La giornata cinematografica del Vostro Inviato inizia di mattina con un altro film della Biennale College Cinema, il venezuelano La Soledad del regista Jorge Thielen Armand. Racconta della grande casa padronale nella quale il regista è vissuto da bambino e adesso abitata dalla famiglia della governante, ma in stato di semiabbandono. Interpretato dai reali abitanti della casa, il film documenta la vita giorno per giorno di una società in profonda crisi economica dove manca il lavoro, l’assistenza sanitaria, le medicine, i generi alimentari di base. E la speranza di ognuno è riuscire a emigrare altrove. Girato con buon ritmo, mai noioso, dopo Orecchie è una conferma della validità della Biennale College.Dopo un panino veloce e due chiacchiere con Lorenzo di passaggio al Lido, il Vostro Inviato affronta il sole umido del Piazzale per entrare in sala Darsena, dove nella sezione Orizzonti viene proiettato il film belga fiammigo Home della regista Fien Troch, nella foto a sinistra di tutti gli interpreti del film. E’ un film molto teso e duro Home nel raccontare la vita di un gruppo di ragazzi adolescenti e dei loro genitori. E in particolare di un madre, che, se possibile supera quella, per il Vostro Inviato indimenticabile, de “il caso Kerenes”. Inevitabile la violenza, con il suo seguito di bugie e vigliaccherie che segneranno per sempre le giovani vite dei protagonisti. Poi di nuovo di corsa in Sala Grande: c’è il film di uno dei registi cult del Vostro Inviato: François Ozon. Frantz è la storia di un soldato che non riesce a perdonarsi di aver ucciso, ma è anche la storia di un doppio amore impossibile per Anna. Ozon racconta la sua storia utilizando l’ambiguità delle immagini, come gli è consueto, trasformando una menzogna in un atto d’amore. Girato in un bianco e nero che evoca immagini di guerra, il film diventa colorato nei momenti in cui la vita sopraffà il dolore. Bravissimi i due interpreti, il bel francese Pierre Niney e l’attrice tedesca Paula Beer.
Poi il Vostro Inviato approfittando della pausa Sorrentino si concede finalmente una vera cena con gli amici: spaghetti ai peoci e vino bianco sconfiggono il caldo umido del Lido che ha invaso anche le sale cinematografiche della Biennale.
L’ultimo film nel programma è Brimstone, un western europeo del regista olandese Martin Kooloven. Si tratta di un filmone di quasi due ore e mezzo che racconta una storia di violenza e vendetta consumata tra gli emigrati protestanti olandesi nella frontiera americana. Una specie di kill bill senza musica e senza ironia. Avrebbe potuto essere un interessante spaccato della durezza e della violenza con cui gli stati uniti si sono costruiti nazione. E invece la contiguità del “cattivo” della storia con lucifero, rende il racconto via via sempre più splatter, improbabile e noioso. Peccato per Dakota Fanning che è davvero bravissima.
La conclusione della giornata sembra quindi indicare che il cinema europeo vince e convince quando ambienta storie europee, mentre rasenta il disastro, se si avventura nei generi tradizionali holliwoodiani cercando di attualizzarli.