Giovedì 18 settembre in tutte le sale italiane sarà proiettato “Se chiudo gli occhi non sono più qui” un intenso e toccante ritratto di un sedicenne nella periferia friulana, che ci parla di problemi adolescenziali, rapporti familiari incerti, immigrazione clandestina e integrazione sociale.
Il regista di questo film, presentato con buone critiche al Festival di Roma del 2013, e’ Vittorio Moroni, valtellinese classe ’71 che davvero gentilmente ha accettato di partecipare al nostro spazio interviste.
Intanto benvenuto Vittorio nel nostro spazio dialoghi (o chiacchere ?)
Ci racconti la genesi del tuo film ? Da quale spunto è nato ? Quale è la stata la molla (o potremmo chiamarla la “necessità”) che ti ha spinto a lavorarci ?
Un’amica psicologa mi ha diagnosticato che il mio problema è essere bloccato all’età adolescenziale. Essere un “puer aeternum”, come Hitler! Forse questo spiega, in parte, il mio desiderio ossessivo di occuparmi continuamente degli adolescenti. L’adolescenza è un momento sconvolgente. Per me almeno lo è stato. Un tempo in cui si chiede a tutto e tutti di essere all’altezza del proprio desiderio di grandezza e di pienezza. Domande estreme, ultimative. Risposte sospette e insufficienti.
All’inizio c’era questo:il desiderio di lavorare intorno all’adolescenza, cercare un modo per raccontare cose mie personali, evidentemente irrisolte, e contaminarle con quelle di un ragazzo che vive oggi quell’età. Per cercare di capire è stato necessario fare un tirocinio: per un mese sono stato ospite di un liceo scientifico sulla Prenestina, a Roma. Ho partecipato alle lezioni, conversato con gli studenti e con gli insegnanti e, insieme a Marco Piccarreda, cominciato a prendere appunti per una sceneggiatura.
Normalmente sei abituato a dirigere nei tuoi film attori emergenti o proprio esordienti, come è stata l’esperienza di avere sul set attori affermati e di lunga esperienza come Beppe Fiorello e Giorgio Colangeli ? Hai dovuto cambiare qualcosa nel tuo approccio o alla fine e’ stato sempre lo stesso ?
E’ molto importante, per me, quando so di non poter contare sull’esperienza e la tecnica attoriale, scegliere dei debuttanti che abbiano alcune caratteristiche fondamentali molto simili al personaggio che dovranno interpretare. Per Kiko, il protagonista, cercavo un ragazzo che conoscesse la condizione di orfano, che ne avesse avuto esperienza. Mark ha vissuto in modo lacerante il distacco dai nonni, che lo hanno allevato nelle Filippine e sono rimasti laggiù quando lui ha raggiunto i genitori in Italia all’età di 9 anni. Conosceva bene quei sentimenti, erano una parte profonda del suo essere. Mark Manaloto è stato scelto tra centinaia di coetanei di origine filippina anche perché nella sua vita ha attraversato esperienze importanti e sa entrare in contatto con la memoria in modo intenso e trasparente. Lui e Hazel Morillo, che interpreta la madre, entrambi al debutto, hanno lavorato per mesi con me e l’actors coach Rosa Morelli, cercando nessi profondi tra le vicissitudini dei personaggi e le proprie.
Con gli attori professionisti potevo contare sulla loro esperienza a trasformare il vissuto in tratti espressivi del loro personaggio. Giorgio Colangeli ha donato al personaggio di Ettore quello che desideravo e che era difficilissimo combinare: tensione spirituale, entusiasmo maieutico e un’anima nera, continuamente nascosta, assediata dal tormento.
Giuseppe Fiorello ha accettato la sfida di affrontare un personaggio antagonista, Ennio, salvaguardando l’umanità di chi, nel commettere errori, cerca una propria verità.
Molti bravi attori hanno regalato interpretazioni incisive in ruoli minori: Ivan Franek, Ignazio Oliva, Vladimir Doda, Elena Arvigo, Anita Kravos, Stefano Scherini, Igor Sancin…
Se c’è una cosa di cui sono pienamente soddisfatto è come la totalità degli interpreti, anche nei ruoli più piccoli, abbia dato prova di personalità ed esattezza.
Anche i tuoi film precedenti (“Tu devi essere il lupo”, “Le ferie di Licu”, “Eva e Adamo”) sono incentrati su storie di vita quotidiana e parlano molto dell’integrazione di culture diverse nel tessuto sociale italiano. E’ dall’osservazione del quotidiano che partono le idee per le tue sceneggiature (Vittorio e’ anche sceneggiatore di tutti i suoi film) ?
Sì, normalmente, sia quando scrivo i miei film che quando collaboro a sceneggiature per altri registi, osservare, ascoltare è un esercizio indispensabile. Tuttavia la realtà è opaca e dispettosa, cerca in ogni modo di nascondere i propri significati sotto la superficie spumeggiante degli avvenimenti.
Perché i fatti non siano stupidi, caotici, insensati, come temo sia la vita, è necessario allora sfidarli con il proprio sguardo, la propria umanità, la propria curiosità, il proprio bisogno di senso.
Il tuo film “Tu devi essere il lupo” é stato prodotto dalla MySelf Distribuzione con una sorta di autoproduzione e autodistribuzione che all’epoca è stata quasi rivoluzionaria in Italia. E’ in pratica quello che adesso va molto di moda come “Crowdfunding”. ?Come ricordi quella esperienza?
Quel mio esordio al lungometraggio fu prodotto da Laura Cafiero – Metafilm e poi distribuito da una coalizione di artisti (attori, sceneggiatore, montatore, regista…) che si raccoglievano sotto il nome provocatorio della neonata associazione Myself. L’idea distributiva era semplice e rivoluzionaria come l’uovo di Colombo: prima troviamo gli spettatori, poi le sale. Un giorno, molti mesi dopo aver intrapreso quella faticosissima avventura, venni invitato all’Università Bocconi di Milano per esporre agli studenti quella nostra esperienza, allora così dirompente e riuscita. Capii in quel momento di aver finalmente realizzato il sogno di mio padre: entrare nelle aule della Bocconi!
Un mio collega invece, qualche mese fa, immerso nelle traversie del crowfunding, mi ha detto: Vittorio, se questa esperienza funzionerà ti dovrò ringraziare perché in fondo in Italia voi siete stati l’anello di congiunzione tra il crowfunding e la colletta!
Bel modo di farsi ricordare…
Lo scorso anno a Venezia il “documentario” con la vittoria di “Sacro Gra” ha avuto la sua consacrazione ufficiale. Tu che hai iniziato proprio con questo genere (“Il sentiero del gatto” e “Una rivoluzione” hanno vinto il premio Solinas) cosa ne pensi? Era finalmente l’ora di dare riconoscimento a opere che non hanno niente da invidiare anche ad un lungometraggio ?
Per me è difficile militare all’interno di questi schieramenti: esultare o parlare di declino della cinematografia perché vince un documentario, maledire la giuria perché vince una commedia ecc. Per me esistono i film, che, indipendentemente dal genere, dalla nazionalità e dal budget, possono essere più o meno significativi e riusciti, ma in ogni caso sono sempre “una favola raccontata da un narratore”. La distinzione tra documentario e finzione secondo me è molto aleatoria e fuorviante. E non va al cuore della questione.
Ti chiediamo per finire un tuo parere come spettatore: quali sono il film italiano e il film straniero che ti sono piaciuti di più negli ultimi mesi ?
“Ida” di Pawel Pawlikoski, “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher
Vittorio è stato davvero un piacere chiacchierare con te del tuo film e di cinema in generale. Per “Se chiudo gli occhi non sono più qui” ti facciamo un grosso e sincero in bocca al lupo e lo consigliamo davvero a tutti coloro che amano il buon cinema italiano !!
Grazie a voi!
Posso aggiungere una chicca? Quando ho deciso che il protagonista del mio film avrebbe avuto origini filippine ho deciso di fare un viaggio nelle Filippine e me ne sono innamorato. Così, ora che il film è in uscita, insieme alla compagnia aerea Thai Airways e all’agenzia di viaggi romana City Travel, siamo riusciti ad organizzare un piccolo concorso con un premio secondo me bellissimo: un biglietto Roma-Manila e ritorno per due persone. E’ destinato agli spettatori che vedranno il film dal 18 settembre a Natale. Basterà inserire una copia del biglietto e i propri dati sul sito della produzione www.50notturno.it ed aspettare l’estrazione!
Non so se mi farà più piacere che i vincitori siano filippini (e abbiano la possibilità di tornare a casa) o italiani (e abbiano la possibilità di conoscere questo Paese stupendo). In ogni caso in bocca al lupo!