(ringraziamo Mauro Cesaretti per articolo e foto)
Pericle il nero, un film di Stefano Mordini, racconta la storia Pericle Scalzone, detto Il nero, che di lavoro “fa il culo alla gente” per conto di Don Luigi, boss camorrista emigrato in Belgio.
Questo personaggio, interpretato da Riccardo Scamarcio, ci appare come uno dei “bracci” del clan, però, presto avviene qualcosa che gli permette di impugnare per la prima volta la sua vita senza dover stare agli ordini di nessuno.
Infatti, durante una spedizione punitiva per conto del boss, Pericle commette un grave errore e per lui scatta la condanna a morte.
Da qui parte l’odissea della sua fuga che lo porta fino in Francia, dove incontra Anastasia, che lo accoglie e gli mostra la possibilità di una nuova esistenza. Il passato ingombrante e pieno d’interrogativi, però, non permettono a Pericle di iniziare una nuova vita e quindi è costretto a fare i conti con il suo trascorso.
Partendo in fatti da quest’ultima affermazione, è possibile notare come Pericle non sia un personaggio che vive in prima persona la sua vita, ma al contrario vive sulle spalle del camorrista e agisce alla spalle delle persone. Però, al di là di questo comportamento, è un ragazzo buono che agisce per il “bene” degli altri o per lo meno ci prova (da notare la sigaretta che regala al ragazzino, la voglia di parlare con il capo di Anastasia al fine di fargli avere i soldi degli straordinari, ecc.). Scamarcio incarna un uomo che non ha mai veramente vissuto e non fa altro che immaginarsi “il litigio con un’ipotetica moglie” o “accompagnare i propri bambini”, ecc. Insomma una sorta di burattino o per meglio dire, usando le parole citate nel film: “Un attore che fa sempre piccole parti!”.
“Ho recitato un personaggio unico!” esclama Riccardo, “Per entrare nella parte mi sono concentrato nelle specificità del carattere e ho seguito il flusso energico del contesto. L’uso di lingue diverse o espressioni particolari sono state, poi, solo delle rifiniture!”. L’attore, inoltre, si sofferma sul fatto che il film è stato girato per la maggior parte in senso cronologico e questo ha permesso anche lo sviluppo del personaggio con determinati accorgimenti post-scrittura.
Degno di nota, invece, è il tema centrale del film, ovvero l’amore e le varie espressioni d’amore che un personaggio apparentemente rude e aggressivo può avere. In alcune scene, poi, questo sentimento sfocia nel puro erotismo dove vengono fuori le vere personalità dei soggetti e i temi più “intimi” dell’intero film.
Solo alla fine ci si rende conto di come Mordini abbiamo preferito concentrarsi sulle carattere della protagonista lasciando in superficie la storia della mafia (principalmente nella parte iniziale e finale della pellicola).
“Non sono stato ispirato principalmente dal libro!” afferma Stefano, “Ho preferito farmi trasportare dalle luci, dalle riprese particolari, ecc. Probabilmente una della cose che mi ha più ispirato, invece, è stato “Taxi Driver”, nel quale troviamo il tema del viaggio e altre singolarità che ho voluto riprendere!”
Per concludere, è interessante notare come anche la musica sia stata studiata attentamente nel film al fine di amalgamare bene scene e messaggi. Principalmente vi sono rumori e silenzi, che nel contrasto permettono di suscitare forti emozioni nello spettatore, poi, però, ci sono canzoni che nel loro testo raccontano l’estasi della scena ed essendo poche possiamo considerare di fondamentale importanza quella che spezza il film a metà, (precisamente nella scena dove uccide i due strozzini che volevano ucciderlo) perché cristallizza il significato dell’intero film e anticipa il finale della storia.