Mercoledì 19 novembre “Due giorni, una notte” è stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.
Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.
Dati Tecnici
Regia: Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne.
Cast: Marion Cotillard, Catherine Salée, Fabrizio Rongione e Christelle Cornil.
Durata: 95 min
Trama del film
“Sandra ha un solo fine settimana a farle visita i suoi colleghi e – con l’aiuto del marito – convincerli a sacrificare i loro bonus in modo che possa mantenere il suo posto di lavoro.”
Trailer
Finalmente un film “da cinefili” che ha le caratteristiche che preferisco e cioè una unità di tempo -.luogo – azione alla maniera delle tragedie greche (e anche per un po’ di secoli dopo). Con una sceneggiatura di ferro (con qualche ingenuità, tipo il suicidio credibile come uno sciopero della fame di Pannella) il film si regge giocoforza sulle spalle della protagonista femminile – che è sempre in scena come Tom Cruise quando si produce da solo i film o come Toni Servillo nei film di Sorrentino – non è affatto male, anzi….
Finalmente qualcuno in Europa racconta con occhio algido le contraddizioni della crisi che colpisce questo continente in questi maledetti anni dieci del XXImo secolo e di ciò dobbiamo ringraziare i belgi Dardenne (non avrei retto un soggetto simile sceneggiato “neorealisticamente” all’ italiana…sarebbe stato intriso di melodramma e di politica, se non di operaismo).
Forse schematico e ripetitivo (ma non si poteva far altro…la lista delle persone da contattare era fissa) ma non per questo appesantito, questo è un copione che coinvolge e che qualunque attrice vorrebbe recitare e mettere nel curriculum ; per una volta un personaggio che incarna una donna VERA, con vere occhiaie per le lacrime versate in quanto soggetta a ricatto, ma che non si piange addosso né si lascia andare…..il finale (pur aperto) è da appalusi…finalmente un film di cui non si rimpiange il costo del biglietto P.S. Osservazione geografica faceta: ma nel Belgio francofono, dove la vicenda si svolge, la magliettina smanicata della Cotillard, quando si riesce a mettere? Probabilmente non più di poche ore anche nei giorni più caldi dell’anno…credetemi….lo dico per esperienza
Un film che lascia una traccia, molto attuale, delicato ma intenso, procede con stile asciutto e sobrio ma non rinuncia a scavare nei sentimenti contraddittori, nelle insicurezze e nelle debolezze di chi si sente solo e indifeso in questo tempo di crisi economica. Bravissima e toccante Marion Cotillard, che passa per fasi di sfiducia, speranza e depressione, traendo infine comunque forza dall’esperienza vissuta. Lo schema narrativo è un po’ ripetitivo e può stancare, ma permette di esplorare diverse situazioni di vita e differenti reazioni e comportamenti di fronte al problema, fornendo un ventaglio di argomenti e sentimenti pro e contro le possibili risposte, senza banalizzare o dare soluzioni facili. Ci fa riflettere che il lavoro non è solo una questione economica, è anche un posizionamento nella società e nella vita, “mi sembra di non esistere, di non essere nulla per gli altri” dice la protagonista, mentre sempre di più in questi tempi si tende a trattare il lavoro come una merce, a privilegiare il risultato economico, e il metodo è sempre lo stesso, come mostra il film, il divide et impera, mettere in contrasto categorie o persone, togliere diritti e tutele a chi le ha con la motivazione retorica che altri non le hanno, per dare il massimo di poteri e di discrezionalità a chi detiene la ricchezza e i capitali.
Concordo in pieno Ugo ! Soprattutto ora in Europa i ricatti di questo tipo sono all’ordine del giorno….non ci stai? E io delocalizzo la produzione e mi vado a cercare (in Croazia, in Polonia, in Bulgaria, in Albania, ecc..ecc..) gente che mi prende un terzo di quello che mi costi tu e tu rimani senza lavoro….Queste sono le contraddizioni (o forse il vero obbiettivo) della GLOBALIZZAZIONE. Si globalizza il lavoro (importiamo disperati o spostiamo la produzione dove ci sono i disperati) e si azzerano i diritti (non ti va bene? ne troviamo un altro a cui andrà bene e che non mi farà storie su questioni risibili quali sicurezza, pensione, diritti) E’ triste ma è così…questo è un film importante per definire quest’epoca !
La speranza ha il volto deciso e innamorato di un marito instancabile nell’incoraggiare la moglie a combattere per salvare il posto di lavoro, quello di due bimbi che aiutano la mamma nelle sue ricerche al computer e la tengono d’occhio nascondendo la preoccupazione e infondendole gioia a sua insaputa, quello di colleghi che con sofferenza e fatica decidono di rinunciare a qualche loro piccolo sogno per non infrangere quello della vita stessa di Sandra e alla fine il volto finalmente e forse inspiegabilmente sereno della donna che riprende in mano le redini della propria vita, pronta a sfidare il mondo e soprattutto i propri fantasmi. “Due giorni, una notte”. Sembra il titolo di una storia d’amore. E forse lo è.
Emanuela Dini commenti diametralmente opposti all’uscita del cinema. Tra coloro a cui è piaciuto moltissimo, e tra coloro a cui non è piaciuto affatto. Io faccio parte del secondo gruppo. E comunque, meglio un film che divide così nettamente, e fa parlare, riflettere, discutere, piuttosto di un film “carino”. Aspetto i commenti degli estimatori. Io l’ho trovato noioso, piatto, velleitario, con una sceneggiatura irritante e la pretesa di fare un film intellettuale con trovate, dialoghi e situazioni da fotoromanzo di bassa lega. Una su tutte, il “suicidio” da barzelletta. Per non parlare della scarsa credibilità di una famiglia sull’orlo della fame, ma che va sempre fuori a cena e con una figlia di dieci anni col Mac…..E poi ho trovato molto poco elegante (diciamo così) la’outplacement della Ford, neanche fosse uno spot palese! Una preghiera a chi è piaciuto: mi spiegate dove e perché l’avete trovato bello?