Giovedì 2 maggio “Nella casa” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.
Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.
Dati Tecnici
Regia: François Ozon
Con: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott-Thomas, Emmanuelle Seigner e Denis Ménochet.
Durata: 105 min
Trama del film
“Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.”
Un film enigmatico, che coinvolge, è ben recitato e si sviluppa bene, si rimane sospesi nell’attesa di cosa possa succedere, come un giallo in cui si deve sciogliere un enigma o snodarsi una vicenda. L’iniziale realismo si sgretola progressivamente e si rimane intrappolati in un abile gioco di specchi e di rimandi, in cui non si capisce più bene cosa dobbiamo considerare realtà e cosa una finzione nella finzione, in un crescendo di intreccio e confusione fra fatti veri e invenzioni ideate da Claude per il suo racconto. E lo spettatore diventa protagonista nell’immaginare differenti percorsi e soluzioni in questo labirinto dei possibili, nel multiverso narrativo che Ozon abilmente ci offre. E forse l’ultima scena potrebbe suggerire che tutto quello che abbiamo visto deve essere considerato solo parte dei racconti che il ragazzo fa al suo insegnante che sta male ed è ricoverato. Un film intelligente e godibile, che ci fa riflettere su realtà e finzione, sui possibili esiti che vi sono nelle nostre vicende, dove sta a noi immaginare e scegliere nuove soluzioni. Voto 8. (Oppure…)
Ozon si mette nei panni del giovane Claude per proporci l’espediente, non nuovo ma efficace, di raccontarsi nel film mentre sta cercando di fare il film, di sviluppare una storia, il suo rapporto con le aspettative del pubblico, con il produttore, con le regole della narrazione efficace, con la propria ispirazione. Ripete più volte “devo trovare un finale e non riesco” e vediamo diversi finali proposti dal ragazzo, che li cambia alla ricerca di un senso, di un finale appropriato, che però non sembra il regista abbia trovato nel film che abbiamo visto, che infatti nell’ultima parte si perde, un po’ delude e diventa quasi solo un esercizio di stile, senza forza vitale. Forse ci vuol dire che la letteratura è un gioco, che non aiuta a capire la vita, “non insegna niente”, come dice la moglie del prof, anzi forse è solo una fuga consolatoria dalla vita reale. Voto 6. (Oppure…)
Il film si presenta come un congegno ben costruito, con buon mestiere, per attrarre l’attenzione dello spettatore su una storia che è l’occasione per fare una critica e una satira di alcuni aspetti della vita sociale e culturale francese. Il discorso è arguto ma superficiale e ammicca a idee facili e banali. L’ironia sull’arte contemporanea è abbastanza rozza e superficiale, un po’ luogo comune da chiacchiera fra amici. Le battute sul pedagogismo “con l’allievo al centro” e sull’innovazione educativa che si risolve nel restaurare la divisa sono spiritose ma abbastanza deludenti. La satira della famiglia borghese inanella una serie di luoghi comuni: il marito che pensa solo al lavoro e allo sport, la moglie insoddisfatta e annoiata che pensa solo all’arredamento e alla prossima casa, i rapporti sessuali ormai stanchi e senza passione, gli interessi solo consumistici senza profondità culturale. Il prof lo bacchetterebbe severo per tutte queste banalità. Voto 4. (Oppure…)
Una delle regole basilari della scrittura è che ogni persona è una storia.
Questa è il punto di partenza della nuova (anche se è in concorso a Cannes con l’ultimo film) opera del poliedr…ico e prolifico regista francese Francois Ozon “Nella Casa”
Protagonista un professore di letteratura disilluso (un bravissimo Fabrice Lucchini che sembra il clone di Ken Loach) con alle spalle un passato di scrittore mancato anche a causa di un mancato talento, che accetta un nuovo incarico in una scuola superiore dove l’introduzione della divisa dovrebbe omologare quello che è disomogeneo fuori dalla struttura.
Durante la correzione dei temi che evidenziano l’apatia comunicativa dei suoi ragazzi, il prof si imbatte in un tema che cambierà totalmente la sua vita. Un tema che descrive minuziosamente con un proprio stile la normalità latente di un famiglia borghese francese (ottimamente rappresentata dalla fisicità prorompente ma nascosta di Emmanuelle Seigner), vista dagli occhi incuriositi di questo ragazzo posizionato nel banco in ultima fila della classe (una posizione che gli permette di avere la migliore prospettiva per giudicare le cose) e con una frase finale che colpisce l’uomo….(Continua). Quello che sembra una presa in giro del proprio compagno di classe (almeno questo è il giudizio iniziale della moglie del protagonista) diventa per il professore un motivo per incentivare l’unico talento che ha incontrato in carriera.
E così quello che è iniziato come un tema descrittivo si trasforma in un racconto con tutte le sue dinamiche (protagonista, obiettivo e incidenti di percorso)……e il filo che lega la realtà dell’immaginazione si assottiglia sempre di più tra il voyerismo e il compiacimento del lettore fino alla ricerca del finale a effetto perfetto.
