Animali notturni e’ il film che vedremo questo mercoledi’ (qui l’evento facebook per poter partecipare) e allora ci e’ sembrato interessante sentire direttamente le parole di Tom Ford, il regista texano autore di questo bellissimo film.
Scrivere è una delle parti che amo di più nel fare un film. Nella fase di scrittura il processo è interamente individuale, e dato che il film in quel momento esiste solo nella mia mente è nella sua forma più perfetta. Quando scrivo comincio raccogliendo immagini che hanno punti di contatto con i personaggi e i loro mondi. Cerco immagini di interni, luoghi, ambienti, persone vere che abitano i diversi mondi dei personaggi che sto creando. Poi comincio a scrivere e spesso inserisco davvero nella sceneggiatura i dettagli in cui mi sono imbattuto durante la mia ricerca fotografica.
I mondi in cui vivono i nostri personaggi in Animali notturni sono due mondi che conosco molto bene.
Essendo cresciuto in Texas e in New Mexico, la parte della storia che si svolge nel Texas occidentale è stata facile da scrivere per me, e il mondo in qualche modo rarefatto in cui vive Susan a Los Angeles mi è fin troppo familiare anche quello.
Visualizzo ogni suono e ogni immagine e spesso scrivo in uno stile quasi inquadratura-perinquadratura.
Di solito, quando si arriva alle riprese, ho già bene in testa la maggior parte dei dettagli che voglio immortalare. In ogni caso, la bellezza di lavorare con una squadra forte e con attori bravi è che molto spesso durante le riprese succedono spontaneamente delle cose che non avrei potuto immaginare e che rendono il prodotto finale più ricco e sfaccettato. Quando si gira è importante mantenere una mente aperta e cercare di guardare le cose con un occhio puro, dato che spesso saranno diverse da come le avevo immaginate stando seduto alla scrivania a scrivere. Molto spesso la sorpresa del momento e della recitazione aggiungono al film complessità e profondità.
Lo stile per me non è l’obiettivo ultimo quando faccio un film. Lo stile senza sostanza è vuoto e vacuo. Presto grande attenzione allo stile in relazione ai personaggi e alla storia. Le scenografie e i costumi non danno solo informazioni al pubblico, aiutano anche gli attori a entrare pienamente dentro il loro ruolo. Per me è importante che il tono generale sia coerente; il modo in cui le immagini vengono immortalate dal punto di vista stilistico deve funzionare insieme alla musica e al suono e creare un mondo coeso.
Sono dell’idea che una scena dica mille parole e che il cinema sia davvero un mezzo visivo. Penso che un film debba essere il più silenzioso possibile e che le parole e il linguaggio debbano essere usati solo quando sono necessari a far procedere la narrazione.
Detto questo, mi è stato riferito che scrivo delle scene molto lunghe. E’ una cosa di cui non mi sono mai reso conto ma che penso venga dal mio desiderio di sviluppare dei legami tra i personaggi. Nella vita non c’è niente che io ami di più di una bella conversazione, per questo ho il sospetto che, senza
pensarci, io tenda a creare scene con un dialogo molto fitto inframezzate a scene dove il pubblico guarda semplicemente qualcuno fare qualcosa di rilevante senza parlare.
L’adattamento del romanzo mi ha richiesto un bel po’ di tempo e, alla fine, la sceneggiatura diverge dal libro. Il libro “Tony & Susan” (da cui e’ tratto il film) è scritto molto bene. E’ una bellisima storia. Ho trovato l’idea di un’allegoria morale raccontata attraverso una finzione – il libro nel libro – fresca e originale.
Mi è piaciuto molto dal primo istante e ho subito pensato che sarebbe diventato un bel film; ma non era il libro più facile da adattare e mi ci è voluto un bel po’ di tempo per decidere come affrontarlo. Un libro e un film sono due cose estremamente differenti e, spesso, un’interpretazione letterale di un libro non funziona sullo schermo. Per me è importante prendere i temi che mi interessano di un libro e poi ingigantirli ed esplorarli sullo schermo. In questo senso Animali notturni è fedele al libro, anche se alcuni elementi della storia sono originali e l’ambientazione è, in realtà, totalmente diversa da quella del romanzo.
Tony & Susan è in gran parte un monologo intriore che si svolge nella mente di Susan. Ho dovuto creare delle scene della sua vita che comunicasssero i sentimenti che lei esprime nel libro attraverso questo monologo, e l’ho fatto visivamente, per far capire cosa stava provando senza ricorrere al voiceover per tutta la durata del film. Inoltre, il tema fondamentale del romanzo di Edward è leggermente vago nel libro; per questo ho pensato che, per essere chiaro sullo schermo, dovesse essere esagerato, ingigantito.
Per un’esigenza di natura pratica, ho cambiato l’ambientazione del libro, in parte perché il romanzo è stato scritto all’inizio degli anni ’90, cioè prima della diffusione dell’uso dei telefoni cellulari. Il metodo usato nel crimine centrale nel libro, non avrebbe potuto funzionare nel mondo di oggi caratterizzato dall’uso dei cellulari e della comunicazione online se io non avessi spostato la storia in un luogo remoto in cui poteva non esserci campo. Ho scelto di ambientare la storia nel Texas occidentale – la storia originale si svolge nel Nord-est – perché lì ci sono ancora luoghi in cui si può credere non ci sia campo o servizio di rete mobile. E’ anche una parte del mondo che conosco bene, e io sottoscrivo il detto: scrivi di ciò che conosci.
Nel libro Tony & Susan, il personaggio di Edward Sheffield dice che ‘nessuno scrive mai di nient’altro che di se stesso’ e io, che ci credo completamente, ho scelto di tenere quest’affermazione nel film. Noi tutti vediamo le cose attraverso il filtro del nostro essere. Il romanzo di finzione di Edward Animali notturni è letteralmente fatto di dettagli ed emozioni del suo passato con Susan. La maggior parte me li sono inventati io, per sottolineare il fatto che Edward aveva scritto una storia personale che era chiaramente la sua vita con Susan e che era anche una spiegazione per lei del male che gli aveva fatto.
Per esempio, in uno dei flashback vediamo Susan che legge annoiata uno dei racconti di Edward e lui che ne è devastato. In quella scena lei è sdraiata su un divano rosso. Questo rimane nitidamente stampato nella mente di Edward e, quando lui sceglie di uccidere il personaggio che rappresenta Susan nel romanzo, mette il suo corpo su un divano di velluto rosso. L’assassino nel romanzo guida una Pontiac GTO verde degli anni ’70 e questa stessa automobile appare in una scena del flashback in cui Susan lascia Edward. Dettagli della loro vita insieme sono sparpagliati in tutto il romanzo fittizio di Edward e si sono chiaramente impressi nella sua coscienza. Allo stesso modo, molte cose della mia vita si sono fatte strada nella sceneggiatura per il film.
Uno dei temi del film che mi tocca personalmente è l’esplorazione della mascolinità nella nostra cultura. Né Tony né Edward (i/il nostro eroe/i) posseggono i tipici tratti virili che la nostra cultura spesso si aspetta, ma alla fine trionfano entrambi. Da ragazzino io ero tutt’altro che un ‘maschio’, nel senso classico del termine, ed essendo cresciuto in Texas venivo spesso preso in giro e ne soffrivo molto. Provo empatia per i personaggi di Tony e Edward e la loro perseveranza mi è molto familiare.