Grazie a Movies Inspired da oggi al cinema Mexico arriva “Ma Loute” il film piu’ recente di Bruno Dumont (“P’tit Quinquin”) con Fabrice Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi che grande successo ha riscosso all’ultimo festival di Cannes.
Estate 1910. Diversi turisti scompaiono mentre si stanno rilassano sulle splendide spiagge sulla costa della Manica. I famigerati ispettori Machin e Malfoy individuano presto come epicentro delle sparizioni la baia di Slack, un luogo unico, dove l’omonimo fiume ed il mare si congiungono solo con l’alta marea.
Nella zona vive una piccola comunità di pescatori e di allevatori di ostriche, tra i quali la singolare famiglia Brufort, guidata come meglio può dal padre, soprannominato “L’Eterno” e composta da un cospicuo numero di figli burloni, tra cui l’impetuoso diciottenne Ma Loute.
La dimora dei van Peteghem si affaccia torreggiante sulla baia. Ogni estate, questa famiglia della borghesia – degenerata e decadente in seguito ai matrimoni consanguinei – trascorre le proprie languide giornate nella villa, non disdegnando tuttavia di passeggiare, veleggiare o nuotare in mezzo alla gente del posto, tra cui Ma Loute e i suoi familiari.
Nell’arco di cinque giorni, ha origine una storia d’amore molto particolare tra Ma Loute e la giovane e androgina Billie van Peteghem, un legame destinato a scuotere entrambe le famiglie, le loro convinzioni, i loro stili di vita
Ecco le interessanti parole del regista sulla genesi del film:
“Volevo fare un film commedia, ma non riuscivo a trovare la chiave, la tonalità giusta. Accantonai l’idea per parecchio tempo, girando altri film, affrontando altri generi. Poi l’emittente Arte mi chiese di dirigere una serie TV. Mi davano carta bianca, così decisi di imbarcarmi nell’avventura di una commedia poliziesca, a modo mio però, sperimentando. Intuivo che l’azione drammatica avrebbe dovuto essere la forza trainante dello humor. Ho iniziato così da ciò che sapevo fare, da ciò che conoscevo, aggiungendo una dimensione burlesca, addirittura grottesca.
Il successo di P’tit Quinquin mi ha dato fiducia e ho deciso di voler prolungare questa esperienza trasferendola al cinema, sfruttando al massimo i vantaggi che il grande schermo offre in termini di narrazione ed immagini. Desideravo che Ma Loute avesse una qualità cinematografica e fosse al contempo spassoso. E volevo prendere le distanze dal così detto naturalismo che, mio malgrado, è da sempre attribuito alle mie opere.
Il cinema può andare oltre ciò che è ragionevole e rendere possibile ciò che è proibito. I Brufort sono antropofagi, si cibano letteralmente della borghesia, ed i Van Peteghem sono incestuosi, legati da matrimoni consanguinei, da rapporti degenerativi. Due famiglie mostruose, ciascuna a modo suo.
La mia regia spinge questi estremi ai limiti. Il risultato avrebbe potuto essere orrendo, persino insopportabile, ma al contrario risulta divertente perché la commedia è alimentata dalla tragedia. Ho volutamente calcato la mano, fino a raggiungere la dimensione del grottesco, alla ricerca della funzione catartica che un tempo il cinema possedeva e pare aver in un certo modo perduto da quando è diventato puro intrattenimento. Ma Loute va oltre le convenienze sociali e morali, e trasgredisce i tabù per meglio alimentare la commedia e radicarla nella realtà. Volevo trovare la risata nelle situazioni serie, nelle zone d’ombra, che avevo già esplorato nel linguaggio drammatico dei miei film precedenti. Dovevo solo trovare la distanza giusta per farlo: l’auto-compiacimento è una purga.
Non faccio distinzione tra attori professionisti e attori non professionisti, non sono interessato a questioni di status. Tutti gli attori devono costruire i propri personaggi, ciascuno a modo suo. Emmanuel Schotté, che avevo scelto per il personaggio del tenente di polizia in L’Umanità, nella vita reale non faceva il poliziotto, dunque recitava una parte, non si trattava di un documentario.
Lavoro allo stesso modo con tutti gli attori, tuttavia vi sono ruoli che richiedono una messa a punto più complessa ed interpreti in grado di spingersi al limite, in termini di sfumature o stravaganza. Nel caso specifico, avevo bisogno di virtuosi della composizione dei personaggi, in grado di dare vita ai membri della famiglia Van Peteghem. Si tratta di caratteri molto costruiti, ai quali, quindi, gli attori “professionisti” si prestano molto bene. Non avendo mai modificato il mio approccio, è stata per me una scelta naturale, ai fini del soggetto del film e della tipologia del personaggio, coinvolgere Fabrice
Luchini per la parte di André Van Peteghem. Avevo proceduto allo stesso modo per Camille Claudel, 1915: raccontavo la storia di un’artista, perciò per la parte ne cercai un’altra, Juliette Binoche.”
Il film lo trovate al cinema Mexico da oggi alle ore ore 16.40 – 19.00 – 21.30 (giovedì escluso).
Ed ecco il trailer italiano !!