Les Miserables

Possono opera lirica e cinema fondersi armoniosamente, regaland forti emozioni ? Il dramma epico e corale di Tom Hooper sembra aver realizzato questa grande impresa.

Come di consueto  ecco a voi il nostro spazio per i commenti sul film protagonista della nostra uscita settimanale.

Trama : Les Misérables è l’adattamento cinematografico di uno dei musical di maggior successo di tutto i tempi e tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo. Siamo nella Francia della prima metà dell’Ottocento. Protagonista della storia è Jean Valjean, appena uscito di prigione in cerca di redenzione. Sotto falso nome, diventa un fortunato imprenditore e sindaco di una città della provincia francese. Perseguitato dall’ispettore Javert, è costretto a fuggire nuovamente, portando con sé la piccola orfana Cosette, che alleva come una figlia.

Dati tecnici :

Attori protagonisti : Anne Hathaway, Hugh Jackman, Russell Crowe, Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen.

RegistaTom Hooper

Durata : 152 minuti

 

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  1. Omer Loncours scrive:

    Sicuramente il musical non è esattamente il mio genere, ma ho amato molto Moulin Rouge (Baz Luhrmann è un genio) e Sweeney Todd, non ho disprezzato Chicago, ma Les miserable è molto diverso. Direi che sono due generi completamente differenti. Nei primi la parte cantata si intreccia con una parte recitata, Les miserables è invece un’opera lirica moderna dove tutta la narrazione viene cantata (a proposito mi chiedo il significato di tradurre quelle quattro battute in italiano, a me personalmente hanno molto disturbato).
    Il risultato che ne ho colto è di un film che si dipana molto lentamente, un tempo probabilmente adeguato all’ambientazione, ma particolarmente pesante, unica eccezione la scena nell’osteria dove Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen riescono a dare un ritmo che Jean Valjean, ma soprattutto Javert non hanno mai.
    Ciò non toglie che nella mia noia abbia trovato diversi spunti interessanti e che dopo l’incontro tra Colette e Marius l’intreccio canoro si fa decisamente più stimolante. I dialoghi cantati con “il terzo incomodo” e, sul finire, addirittura in quattro sono molto affascinanti, ma il giudizio complessivo non cambia.

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