“Il diritto di uccidere (Eye in the Sky)” e’ uno delle prime pellicole ad inaugurare la nuova stagione cinematografica.
In sala dal 25 agosto un film di Gavin Hood (“Il suo nome è Tsotsi”, “X-Men le origini – Wolverine”) con Helen Mirren, Aaron Paul e l’ultima interpretazione del grande Alan Rickman.
Il colonnello inglese Katherine Powell (Helen Mirren) dirige a distanza un’operazione contro una cellula terroristica a Nairobi. Il suo occhio sul campo è un drone pilotato in Nevada dal giovane ufficiale Steve Watts (Aaron Paul), ma quando diventa inevitabile sferrare un attacco entrambi realizzano che anche una bambina innocente finirebbe tra le vittime. Mentre nessun politico nella war room londinese vuole prendersi la responsabilità di una decisione, una drammatica serie di eventi fa precipitare la situazione.
Elisabetta LaMonica era presente all’anteprima stampa e lasciamo a lei la parola:
“Il colonnello Katherine Powell (Helen Mirren), militare dell’intelligence, conduce un’operazione remota con dei droni per rintracciare e spiare le mosse di terroristi a Nairobi. Quando però si scopre che ?questi stanno preparando un attentato suicida, si decide d’intervenire con un attacco missilistico. È la potenza della tecnologia, asservita alla guerra che il regista Gavin Hood celebra con questo film il cui titolo originale è Eye in the sky. Nell’attimo esatto in cui si decide l’intervento, appare nell’obiettivo una bimba… un effetto collaterale non calcolato che mette in crisi l’intelligence sul da farsi. Da quel momento è tutto un rimpallo di interpelli, consulti e rimandi fra le alte cariche di stato e militare che devono deliberatamente prendere la decisione. Interessante punto di vista, che mostra senza veli di che cosa è fatto il mondo che decide delle vite altrui. Ottima interpretazione anche per il compianto Alan Rickman.”
Sentiamo anche cosa ne pensa il regista Gavin Hood della pellicola:
“Sono da tempo a conoscenza di vari aspetti della guerra dei droni avendo girato un film sulle attività militari americane, Rendition. Ho letto molto sull’argomento e continuo a tenermi aggiornato su quello che sta succedendo nelle forze armate occidentali, ma prima di girare Il diritto di uccidere ancora non avevo approfondito i temi legati ai cosiddetti omicidi mirati.
Il copione di Guy Hibbert mi ha colpito da subito: Guy si è documentato andando anche a una grande fiera di armi a Parigi dove i droni erano ovunque e gli stessi militari gli spiegavano che non c’è mai stato un vero dibattito pubblico su questa nuova forma di guerra. L’aspetto più brillante della sua sceneggiatura sta proprio nel non essere semplicistica e nell’essere capace di invitare lo spettatore a un confronto genuino. I dilemmi che i
personaggi sono costretti ad affrontare sono reali e non facilmente risolvibili e le risposte che provano a dare sono profondamente umane, permettendo al pubblico una connessione emotiva con quello che accade.
Come regista cerco sempre di non fare prediche, piuttosto di presentare delle domande in una forma cinematografica tesa e viscerale, che appassioni lo spettatore e al tempo stesso sfidi le sue nozioni di bene e male.”
“Abbiamo iniziato a lavorare al film tre anni fa e l’argomento che affronta è diventato più attuale che mai. Nel settembre del 2015 un drone inglese ha ucciso per la prima volta due cittadini britannici collegati allo Stato Islamico in Siria e il dibattito legale e politico sull’evento, sulla stampa come in Parlamento, rispecchiava esattamente quanto accade ne Il diritto di uccidere. Mentre giravamo una cosa simile era già accaduta invece agli Stati Uniti nel 2011 nello Yemen, con l’uccisione attraverso un drone di Anwar al-Awlaki, cittadino americano, seguita due settimane più tardi da quella del figlio sedicenne. All’epoca avevamo quindi immaginato uno scenario che anticipava quanto in questi giorni sta accadendo nel
mondo reale. È quanto ci ha confermato anche Chris Lincoln-Jones, il consulente militare inglese, per 25 anni ufficiale della Royal Artillery: lui e Chris Hercules, militare americano e pilota di droni, ci hanno aiutato a dare al film un’autenticità straordinaria in ogni dettaglio.”
“Inizialmente per il personaggio di Helen Mirren, il colonnello Powell, era previsto un uomo, ma ho proposto a Guy di farne una donna. All’inizio era scettico ma poi mi ha dato ragione e la scelta di Helen è stata perfetta: è una forza della natura e con un’attrice come lei, anche quando il suo personaggio sta prendendo una decisione moralmente discutibile, tu comunque riesci a credere nella sua sincerità e nella sua motivazione, finendo per provare empatia anche se non sei d’accordo con quello che fa.”
E adesso spazio al frenetico trailer italiano del film !!