Senza ricercarlo esplicitamente, i film che il Vostro Inviato ha visto oggi, eccetto Malick, sono tutti film a tema politico. Il primo è The White Sun, un film nepalese di Deepak Rauniyar passato nella sezione Orizzonti. Si parla del Nepal pacificato: dopo il disastroso terremoto il partito di opposizione e quello di governo finalmente si mettono d’accordo su una nuova Costituzione. Due fratelli originari di un piccolo villaggio di montagna, dove sono rimasti a vivere solo vecchi e bambini, devono portare a valle il corpo del padre defunto per fare il funerale. La storia che il film racconta partendo da qui è una metafora di quanto accade nel paese, l’incapacità delle vecchie generazioni di superare i conflitti, mentre alla fine saranno i bambini ad agire. Bellissima l’ambientazione e molto interessanti le discussioni politiche. Politico è anche il film americano del cileno Pablo Larrain Jackie. Interpretato da una bravissima Nathalie Portman, entra nelle stanze della Casa Bianca per raccontare i giorni di Jacqueline Kennedy subito dopo l’assasinio del marito. Ne esce un ritratto di donna a tutto tondo fragile nell’affrontare il dolore ma anche determinata e soprattutto consapevole dell’importanza del ruolo pubblico che doveva svolgere per consegnare alla storia la presidenza Kennedy. Larrain è un regista cult del Vostro Inviato. Qui realizza un film biografico tutt’altro che scontato, eppure meno originale di Neruda, meno inquietante di Post Mortem, meno entusiasmante di No. Insomma, per il Vostro Inviato, il suo film meno riuscito. Molto bello invece il terzo film politico della giornata, The Journey del regista inglese Nick Hamm, presentato fuori concorso. Racconta l’ipotetico svolgersi dell’incontro tra Ian Paisley leader protestante del partito unionista dell’irlanda del nord, e Martin McGuinness leader cattolico del Sinn Fein, nemici da anni, da cui dipende la sigla dell’accordo politico per la costituzione del nuovo governo dell’Irlanda del Nord. Il film ha due interpreti eccezionali: Timothy Spall, che abbiamo conosciuto nei panni di Turner e Colm Meaney, attore irlandese che ha lavorato in oltre 100 film, noto da noi soprattutto per il suo ruolo in Star Trek. Il dialogo tra i due si svolge per lo più all’interno di un’auto ed è strepitoso per ritmo, humor, profondità, umanità.
Agli antipodi di questi tre film si colloca invece Voyage of Time: Life’s Journey di Terrence Malick. E’ una specie di approfondimento di uno dei temi di The Tree of Life, quello del rapporto con la Natura, che, dice Malick, dovremo amare, ma di cui abbiamo paura. Scorrono le immagini dell’evoluzione della vita sulla terra, alcune splendide, altre meno riuscite, mentre la voce sensuale di Cate Blanchett fuori campo riflette sulla Natura, ponendosi domande, quasi tutte senza risposta. Insomma quest’ultimo Malick è sostanzialmente un documentario commentato in chiave filosofica. Un film coraggioso ma, dopo the tree of life, anche sostanzialmente inutile.