Ozon, ispirandosi alla piece teatrale Il ragazzo dell’ultimo banco, si districa molto bene nel difficile campo del meta cinema…..della storia dentro la storia e che cambia la storia.
Citando molto cinema ma mantenendo una sua personalità narrativa, troviamo echi di Woody Allen con le interruzioni nevrotiche del professore all’interno del racconto…..e non è un caso che i protagonisti vadano a vedere Match Point al cinema (altra storia di un manipolatore)…..lo stesso impianto narrativo ricorda l’esperimento che sfugge di mano all’insegnante de “L’onda”…..ma è con l’evolversi della storia e la sua virata verso il thriller che constatiamo che l’obiettivo è quel cinema guardone e spione di un certo Hitchcock e di conseguenza anche di De Palma come si evince dal finale dove non esiste solo “La finestra sul cortile” ma un “Cortile su tante finestre” basta scegliere la storia che si vuole raccontare.
La bravura di Ozon è stata quella nel riprendere il film nel momento in cui si stava arrovellando su se stesso, come lo stesso racconto del giovane protagonista, e di regalarci un finale emozionante…..il finale perfetto???
Voto 7,5
Dopo un inizio apparentemente banale, dove i luoghi comuni vorrebbero farla da padroni (la critica della famiglia borghese, il conformismo della divisa etc..) Ozon si diverte a distruggerli poco alla volta tramite un’analisi profondamente letteraria. Il racconto si complica intrecciando diverse versioni e si sposta su più piani fino a quando il professore arriva a correggere in diretta il suo allievo. A questo punto la struttura narrativa viaggia su molteplici livelli senza però diventare complicata il rapporto tra i personaggi diventa sempre più psicologico e nella ricerca del finale da il suo meglio. La casa come metafora di se stessi e la realtà usata solo come spunto per la creatività. Il professore sulla panchina lascia aperta qualsiasi interpretazione su ciò che esiste e ciò che è solo nella nostra mente …. Ovviamente dopo una buona lettura.
Ho trovato geniale questo film di Ozon tutto incentrato sulla letteratura, il racconto, l’invenzione e la costruzione di una storia. Geniale perchè per la prima volta ho toccato con mano, anzi con gli occhi, quella che Umberto Eco negli anni ’70 chiamava opera aperta. L’autore qui, dopo alcune dritte che permettono di qualificare il terreno di gioco, si fa letteralmente da parte, lasciando lo spettatore in balia delle immagini e della sua fantasia. Ognuno di noi può costruire la storia a proprio piacimento: cosa è reale e cosa è invenzione di Claude ognuno di noi può sceglierlo da sè. Qualsiasi interpretazione è suffragata da immagini e frasi pronunciate dai vari personaggi. Così, ad esempio, tutta la parte finale può essere invenzione di Claude che nell’eseguire quanto suggerito dal professore, lascia perdere la famiglia dei Rapha e inventa un finale che lo vede vincitore. Ed è quindi anche la vittoria del professore, che è riuscito a fare del suo allievo uno scrittore credibile. Oppure può essere interpretato come accadimento reale in cui davvero il professore perde tutto. Eccetto lo scrittore di storie che è riuscito a creare.
Claude, lo scrittore in erba, è modellato alla stregua di un novello Cèline, proletario che disprezza la propria classe sociale e quindi anche se stesso, ammirando ciò che non potrà mai essere. E non è un caso che il libro che annienta il professore nel finale è proprio “Viaggio al termine della notte”.
Forse il film lascia insoddisfatti nel finale perchè avremmo voluto “capire” di più cosa è “realmente” accaduto. E invece Ozon non ci vuole dare certezze, piuttosto ci invita all’invenzione. Come fanno Claude e il professore seduti sulla panchina. Perchè l’unica certezza del film è la forza della letteratura che è capace di trasformare gli uomini e quindi la realtà.
Mi è piaciuto moltissimo NELLA CASA, un film intelligente che parla di moltissime cose, quasi impossibile sottolinearle tutte.Essenzialmente, attraverso la storia di uno studente 16enne dotato del dono della scrittura e il suo prof che lo incoraggia a scrivere, si tocca il tema fondamentale:COSA E’ REALE E COSA E’ FINZIONE nelle nostre vite? Cosa è mosso dalla fantasia e cosa viviamo veramente? Tanti argomenti: l’educazione scolastica, la famiglia, le insoddisfazioni e le ipocrisie di coppia, l’abbandono, l’amicizia. Tutte le fragilità umane, le paure, le insoddisfazioni e il non essere mai completi. Bella l’immagine focale delle BAMBOLE a cui manca sempre un pezzo, direi il simbolo di questo film, per me. Ma la grandezza di OZON, che io adoro, sta nel aver trattato temi importanti, argomenti psicoanalitici, con tanta soavità e facendoci divertire, in modo esilarante. Mai noioso o scontato, un crescendo di curiosità. Per me film ECCELLENTE, consigliato vivamente.