Tutto il cinema di Wim Wenders

Questa settimana di Amicinema è stata completamente dedicata ad uno dei piu’ grandi registi tedeschi, appunto Wim Wenders.

 

Ogni giorno abbiamo parlato dei suoi film attraverso i suoi personaggi e in questo articolo vi (ri)parliamo di quattro suoi capolavori.


 

L’amico americano (Der amerikanische Freund)” del 1977 secondo alcuni e’ il miglior film di Wenders.

Liberissimo adattamento del “Gioco di Ripley” di Patricia Highsmith (poi rifatto anche dalla nostra Liliana Cavani), è un film sull’amicizia, la morte e l’amore.

Il personaggio principale e’ il corniciaio Bruno Ganz (semplicemente magnifico), malato di leucemia, che per garantire un futuro alla sua famiglia e cure migliori per sé, viene assoldato da un gangster per commettere un omicidio, episodio che segnerà anche la nascita dell’amicizia con Ripley, un Dennis Hopper perfettamente calato nella parte.

Ma l’intreccio è soltanto un pretesto per fornire l’idea che Wenders ha del cinema, dove i registi (Ray, Fuller, Eustache e altri ancora) sono ritratti come fuorilegge perché sono i soli che giocano con la vita e la morte come i gangster e dove mito e caso appaiono come elementi decisivi, in un’Amburgo crepuscolare dipinta dalle prodezze di Robby Muller.

La sequenza nella quale Ganz si affaccia alla finestra, vede un aquilone, ed evoca la sua sofferenza è entrata di diritto nella storia del cinema.

 


 

Nel 1984 Wenders vince la Palma d’oro come miglior film al Festival di Cannes con “Paris, Texas“.

“Tra autostrade desolate nel deserto, motel e cafeteries un uomo ricostruisce il rapporto col figlioletto, ma poi, affidatolo alla madre dalla quale s’era separato quattro anni prima, ricomincia il suo vagabondare.”

E’ il racconto di un viaggio che è anche l’occasione per riflettere sugli affetti, sul rapporto padre-madre-figlio, come pure sulla realtà sfuggente delle illusioni, del racconto narrato attraverso lo specchio di un peep-show (la splendida Nastassja Kinski).
La ricerca dell’identità si compie (forse) attraverso la rinuncia e l’inizio di un’altra e il film – anche se probabilmente troppo lungo – risulta emozionante e coinvolgente.

Travis il protagonista principale e’ interpretato da Harry Dean Stanton che su questo film disse: “Dopo tutti questi anni finalmente ho ottenuto la parte che volevo, anche se dopo “Paris, Texas” non recitassi piu’ sarei comunque felice”.

 


 

Il film piu’ famoso di Wim Wenders e’ sicuramente “Il cielo sopra Berlino” del 1987.

“Due angeli scendono a Berlino e, invisibili, osservano il comportamento degli umani senza poter far nulla per aiutarli. Uno dei due s’innamora e diventa uomo, dunque mortale.”

Girato dopo la trasferma cinematografica americana sulla sceneggiatura firmata da Peter Handke è a volte un po’ troppo macchinoso, ma innegabilmente ha un grande fascino, con l’improvviso passaggio dal bianco e nero al colore e gli angeli che sovrastano una Berlino decadente e incantata al tempo stesso, con i pensieri della gente che fluttuano nelle loro teste e una fiducia disincantata, ma schietta, verso il futuro dell’umanità e il genere umano in generale.

Anche questa volta il protagonista e’ Bruno Ganz che incarna l’angelo custode Damiel con il suo volto che coniuga malinconia e tenerezza allo stesso tempo.
Lo stesso attore svizzero di questo film disse “fu uno dei pochi film che, una volta visto per intero, mi fece dire ‘ne è valsa la pena’””

 


 

Dopo il lunghissimo “Fino alla fine del mondo” Wenders torna al suo minimalismo poetico con il bellissimo “Lisbon story” (1994).

“Chiamato a Lisbona dall’amico regista Friedrich (P. Bauchau) che vi sta girando un documentario muto e in bianconero, il fonico Philip trova una casa vuota dove rimangono soltanto le pizze del materiale girato. Non gli rimane che andarsene in giro per Lisbona, registrare suoni, ascoltare la musica del quintetto dei Madredeus e innamorarsi della loro cantante.”

Il film e’ un omaggio al centenario del cinema (con omaggi a Fernando Pessoa e a Manoel de Oliveira, classe 1908, che si permette un’entrata charlottiana), una riflessione finalmente lucida sul potere e la validità delle immagini un secolo dopo, accompagnate da uno splendido scenario lisbonese e dalle straordinarie canzoni dei Madredeus, che pure partecipano attivamente al film come protagonisti.

Rüdiger Vogler (attore amatissimo da Wenders e presente in molti dei suoi film) e’ l’attore principale del film, ma la vera protagonista del film e’ Lisbona, con le sue vie, i suoi rumori, i suoi silenzi, la musica sospesa tra malinconia e speranza del fado portoghese. Uno dei personaggi piu’ riusciti di tutti i film di Wim Wenders.

 


 

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