Il vostro inviato alla mostra, dopo due giorni di cibo mangiato al volo tra un film e l’altro e spuntini delle due di notte, prima di andare al Lido si concede un lauto pranzo in compagnia di amici. Rifocillato, arriva al Lido nel pomeriggio e lo trova gremito. E’ vero, è sabato, ma l’affolamento è legato alla presenza del divo dei divi, Al Pacino, protagonista assoluto di ben due dei quattro film della giornata in programma in Sala Grande.
Nel primo, “Manglehorn”, di David Gordon Green di cui l’anno scorso alla Mostra era passato Joe con
NIcholas Cage, fa un fabbro ormai anziano, arrabbiato con se stesso e con la vita per averla sprecata lasciandosi sfuggire la donna che amava. E’ un classico del cinema, l’uomo invecchiato, cinico, che sbatte a ognuno in faccia la verità senza pietà. Ed è anche classica la via d’uscita, grazie a una donna (Holly Hunter nel film) e a una nuova speranza d’amore. Il film si regge sulla bravura degli interpreti, Al Pacino su tutti ma anche Holly Hunter. Alcune scene sono molte belle, ma altre decisamente banali. Al Pacino si comporta da vero divo, arrivando con un ritardo di un quarto d’ora sul Red Carpet e attardandosi poi con i fan per oltre venti minuti, divertendosi come un bambino ad aggirare gli addetti della Mostra che cercano di farlo entrare in sala per poter dare inizio al film. Nella foto è con Gordon Green, a sinistra e Chris Messina, che nel film interpreta il figlio e che al Lido ha avuto un suo personale seguito di fan agguerrite.
A causa del divismo di Al Pacino il vostro inviato non ha nemmeno il tempo di bere un bicchiere
d’acqua, che deve entrare in sala per il secondo film, “Trois Coeurs” di Benoit Jacquot: il cast di dive francesi presenti al Lido infatti, a differenza di Pacino, è puntualissimo. Anche questo film è un classico della commedia sentimentale francese, alla Rohmer. E’ il genere film che il vostro inviato ama quasi senza condizioni, che parla di sentimenti e passioni in modo lieve. Parlano le epressioni del viso, le sigarette fumate, le parole non dette piuttosto che i dialoghi veri e propri, esattamente come nella vita reale. C’è un’amarezza di fondo, alla fine, la constatazione che ahimè troppo di quanto ci accade è legato a piccole casualità apparentemente senza importanza. Nella foto il regista Benoit Jacquot con Charlotte Gainsborg, Chiara Mastroianni (che nel film sono sorelle) e Catherine Deneuve. Manca Benoit Poolverde, che nonostante due film da protagonista, ha snobbato Venezia. Imperdonabile, no?
Il terzo film è “The Humbling” di Berry Levinson, regista cult del vostro inviato da quando ha visto “Diner”, anche se Sleepers è il suo film più famoso. Tratto da un romanzo di Philip Roth è la storia di un attore alla fine della carriera e del suo rincoglionimento (scusate il termine ma è l’unico che descrive veramente ciò che accade) a causa di una giovane donna, che potrebbe essere sua figlia. La prima parte del film è puro Levinson, tragico ma ironico a tratti molto divertente. Poi probabimente la gigioneria di Pacino e la vecchiaia di Roth hanno avuto la meglio e il film si trascina un po’ “Angelo Azzurro”, un po’ “Venere in Pelliccia”, con Pacino costantemente sullo schermo. Peccato.