All’ultimo festival di Berlino questa pellicola ha vinto inaspettatamente il premio per la miglior attrice… andato alla svedese Trine Dyrholm. Invece nel concorso principale il film di Thomas Vinterberg non è andato altrettanto bene, ma adesso “La comune” (Kollektivet) arriva alla prova del pubblico in sala.
Erik e Anna sono una coppia di intellettuali con un sogno: insieme alla figlia Freja fondano una comune nell’enorme villa di Erik in un elegante quartiere di Copenhagen.
Con la loro famiglia al centro della storia, siamo invitati ad entrare nel sogno di una vera comune: partecipiamo alle riunioni sulla gestione della casa, alle cene e alle feste.
Amicizia, amore e condivisione sotto uno stesso tetto fino a quando una sconvolgente storia d’amore metterà la comunità e la comune di fronte alla prova più dura che abbiano mai affrontato.
“La comune” è il ritratto ironico e toccante di un’intera generazione. Una delicata e allo stesso tempo provocatoria dichiarazione d’amore per una generazione di idealisti e sognatori che ha dovuto aprire gli occhi di fronte alla realtà.
Emanuela Dini era presente all’anteprima del film e ci racconta le sue impressioni:
““La Comune” è il racconto di un’esperienza di vita in una comune -che oggi definiremmo radical-chic- nella Copenaghen dei primi anni ’70.
Una coppia di intellettuali di mezza età molto benestanti -lei giornalista televisva, lui architetto, con una figlia quattordicenne- riceve in eredità una grande villa, con un enorme parco e addirittura un molo privato affacciato sul mare.
Dopo i primi tentennamenti, e sulla spinta dell’entusiasmo di lei «Sarebbe bello vivere qui con i nostri amici, portarci gente stimolante, così per vivacizzare un po’ la nostra routine…» decidono di trasformarla in una comune.
Il film presenta una prima parte assolutamente fedele a quegli anni, a quelle idee, a quelle illusioni anarco-libertarie-comunitarie. Si ripiomba in una Danimarca anni ’70, con una ricostruzione fedelissima di vestiti, auto, ambienti, arredi, persino pettinature -capelli crespi lasciati crescere in libertà- e con i riti delle sedute di autocoscienza «Raccontiamoci come stiamo» con tanto di votazione per decidere su che cosa si deve decidere, per non parlare del bagno in mare tutti insieme, tutti nudi a tuffarsi tenendosi per mano…..
Nostalgici amarcord per chi quegli anni e quei momenti li ha vissuti davvero e ampi frammenti autobiografici del regista Thomas Vinterberg (classe 1969), che ha raccontato : «Dall’età di 7 anni fino a 19, ho vissuto in una comune. È stato un periodo folle e fantastico, pieno di calore, corpi nudi, birra, discussioni di alto livello intellettuale, amore e tragedie personali».
Poi, però, nella seconda parte tutto cambia: ritmo, storie, ambienti e, appunto, tragedie personali.
Perché il marito cinquantenne Erik -da sempre riluttante all’idea di dividere “casa sua” con l’assortita compagnia che gli gira attorno- cade nella più tradizionale trappola degli uomini della sua età, e si innamora di una studentessa con la metà dei suoi anni! Ma che originalità! La moglie reagisce, apparentemente, in piena filosofia da “Comune”: «Falla venire qui con noi, c’è tanto spazio, riorganizziamo le stanze e dormite insieme», salvo poi crollare quando vede la sua vita distrutta. E la scena in cui lei, al trucco, si sta preparando per andare in onda, con primi piani strettissimi e indagatori sulle mani, braccia, parti isolate del viso…è un capolavoro di dolore e angoscia, scandito dai secondi che mancano all’accendersi della telecamera.
E il film diventa un altro film. Cupo, chiuso, molto parlato, lucido e atroce, rimanda, fatte le debite differenze, al Bergam di “Scene da un matrimonio”, abbandona tutte le istanze anarco-comunitarie per trasformarsi in una storia di angoscia, tradimenti, vite sfasciate e dolori lancinanti. Non c’è più traccia di quella leggerezza, o “ritratto ironico, affettuoso e commovente” (come si legge nella locandina, piuttosto fuorviante, a dire la verità) e quel mare plumbeo dove prima si tuffavano tutti ridendo, adesso riceve le ceneri del bimbo di 7 anni, figlio di una coppia della comune.
Vite sfasciate e abbandoni hanno sempre lo stesso, tragico e angosciante effetto. E le ideologie, convinzioni e buoni propositi non possono farci niente, anzi, vengono rinnegati. Come fa pensare un incongruente e borghesissimo vaso di cristallo con un mazzo di rose rosse sul tavolo di quella che era stata la sala da pranzo della comune. Che non c’è più.
Nel gruppo degli attori -che più scandinavi non si può- da segnalare la giovanissima e debuttante Martha Sofie Wallstrøm Hansen, 15 anni, nel ruolo di Freja, la figlia quattordicenne che difende e si prende cura della madre, guarda caso, dopo aver fatto l’amore per la prima volta e, quindi, divetata adulta. Seconda grande banalità a livello di sceneggiatura di un film che convince a metà.”
Lasciamo anche la parola al regista stesso in una recente intervista:
“Dall’età di 7 anni fino a 19, ho vissuto in una comune. È stato un periodo folle e fantastico, pieno di calore, corpi nudi, birra, discussioni di alto livello intellettuale, amore e tragedie personali. Da bambino, vivevo ogni giorno come in una fiaba. Compiendo il semplice tragitto dall’intimità della mia camera da letto fino alle aree comuni, potevo godere di una straordinaria varietà di scenari sorprendenti offerti dagli altri residenti e dalle loro innumerevoli eccentricità.
Ripensandoci ora, sono stati anni pieni di cose splendide e momenti assurdi. La casa diventava cupa come l’inferno almeno cinque giorni al mese a causa dei cicli biologici delle donne già potenti e sovrane che vi abitavano, cicli che in qualche modo arrivarono a sincronizzarsi nel corso del tempo.
Le cene di gruppo che avvenivano ogni settimana dal giovedì alla domenica sera di solito si trasformavano in irrefrenabili e a volte catastrofiche feste. La regola della ‘riunione della casa’ costituiva l’autorità suprema: una riunione democratica durante la quale i vari componenti condividevano e discutevano con autentica sincerità dei temi che stavano loro a cuore. Ricordo una di queste riunioni quando fu deciso che l’affitto di ciascun membro della comune sarebbe stato calcolato in proporzione al suo reddito. La proposta fu avanzata con gioia da un uomo che guadagnava molto più di tutti gli altri e la conseguenza fu che la sua quota d’affitto aumentò di più del doppio. Benché la comune fosse costituita di intellettuali colti e ben istruiti, la vita di allora oggi sembra estremamente ingenua e idealistica: era piena di speranze per il futuro…
Il fulcro della storia si svolge all’interno della comune intorno al 1975. I singolari e divertenti soggetti che compongono la comune costituiscono il ‘coro’ nel tradizionale significato drammaturgico o una grande famiglia estroversa e affettuosa che ci auguriamo di imparare ad amare. Tuttavia, una storia d’amore più intima scaturirà da questa eccentrica ‘famiglia’. Una storia d’amore che metterà fine al sogno collettivo della comune e al rapporto di una vita. E la capacità di condividere è destinata a spegnersi a più livelli.”
Ecco come sempre il trailer ufficiale italiano: