Visto che questa sera vedremo l’ultima fatica di Alexander Payne abbiamo estratto qualche capitolo dal lungo articolo che trovate sul sito della Lucky Red e che racconta la genesi e il lavoro dietro “Nebraska“.
“Com’era giusto forse, Nebraska ha avuto origine con il tentativo di un vero midwesterner di superare i suoi limiti. Bob Nelson, l’autore di programmi comici originario dell’Illinois, aveva deciso di mettersi alla prova scrivendo qualcosa di più vicino alla realtà.
Alla mancanza di esperienza è riuscito a supplire con anni di osservazione e analisi del tipo di personaggi dei quali avrebbe voluto scrivere: i tipi taciturni un po’ buffi, quei modesti abitanti del Midwest che possono lavorare per tutta la vita, andare in guerra, crescere i figli e avere conflitti interiori senza mai raccontare la propria storia a nessuno, nemmeno ai propri familiari.
“Volevo scrivere una storia su gente vera” racconta Nelson.
“Mi piacciono le storie che trattano di umanità e volevo scrivere qualcosa sulla gioia di vivere e sulla tristezza che sempre l’accompagna. Volevo anche scrivere qualcosa che facesse commuovere il pubblico, perché sono dieci anni che scrivo pezzi comici. Ma soprattutto volevo che le persone rappresentate in questo film apparissero talmente reali da coinvolgerti completamente nella loro vita”.
Questo senso di verità della sceneggiatura di Nelson per Nebraska deriva dalle sue esperienze familiari.
“Ho saccheggiato storie della mia famiglia per dar vita alla struttura della storia e poi ho inventato partendo da quelle” spiega.
Un’altra fonte di ispirazione per Nelson sono state le storie vere di anziani cittadini che si presentano negli uffici commerciali per reclamare le loro false vincite.
“E’ stato partendo da questo che ho cominciato a chiedermi: cosa accadrebbe se fosse tuo padre il tipo convinto di aver vinto?” ricorda lo scrittore. “Cosa faresti? Ho pensato che un certo genere di figli lo accompagnerebbe comunque, ed è da lì che tutto ha avuto inizio”.
“Questa meravigliosa sceneggiatura mi era stata data 9 anni fa, e quello che mi aveva affascinato allora era il suo miscuglio di malinconia e di comicità, come accade nella vita. Mi piaceva anche il fatto che lo scrittore avesse vissuto realmente quello che succede nella storia, che aveva perciò qualcosa di personale” dice Payne.
“Nel tempo trascorso da allora sono successe molte altre cose nella nostra società, e la storia è diventata come una moderna versione dell’epoca della Depressione. Ma sono convinto che qualsiasi film attinga dall’apoca in cui viene realizzato. L’aria del tempo vi soffia, che lo si faccia consapevolmente oppure no”.
Per Alexander Payne Nebraska è stato un po’ come tornare negli ambienti familiari del Midwest dove aveva girato i suoi primi tre film – La storia di Ruth, donna americana, Election e A proposito di Schmidt – che hanno definito la sua visione divertita e distaccata della cultura americana, prima di passare alla California e alle Hawaii nei due film successivi, entrambi molto apprezzati, Sideways e Paradiso amaro.
Tuttavia si tratta del ritorno in un luogo che è cambiato. E’ un luogo che si è trasformato in lunghe file di cittadine decadenti che potrebbero avere poche prospettive di sopravvivenza economica nel XXI° secolo, ma che continuano ad alimentare quello stile di vita che un tempo definiva il Paese nel suo insieme. E’ anche un luogo che esalta i dubbi di Woody e David Grant, un padre e un figlio non troppo sicuri del loro rispettivo futuro.
Payne ha scelto le location per Nebraska con quella meticolosità che fa parte integrante del suo stile. Tanto che la sua infinita ricerca di ambientazioni naturalistiche si è spesso trasformata in una delle maggiori difficoltà da affrontare per la produzione.
Dato che il film sarebbe stato in bianco e nero, le tonalità e i chiaroscuri sono diventati decisivi sia per gli ambienti che per i costumi.
Racconta lo scenografo Dennis Washington “Durante le ricerche facevo foto a colori e le trasformavo in bianco e nero per controllare i cambiamenti. Si potrebbe pensare che i cambiamenti siano ovvi, e invece no. La tua attenzione viene catturata da qualcosa nella foto a colori, ma in quella in bianco e nero improvvisamente si sposta su qualcos’altro. Ho cominciato così a capire come funzionava. Più tardi tutto quello che avevamo imparato ci ha aiutato ad evidenziare le necessarie sfumature, a lavorare con le luci e a sapere quando e come dovevamo aumentare il contrasto per ottenere il meraviglioso bianco e nero di quel tipo di fotografia”.
Una delle prime decisioni prese da Alexander Payne relativamente a Nebraska è stata quella di girare il film in bianco e nero. Sapeva che sarebbe stato un rischio, ma era fondamentale per la sua visione della storia.
“Lo stile visivo sarebbe stato il biglietto da visita del film” osserva. “Il bianco e nero sembrava essere la scelta giusta, e l’ho sempre immaginato così” spiega Payne. “Ho sempre desiderato fare un film in bianco e nero. E’ un formato bellissimo.
E questa storia sobria e rigorosa si presta ad uno stile delle immagini semplice, spoglio e disadorno come la vita dei protagonisti del film”.