Momenti che segnano la Storia

Da oggi 5 maggio al cinema grazie ad Adler arriva “Stonewall” un film di Roland Emmerich con Jeremy Irvine, Jonathan Rhys Meyers, Ron Perlman, Johnny Beauchamp e Otoja Abit.

 

Stonewall è la storia di chi ha combattuto per rivendicare il diritto delle persone omosessuali a non essere considerate dei criminali, segnando un momento e un passaggio che resteranno indelebili. Il dramma è incentrato su Danny Winters, che fugge a New York, lasciando l’adorata la sorella. Un gruppo di ragazzi lo introduce allo Stonewall Inn, uno dei club della città popolato da drag queen, gay e lesbiche. Nel club incontra Trevor prima di attirare l’attenzione del ripugnante direttore Ed Danny, direttore di Stonewall. La polizia irrompe nel club, dando origine a quello che sarà ricordato nella storia come il punto di partenza del moderno movimento per la conquista dei diritti civili degli omosessuali.


 

Rossella Casapollo ha visto in anteprima il film e siamo contenti di condividere le sue impressioni su questo film:
Il regista Ronand Emmerich, discostandosi completamente dagli abituali temi da blokbustar, si appassiona all’evento storico che vede per la prima volta la comunità gay dire basta alla violazione dei loro diritti civili.
Il film ripercorre i momenti dei moti di Stonewall, un locale newyorkese dal quale parte la ribellione il 28 giugno 1969 fino alla prima gay parade l’anno successivo che li commemorava.
Il racconto si snoda alternando due luoghi: i luridi marciapiedi del quartiere Greenwich Village dove vivono e trafficano le Scare queens, ragazzi senza un soldo per i quali il travestirsi è spesso costituito solo da un trucco pesante o da un abito ricavato da una tenda strappata e una tranquilla e conservatrice cittadina dell’Indiana da cui viene cacciato dal padre omofobo il protagonista Danny.
Se volessi definire il film con una sola parola direi: coinvolgente, proprio grazie agli occhi ingenui del protagonista attraverso i quali lo spettatore penetra in questo mondo e con lui lo osserva e se subisce i soprusi , le violenze, i sentimenti e la voglia di ribellione.
Danny è giovane, dolce, bello: il tipico bravo ragazzo americano che però da leader scaglierà il primo mattone della rivolta.
In contrasto, ma anche molto in sintonia con Danny, è l’altro protagonista: Ray, il capobanda e mamma chioccia dei giovani sbandati del quartiere, personaggio mix di sfrontatezza e fragilità.
Molto ben interpretato da Jonny Beauchamp, si ricollega al reale leader della rivolta: Silvia Ravera.
Il film scorre molto bene e nonostante la crudezza e la sofferenza degli argomenti riesce a rappresentarli con elegante misura e giusta veridicità.”

 

Al regista e produttore Roland Emmerich l’idea di girare un film sui disordini di Stonewall venne mentre stava visitando il Los Angeles Gay & Lesbian Center con il produttore Michael Fossat. Emmerich rimase particolarmente colpito dalla statistica riguardo al numero di giovani senzatetto appartenenti alle categorie LGBTQ: il 40%.

 

Emmerich si rese conto che voleva fornire il suo aiuto alla causa e cominciò a pensare al modo in cui avrebbe potuto sfruttare le sue capacità di regista per attirare maggiormente l’attenzione su questo tema. «Questo è il motivo da cui è scaturito questo interesse», spiega Emmerich. «Ho cominciato ad informarmi di più su Stonewall, leggendo diversi documenti.
Quello che mi ha colpito è che a ribellarsi e a combattere furono le persone che avevano meno da perdere. Si trattava dei ragazzi che frequentavano questo locale: traffichini, Scare Queens e altre persone da cui non ci si aspetterebbe mai una resistenza nei confronti della polizia.
Questo, però, è quanto effettivamente accadde. In uno dei libri su Stonewall lessi un commento di un membro dei Black Panther, che fece visita al club il terzo giorno dei disordini; questa persona ricordava il suo stupore nell’osservare che i ragazzi più effemminati erano i più combattivi».
Fu quello il momento in cui Emmerich capì che qualcuno avrebbe dovuto raccontare questa storia, e che quel qualcuno sarebbe stato lui.

 

«Fu la prima volta in cui i gay dissero basta», spiega Emmerich. «Non lo fecero attraverso pamphlet o incontri; presero invece delle bottiglie di birra e le tirarono ai poliziotti. Sono convinto del fatto che i cambiamenti politici di maggiore rilevanza comportino sempre degli atti di violenza; sono fatti collegati. Se guardiamo ai movimenti per i diritti civili, a Selma e ad altri eventi di questo genere, è sempre la stessa storia. La società cambia solamente se qualcuno usa violenza. Stonewall è stata la prima volta in cui i gay si opposero, e lo fecero alla loro maniera. Una cosa che mi colpì molto quando la lessi è che quando la polizia si schierò in tenuta antisommossa, questi ragazzi formarono uno schieramento di fronte a quello dei poliziotti e cantarono una canzone sconcia. Per me quella fu una ribellione gay».

 

E se siete incuriositi ecco come sempre il trailer italiano.

 


 

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