vige la legge darwiniana dell’evoluzione e della forza, dove la fede viene messa a dura prova, dove molti pregi e difetti umani vengono messi in evidenza per farci pensare.
    Attenzione! Molti dicono che sia un film per bambini, per me lo può essere ma non per i piccolissimi sotto almeno i 10 anni, perchè nella pare cruenta del naufragio si spaventano sicuramente.
    Infatti in sala un papà ha dovuto uscire con due piccini in lacrime pieni di domande….(scena buffissima e tenera). Ciò che il film regala della natura mi ha estasiata, commossa e riportata ai tempi in cui stavo anch’io ore nelle foreste e giungle più belle del pianeta, o nei mari più incredibili, a cercare ed osservare questa meravigliosa Natura!
    Da vedere se si amano: la Natura, l’India (dove si svolge la prima parte del film), il misticismo, le favole, ma anche la cruda realtà esistenziale.

  6. Roberta Ottavianelli scrive:

    Vita di Pi conferma i limiti del cinema di Lee, molto scenografico e movimentato ma scarso di contenuti. Prendi un etto di esistenzialismo, due chili di facile commozione, un chilo di buonismo, qualche grammo di spiritualità, 20 chili di natura splendida e di mare misterioso e arrabbiato, aggiungi una tonnellata di un raffinatissimo 3D, impasti tutto ed ecco il film.
    E’ solo il 3D applicato ad un’idea originale (quella del libro di Martel) a rendere la pellicola valevole di visione, con le scene in mare imperdibili e perfette ma l’acqua si sa, rende tutto più affascinante, come la tigre del resto, fortunatamente mai domata. L’isola carnivora è una forzatura che, ricordo, avevo trovato anche nel libro, la mosca nel bicchiere di Chardonnay (tanto per citare la Morissette), e l’ambientazione in India mi sembra solo un modo per giustificare la tigre del Bengala. Se al suo posto ci fosse stato un enorme serpente e il ragazzo fosse stato cinese non sarebbe cambiato nulla. Secondo me è un film consigliato a chi ama il 3D e le immagini spettacolari.

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