Vi parlo oggi del film italiano “Giulio Cesare” di Antonello Sarno.
Il film non tratta del celebre condottiero romano ma del liceo classico Giulio Cesare di Roma. Fondato nel 1934, era il più grande liceo d’Italia.
Attraverso filmati d’epoca e attuali, colloqui con gruppi di studenti, interviste a personaggi famosi che hanno studiato nel liceo, si ripercorrono le vicende che hanno attraversato questa prestigiosa scuola. Ne risulta una breve storia italiana e romana vista attraverso la vita del liceo, dalla inaugurazione del liceo da parte di Mussolini in persona, agli anni del dopoguerra, i cambiamenti di costume degli anni ’60, gli anni agitati del dopo 68, i movimenti studenteschi degli anni ’90, fino ai giorni nostri. Ci si sofferma molto sulle tensioni politiche e sociali degli anni settanta che hanno coinvolto gli studenti della scuola. Accompagnano le immagini le canzone di Venditti “Giulio Cesare” e “Compagni di scuola”. Raccontano la loro esperienza di studenti del liceo Antonello Venditti, Serena Dandini, Gian Luigi Rondi, Maurizio Costanzo, Pannella, Chiara Ingrao, Giorgio Benvenuto, Tullio De Mauro, gli Zero Assoluto e altri. Fanno parte della storia del liceo anche i luoghi vicini alla scuola molto frequentati dagli studenti: il Piper, dove si ballava e si ascoltava la nuova musica; il bar Tortuga, “dove ci si incontra e si discute e nascono o finiscono amori”. Si vedono anche le pagelle di alcuni personaggi celebri e le foto di gruppo delle classi di diversi periodi.
Nel racconto sono inseriti anche alcuni eventi drammatici: l’arresto di uno studente di 17 anni, accusato di complicità negli attentati del dicembre 1969, tenuto 60 giorni in isolamento e poi riconosciuto del tutto estraneo ai fatti (lo stesso ex studente è intervistato nel film); l’omicidio nel 1980 di due poliziotti, proprio davanti alla scuola, da parte di un gruppo neofascista; l’orribile delitto del Circeo; il ricordo degli ex studenti Vittorio Occorsio e Ezio Tarantelli uccisi da terroristi di destra e di sinistra.
Nel complesso mi è sembrato un documentario molto interessante, vivace e vario, che traccia alcuni elementi di storia e di costume da un punto di osservazione insolito e originale.