C’è un confuso brusio di parole, proprio come in un set cinematografico prima del ciak, e macchie di colori e profumi.
Dove ci troviamo? Ecco, il brusio si placa rapidamente come un’onda che ritorna in mare, i colori si stemperano in una sola tinta indefinibile: silenzio, inizia il film…
Ma il vero film sappiamo bene che è fatto da ognuno di noi. Provate a voltarvi durante una proiezione e “guardare il film” sui volti stupiti, frementi, addolorati degli spettatori, anzi delle persone: mille sceneggiature in un unico film.
Ognuno di noi trova parte di se stesso nel personaggio o nella musica o nella storia. In qualche modo è ciò che siamo stati o che avremmo voluto essere almeno in un momento della nostra vita, che volevamo dire, fare… baciare.
In questa chiave, nessun film può essere considerato un brutto film, perché una pellicola vive attraverso le emozioni che una persona muove individualmente. Un film è molto più di una bella trama, un bravo attore, ottima fotografia, musica azzeccata; un film è quello che sei, che vorresti o non vorresti mai, e ridi e piangi proprio per questo.
E’ così che chiediamo ai nostri lettori di esprimere una preferenza sui tre migliori film della propria vita, con questa voglia di raccontarsi e raccontarcelo, perché quella sua emozione diventi anche nostra.
Ringraziamo come sempre Claudio Lupi autore anche dell’introduzione che leggete sopra e oggi vi presentiamo le emozioni e i film di Marcello Magna !!!
Due film a cui sono particolarmente affezionato sono due film che vidi alla televisione, capitando per caso su di loro passando da un canale all’altro.
Il primo è un film svedese, “La mia vita a quattro zampe“.
Curiosamente per me, che di solito non entro in sintonia con film e libri sui bambini, in questo caso invece mi sentii attratto da questa voce fuori campo del bimbo protagonista, dalla psicologia fragile, non aiutata dal confronto quotidiano con la malattia della madre.
Non ricordo bene l’anno in cui lo vidi, era una ventina d’anni fa, ma la frase ripetuta spesso dal bambino “Bisogna sempre fare i confronti con gli altri, ci si accorge che a noi poi non va così male. Pensate alla cagnetta Laika, lei non aveva chiesto di andare nello spazio” si scolpì nella mia memoria.
Il secondo film è “Bianca” di Nanni Moretti.
lo vidi almeno venticinque anni fa, erano le primissime settimane di trasmissioni su Telepiù e davano lo stesso film a ripetizione. Non avevo ancora visto nessun film simile e ne fui ammaliato: i silenzi, i discorsi sulle scarpe, le battute “E non hai pietà tu di me” oppure “Così tu mi stai dicendo che non hai mai mangiato la Sachertorte: continuiamo così, facciamoci del male” divennero subito oggetto di culto per me, e di Nanni Moretti adoro tuttora la prima produzione (non disdegnando anche l’ultima, ma sicuramente meno sperimentale).
Altri film la cui visione mi lasciò subito una sensazione che ricordo ancora sono “Moloch” di Sokurov, che vidi un pomeriggio da solo al Plinius, durante gli anni dell’università, in una sala con pochissime persone tutte cinefile che non tolleravano il minimo bisbiglio; “Le vite degli altri“, visto in versione originale sul boulevard Saint-Germain a Parigi; “La dolce vita” di Fellini visto al cinema in una sala vicino alla gare Montparnasse, sempre a Parigi e in versione italiana.
ah bene, abbiamo un’intersezione di preferenze, anche io avevo messo Bianca fra i miei tre film… Invece non ho visto gli altri due (ricordo invece Le vite degli altri, bello).
Su Bianca concordo davvero. E’ uno dei pochi film che ogni volta che rivedo mi fa scoprire qualche dettaglio o emozione nascosta. Anche se ormai penso di conoscerlo a memoria.