Oggi Venezia e il vostro inviato si svegliano sotto un cielo autunnale. Partono anche gli amici, richiamati dal lavoro e anche al Lido l’atmosfera è più calma che negli ultimi giorni. Dopo aver passato parte delle vacanze estive in Polonia, alla ricerca dell’Europa yiddish ormai scomparsa, il vostro inviato non poteva lasciarsi scappare “Tsili” di Amos Gitai (nella foto sotto), recitato appunto in yiddish e ambientato nei boschi dell’ Ucraina dove si rifugiano due ragazzi fuggiti dal proprio villaggio attaccato dai nazisti.
Tratto da un racconto di Ahron Appelfeld, Gitai sceglie un adattamento non consueto, con una prima parte ambientata nel bosco quasi senza parole, e una seconda parte in cui una voce fuori campo praticamente legge il racconto. La prima parte con lunghi piani sequenza fatti solo di immagini in movimento, la seconda in cui l’immagine è un quadro e la parola racconta. Forse l’espressione di due modi diversi di fare cinema. Forse. In ogni caso, per lo spettatore, una noia mortale.
Per riprendersi il vostro inviato si concede una passeggiata, mentre il sole cerca di riprendersi il cielo, regalando colori meravigliosi a Venezia. L’aria è così limpida che dal Lido si vedono le montagne.
Ripresososi dal sonno, il vostro inviato ritorna in prossimità del red carpet, per l’evento clou della giornata: il film di Mario Martone su Giacomo Leopardi “Il giovane favoloso”, recitato da alcuni tra i migliori attori italiani del momento: Germano, Riondino, Ragonese. Il vostro inviato ama Leopardi e le regie di Martone. La combinazione dei due, immagina, non può che produrre un capolavoro.
E invece anche questo film si rivela una grossa delusione per il vostro inviato. Certo Martone cerca di raccontare gli aspetti meno noti della vita di Leopardi. Cerca anche di rappresentare il rifiuto degli intellettuali e dei borghesi italiani dell’epoca per le idee di Leopardi, per il suo pessimismo, per la sua malinconia. L’interpretazione di Germano è molto concentrata sulla rappresentazione fisica della sofferenza, ai limiti del bozzetto, sempre in agguato in un film in costume. E spesso Riondino, che recita l’amico Ranieri, bravissimo e molto bello, gli ruba la scena.Ma ciò che il vostro inviato ha davvero mal sopportato è stata la recitazione antinaturalistica delle poesie di Leopardi, al punto che dopo pochi versi se ne perde il senso. Scelta davvero inspiegabile per componimenti il cui senso filosofico è fondamentale, come “La Ginestra” che, giustamente, chiude il film. Conoscendo la bravura di Germano, sono certa che si è trattato di una scelta, a me incomprensibile, di Martone. Perchè? Forse aggiungo, per catturare l’anima di Leopardi, è più utile leggere le opere, che mostrare i litigi col padre o i bassi di Napoli dove ha vissuto. Il pubblico di Venezia, contrariamente al vostro inviato, ha apprezzato moltissimo, tributando al film un lunghissimo applauso.