Questo e’ lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film “Buon anno Sarajevo”.
Dati Tecnici
Regia: Aida Begic
Con: Marija Pikic, Ismir Gagula, Bojan Navojec e Sanela Pepeljak.
Durata: 90 min
Trama del film
“A causa della guerra in Bosnia, Rahima (23) e Nedim (14) sono rimasti orfani. Vivere a Sarajevo non facile, a nessuno importa che i loro i genitori hanno combattuto e sono morti in nome della libertà del paese. La loro vita di mera sopravvivenza peggiora quando Nedim partecipa a una rissa e rompe il costoso cellulare del figlio di un uomo potente. Questo episodio innesca una catena di eventi che portano Rahima a scoprire che suo fratello conduce una doppia vita.”
L’incipit del film mi ha ricordato Rosetta dei fratelli Dardenne. Anche qui la telecamera letteralmente pedina la protagonista Rajima, muovendosi alla sua stessa velocità, con lo stesso cuore in gola, attraverso le strade di una Sarajevo livida, devastata dalla guerra, piena di rumori di fondo che ricordano gli spari dei cecchini, i bombardamenti, le sirene degli allarmi. Eppure, a differenza di Rosetta, per la quale intuiamo da subito che non ci sarà riscatto possibile, la protagonista di Buon Anno Sarajevo è una donna piena di vitalità e di speranza. Lo dimostra la modalità e la forza con cui si prende cura del fratello arrivando al punto di minacciare un ministro. A dispetto dei nostri stereotipi, Rajima è infatti una donna forte, una donna che ha in mano il destino proprio e quello del fratello, si ritiene all’altezza del compito e sa perfettamente cosa viuole ottenere . Ed è in grado di supera le proprie paure con un coraggio e una determinazione rara. Difficile trovare donne così, ahimè, nella cinematografia occidentale.
Mi ha colpito nel film anche il contrasto tra i luoghi “fuori”, così devastati, alienanti e spaventosi, e i luoghi “interni”, invece dove prevale la socialità, la solidarietà, l’affetto, la cura dell’altro. Dove l’individuo non è mai solo, ma protetto.
Fino alla catarsi finale in cui finalmente i fratelli riusciranno a parlarsi e si incontreranno anche “fuori”, si abbracceranno e si accorgeranno ridendo che è l’ultimo giorno dell’anno e i fuochi d’artificio e i festeggiamenti hanno finalmente sostituito nel loro cuore il rumore dei proiettili e delle bombe.
Particolarmente riuscito anche il commento musicale che utilizza la sesta sinfonia di Beethoven durante tutto l’arco del film.
Le guerre portano ferite fisiche, ma anche psicologiche per chi come i due fratelli protagonisti si trova, senza genitori, ad affrontare la dura realtà post bellica…Rahima, la giovane protagonista femminile, lotta coraggiosamente e dignitosamente contro i sopprusi e le ingiustizie, ma rimane drammaticamente imbrigliata in una vita quotidiana monotona e ripetitiva, dove sembrano non esserci prospettive per il cambiamento, il riscatto da un’esistenza infelice. Sorprende e commuove l’ orgogliosa e tenace ostinazione di Rahima a prendersi cura del fratello, anche se quest’ultimo sembra rispondere con apatia ed indifferenza alle sue attenzioni. Soltanto nel finale l’abbraccio solidale tra i due fratelli nel bagliore dei fuochi d’artificio lascia un barlume di speranza…la riscoperta della solidarietà è forse la vera chiave per poter ricominciare a sperare nel futuro…
L’impossibilità di tornare alla vita dopo la guerra, o forse un annientamento totale che toglie ogni desiderio di vitalità. Mi sembra questo il tema di Buon anno Sarajevo, un film angosciante e tetro (anche se bello), in cui la protagonista viene quasi “pedinata” dalla macchina da presa, rigorosamente a spalla, su percorsi quotidiani sempre uguali, dai quali sembra non esserci via d’uscita. Il tutto sottolineato da una notevolissima cura per gli effetti sonori, sui quali campeggiano continuamente gli scoppi di petardi a ricordare le bombe della guerra.
E’ un film delicato e tragico su una guerra, assurda come tutte le guerre, che annienta la vita lasciando viva, nella protagonista del film solo la speranza e le immagini dei canti di bambini con i palazzi distrutti sullo sfondo, sono un esempio. Credo che la protagonista abbia sia forza che integrità morale… Qualità che le permettono di restituire al fratello quel calore umano che riesce a trasmettere anche solo con un abbraccio… Quella della protagonista è una forza “laica” non religiosa basata su pochi principi.. lavoro e famiglia. Il film è a mio avviso un bellissimo sguardo su una realtà che si è voluto far coincidere temporalmente con la festività di capodanno a significare… un altro tipo di nuovo inizio!
Non mi sento di definire questo film bello o brutto, nel senso che non riesco a dare un giudizio estetico perchè l’ho vissuto come un documento necessario per capire una realtà che non avrei mai potuto immaginare senza vedere.
Un documento sugli sfaceli causati dalla guerra, lo sfruttamento, la mancanza di lavoro, la povertà, la delinquenza, la paura di uscire di casa, la polizia minacciosa, la morte di tante persone. Le sole luci in questo buio freddo e triste sono state la dichiarazione d’amore e l’abbraccio finale dei due fratelli.
Terribile, ma sono contenta di averlo visto.