“Questa è una storia che parla di rinascita, di vite che si rimettono in moto e danno un senso al proprio esistere, sullo sfondo di una città che cerca giustizia“.
Cosi’ il regista Francesco Ghiaccio ha definito “Un posto sicuro“, pellicola che uscirà nelle sale milanesi a partire dal prossimo 3 dicembre,
Sceneggiato dallo stesso Francesco Ghiaccio e da Marco D’Amore, interpretato da Marco D’Amore, Giorgio Colangeli e Matilde Gioli, distribuito da Parthénos, questa pellicola ci riporta nel 2011 a Casale Monferrato alla vigilia della prima grande sentenza del processo alla fabbrica di amianto “Eternit”.
Eduardo e Luca sono padre e figlio, ma si sono persi da tempo. Una telefonata improvvisa li rimetterà drammaticamente l’uno davanti all’altro, e questa volta, entrambi lo sanno, non avranno una seconda occasione.
La nostra inviata Anna Baisi era presente all’anteprima stampa e ci affidiamo alle sue parole:
“Un Posto sicuro, il film di esordio di Francesco Ghiaccio è tratto dall’omonimo libro scritto a quattro mani da Ghiaccio e Marco D’Amore che nel film interpreta magistralmente e con rara intensità Luca, il figlio di un ex operaio dell’Eternit colpito da mesotelioma un tumore provocato dall’esposizione alle fibre di amianto.
Il titolo suona oggi beffardo ma per chi andava a lavorare all’Eternit di Casale Monferrato negli anni settanta la fabbrica garantiva davvero una sicurezza lavorativa e una possibilità di vivere decorosamente.
Nulla ancora si sapeva – ai piani alti si ma si taceva – di cosa invece provocasse ai lavoratori e all’ambiente la polvere di amianto: perdita della salute e disastro ambientale (agghiaccianti i filmati di repertorio degli operai completamenti inconsapevoli e sereni a strettissimo contatto con le fibre che procuravano la morte).
Nel film si racconta una storia privata: quella di Luca che cerca di riavvicinarsi al padre Eduardo (interpretato con pacatezza e fiera dignità da Giorgio Colangeli) malato terminale del tumore da amianto che per lui è un estraneo come estraneo è anche il suo lavoro che lo ha tenuto sempre lontano dalla famiglia ed anche le vicissitudini ad esso legate quali la malattia e le battaglie giudiziarie.
Ma questo privato e inscindibile dal collettivo e la presa di coscienza di Luca che vorrà portare in scena questa tragedia privata nel teatro locale (lui voleva diventare attore anche se purtroppo si è dovuto accontentare di esibirsi come clown nelle feste) è la rappresentazione si di una lotta personale ma anche e soprattutto della lotta di un’intera città che non si è arresa e ha continuato a lottare strenuamente per anni.
Ho trovato davvero commovente Luca che disperato piange la malattia del padre con il naso rosso da clown e il trucco che cola dal viso e il padre che imita una gag di Totò perché anche lui da giovane avrebbe voluto fare l’attore poi però ha trovato un posto sicuro…
Colpisce al cuore la sentenza della Corte di Cassazione del 19 dicembre 2014 che vanifica quarant’anni di lotte annullando, sia la condanna dei colpevoli che il risarcimento alle vittime, per prescrizione del reato.
Ma la lotta deve continuare ci suggerisce il film e lo sembra proprio confermare l’epigrafe apposta in calce alla prima pagina della sceneggiatura del film (lo ha dichiarato lo stesso Marco D’Amore) delle madri di Plaza de Mayo : “L’unica battaglia che non si vince è quella che si abbandona”.
E questo perché nel mondo ci sono migliaia di città nella stessa situazione di Casale Monferrato anni settanta nei ventisette paesi che ancora producono amianto: la lotta non è finita perché abbiamo diritto di ottenere un “posto sicuro” che sia sano per il nostro ambiente e civile e giusto per il nostro cuore.”
Mercoledì 2 dicembre, all’Apollo spazioCinema, alle ore 20.30 ci sarà l’anteprima del film presentato da Francesco Ghiaccio e da Marco d’Amore.
In attesa di vederlo nel buio di una sala ecco il trailer: