“Le ricette della signora Toku“, il nuovo film della regista giapponese Naomi Kawase, è in programmazione da ieri al cinema Mexico e per prepararvi alla visione vi facciamo leggere la bella intervista che ha rilasciato in occasione dell’uscita della pellicola.
Come ha avuto l’idea di adattare per il grande schermo il libro “An” di Durian Sukegawa, pubblicato in Giappone nel 2013?
A dire il vero, Durian Sukegawa ha recitato in uno dei miei film, Hanezu No Tsuki (2012). Eravamo andati al Festival di Cannes insieme quando il film era stato selezionato per il concorso e, mentre eravamo là, mi aveva accennato alla storia di “An”.
Poi, quando ha terminato il libro, me lo ha mandato chiedendomi se mi interessava farne un adattamento cinematografico. E così l’ho letto e sono rimasta affascinata da come rintraccia con cura la presenza di “ciò che è invisibile” nella vita. Il cinema è il mezzo attraverso il quale costruiamo la realtà a partire da ciò che è visibile, ma ciò nonostante io credo che il cinema possa anche creare la presenza di quello che è invisibile nella vita e presentarlo a noi spettatori.
Quanto è personale questo film per lei? Come ha lavorato all’adattamento della storia per elaborare dal libro la sceneggiatura del film?
Durante la scrittura della sceneggiatura, mi sono rinchiusa nella biblioteca che esiste all’interno della struttura del National Tama Zenshoen, il sanatorio per pazienti lebbrosi ed ex lebbrosi che si trova nella periferia di Tokyo.
Ho anche passato un po’ di tempo a passeggiare da sola all’interno del bosco del sanatorio per provare la sensazione della luce e dell’aria reali di quel luogo e per parlare con alcuni ex pazienti che di fatto risiedono nel sanatorio, in modo da poter rendere più vera la mia sceneggiatura e trasformare il linguaggio letterario in un linguaggio più cinematografico.
Da un punto di vista personale, ho visto in special modo Toku, uno dei personaggi principali, nel riflesso della mia madre adottiva che è deceduta tre anni fa.
I tre personaggi principali del film sono persone sole che per varie ragioni non sono integrate nella società. Come cambiano le loro condizioni nel film? Che cosa arrivano a capire?
Innanzitutto, si rendono conto che nessuno può vivere da solo. Sono convinta che questo valga per tutti noi esseri umani. Inoltre, ciascuno di noi vive qualche esperienza di fallimento nella vita. A volte questi fallimenti possono imprimere una svolta drammatica alla nostra esistenza, ma anche in questo caso ognuno di noi possiede sempre la forza per continuare a vivere in qualunque condizione. È una forza innata nella natura umana.
Tuttavia, a volte, le nostre società mettono alla prova la volontà e il desiderio di alcuni e in questo film possiamo vedere che il personaggio principale, Toku, è stata “derubata” di gran parte della sua vita, ma al tempo stesso ha anche imparato molte cose dalla situazione particolare in cui è stata messa. Ricevendo l’aiuto o il sapere di Toku, che ha vissuto molto di più e fatto molte più esperienze, gli altri due personaggi principali, Sentaro e Wakana, acquisiscono ciascuno un suo modo di credere in se stesso e la capacità di compiere un piccolo ma importantissimo passo in avanti nella loro vita.
La società è davvero un veicolo di esclusione o pensa che siano le persone a crearsi le loro barriere?
Ho l’impressione che a volte nelle nostre società contemporanee siano le persone a crearsi le loro barriere. Di conseguenza, su una scala più ampia, tali barriere possono spingerci a mettere in atto nozioni e azioni per cercare di sbarazzarci degli “altri”. A volte, chi da lontano ci sembra essere molto arrabbiato in realtà potrebbe stare piangendo se ci avvicinassimo abbastanza per guardarlo bene. Forse quell’individuo sta semplicemente cercando il calore di altri esseri umani.
Anche se in questo caso l’azione si svolge essenzialmente in città, contrariamente a quanto avveniva nel suo film precedente “Still the Water”, la natura resta superba. Che ruolo ha la natura ne “Le ricette della signora Toku” ?
Nella sostanza, in questo film il ruolo della natura non è diverso da quello che aveva in tutti i miei film precedenti. La natura è qualcosa che silenziosamente osserva e sorveglia noi esseri umani. I ciliegi, per esempio, non si esprimono a parole, ma capiscono e accettano quello che siamo e come siamo. Producono fiori stagione dopo stagione, qualunque cosa accada, e trovo che sia incantevole.
Come ha scelto gli attori principali?
Per il ruolo Toku, ne ho discusso con Durian Sukegawa, l’autore del libro, e abbiamo deciso di proporlo all’attrice Kiki Kirin. Lei ha letto la storia originale ed è stata immediatamente felicissima di accettare la nostra proposta. Per quanto riguarda Sentaro, era da moltissimo tempo che sognavo di fare un film con Masatoshi Nagase e lui ha assecondato con piacere il mio desiderio. Invece per il personaggio di Wakana, abbiamo impiegato un po’ di tempo a prendere una decisione definitiva sull’attrice, ma alla fine abbiamo optato per la vera nipote di Kiki Kirin, Kyara Uchida.
Ritiene che le cose semplici, come una ricetta, possano cambiare le vite delle persone?
Sì, ne sono convinta. Ad essere sincera, adoro mangiare e non so resistere a piatti deliziosi. Consumare degli alimenti buoni riempie la mia mente di meraviglia e felicità.
Credo anche che nessuno possa arrabbiarsi dopo aver mangiato una pietanza squisita.
E per finire anche se non siamo un sito di ricette, visto che era inserita nel pressbook ufficiale del film ecco la ricetta dei Dorayaki !!
Per le frittelle
3 uova
1 tazza di farina
2/3 di una tazza di zucchero
3 cucchiai di acqua
½ cucchiano di lievito
Olio per ungere la padella
Per la crema
1 tazza di azuki (fagioli rossi giapponesi)
8 tazze d’acqua
1/3 di tazza di zucchero
Per preparare la crema, mettere quattro tazze d’acqua in una pentola e aggiungere gli azuki. Accendere il fuoco e portare a ebollizione a fiamma viva. Scolare e rimettere nella pentola con altre 4 tazze d’acqua e far bollire a fuoco lento per almeno un’ora. Quando gli azuki cominceranno a sfaldarsi, aggiungere lo zucchero, mescolando bene fino a ottenere una crema densa. Far freddare e procedere con le frittelle.
Sbattere bene le uova e aggiungere piano la farina continuando a mescolare fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Aggiungere lo zucchero e il livieto sciolto nell’acqua continuando a mescolare. Ungere d’olio una padella, riscaldarla e versare due cucchiai di composto per ottenere delle frittelle alte mezzo centimentro e larghe una decina. Lasciare cuocere fino a che sulla superficie superiore non appaiono delle bollicine e poi girare la frittelle affinché cuocia anche dall’altra parte.
Una volta che le frittelle si saranno raffreddate, si possono comporre i dorayaki spalmando l’an (la crema di fagioli) su una frittella e unendone sopra un’altra.