12 anni schiavo

Mercoledì 26 febbraio “12 anni schiavo” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.

Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.

 

 

Dati Tecnici
Regia: Steve McQueen
Cast: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Sarah Paulson e Brad Pitt.
Durata: 133 min

Trama del film
“La storia vera di Solomon Northup, che nel 1841, nonostante fosse un uomo libero, venne rapito e portato in una piantagione di cotone in Louisiana come schiavo, per rimanerci fino al 1853. Tutta colpa delle diverse leggi che regnavano negli Stati americani, per cui a Washington (dove avvenne il rapimento) la schiavitù era legale, a differenza di quello che succedeva a New York, città in cui viveva normalmente Northrup. Responsabili dei dodici anni di schiavitù dell’uomo furono due bianchi, che con l’inganno lo portarono nella capitale americana e poi lo privarono dei documenti che provavano il suo status di uomo libero.”

 

Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=8PQYQ_Cfz0U

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  1. Pietro Diomede scrive:

    Con 12 anni schiavo il regista Steve Mc Queen fa il grande salto verso Hollywood (alle spalle c’è la casa di produzione di Brad Pitt) dopo i due precedenti intensi e più autoriali Hunger e Shame……
    Un salto riuscitissimo visti i trionfi a Montreal e ai Golden Globes……e visto che è in Pole Position per la corsa agli Oscar.
    12 anni schiavo è la storia vera di Solomon Northup uomo di colore nato libero, colto musicista che viene raggirato, rapito e venduto come schiavo, il film ne segue tutto il percorso per uscire fuori da questa incredibile situazione ( e lui fu uno dei pochi che riuscì a raccontarlo nella sua autobiografia che è la base del film), una lotta verso la vita che è perfettamente sintetizzata nella frase “Io non voglio sopravvivere io voglio vivere”.
    Il film racconta la piaga della schiavitù da una nuova angolazione, esistevano uomini di colore nati liberi che venivano plagiati e annullati da persone senza scrupoli.
    12 anni schiavo rappresenta questa storia con piglio duro, sbattendo in faccia allo spettatore tutta la violenza subita rispettando i canoni del grande filmone Hollywoodiano da Oscar.
    Paradossalmente quello che è il punto di forza è al tempo stesso la cosa a mio parere che gioca contro al film…..l
    Il regista è quasi intimidito dalla grandezza del progetto che lo rispetta pure troppo, si vede poco la mano dell’autore Mc Queen…..l
    Nei film precedenti c’è una totale identificazione sia psicologica che (e sopratutto) fisica tra lo spettatore e il protagonista, qui è decisamente a sprazzi come lo si può notare nella scena più bella del film dove il Solomon si trova costretto a frustare la sua amica schiava.
    Gli stessi cattivi sono perfettamente tratteggiati (Paul Dano su tutti con uno sguardo che racchiude tutta la follia razzista) ma escono di scena forse troppo presto quasi a dover rispettare una tempistica da cameo per poi dare scena al fedele Fassbender.
    Ripeto sono tutti peccatucci veniali che non privano il film di un voto alto come 7,5 ma nella corsa alle statuette mi hanno più colpito la personalità di film come American Hustle o The Wolf of Walk Street……ma le regole di Hollywood seguono altri percorsi più politically correct con il benestare del presidente Obama……

  2. Ugo Besson scrive:

    Film intenso, che coinvolge e sconvolge. La struttura del racconto è classica, come una piccola epica, con lieto fine, che anche fa emergere il valore e la forza dell’individuo solo di fronte alle avversità del contesto, secondo il mito americano. Ma lo stile del regista si vede nelle riprese, nelle immagini, nella tensione psicologica di certi momenti. Si mostra a più riprese l’indifferenza, generata dall’abitudine, nei confronti della sofferenza, della violenza e della crudeltà, un specie di banalità o consuetudine del male, con pochi che si muovono a pietà o sdegno. E come tutto questo si accompagnava con la pratica della religione cristiana, più volte citata e recitata, in un’incredibile contraddizione.
    Più che un film sulla schiavitù negli Stati Uniti mi è sembrato un film sulla violenza, sulla crudeltà, sulla disperazione di una situazione senza uscite, sul possesso dell’uomo sull’uomo e le distorsioni e anche le nevrosi che questo dominio può generare, la crudeltà a volte anche superflua e un po’ psicopatica. Più che il sistema economico, giuridico e militare su cui si organizzava il commercio degli schiavi, è descritta la sofferenza individuale e corporale, e la miseria umana e la distorsione morale che accompagnano questo fenomeno storico gigantesco e terribile.
    Ma il film porta anche a riflettere sulle nefandezze su cui in parte si è costruita la ricchezza e l’accumulazione primaria del grande paese e sembra strano che si tratti del paese che aveva scritto la sua costituzione liberale con i principi di libertà, democrazia e felicità per tutti, un paese erede del popolo che secoli prima aveva scritto la Magna Carta e dichiarato habeas corpus (ripetuto nella costituzione americana). Più in generale fa pensare alle nefandezze perpetrate a lungo dalla grande civiltà dell’Europa cristiana nei confronti di tanti popoli di Africa, America e Asia. D’altronde anche la civilissima antica Grecia, mentre elaborava principi di democrazia e raffinate filosofie, teorizzava l’esistenza e il trattamento degli schiavi. È che in realtà l’Universalismo dei diritti e della comunità umana ha tardato molto ad affermarsi (e ancora non si è del tutto affermato). Ci voleva la inusitata catastrofe della seconda guerra mondiale per arrivare alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
    Ma certo non di può dire che non ci siano stati grandi cambiamenti, se ora è presidente un certo Obama …

    • Annafranca Geusa scrive:

      Ugo, non dimentichiamoci però che si tratta di una parte degli stati nordamericani che usavano la schiavitù e che il resto nel frattempo maturava quegli ideali di libertà per difendere i quali si è giunti ad una guerra civile. L’America delle contraddizioni, spesso divisa e lacerata. E il libro come il film trasmettono benissimo questo senso, Solomon era libero, torna libero e lotta lui stesso per questi principi.
      Gli USA hanno pian piano risolto i loro problemi, gli europei forse ancora no e non c’è bisogno di guardare alla misera Italia. La stessa Francia, nazione cosmopolita, lotta parecchio con le sue minoranze (ribellioni nelle banlieu e ascesa dei partiti ultra nazionalisti la dicono lunga)

      • Ugo Besson scrive:

        Ma infatti dicevo sembra strano che … Proprio per queste contraddizioni, che il film mostra bene, come tu dici. Però anche nella costituzione americana era prevista la schiavitù ed era tutelata: “Chi, soggetto a contratto a termine oppure a schiavitù in uno degli Stati, secondo le leggi ivi vigenti, si sia rifugiato in un altro Stato, non potrà, in virtù di qualsiasi legge o regolamento quivi in vigore, essere esentato da tale vincolo, ma, su richiesta, verrà riconsegnato alla parte cui detta prestazione è dovuta.” Abbiamo visto nel film Lincoln come è stata difficile l’approvazione dell’emendamento sull’abolizione nel 1865 (il Mississipi l’ha ratificato nel 1995…). Mentre dal 1808 l’Inghilterra aveva proibito il commercio degli schiavi. Comunque anche dopo l’abolizione della schiavitù è rimasto a lungo in USA il problema della discriminazione razziale. Processo molto lento e faticoso.

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