Inauguriamo questa prima puntata di “Lunedi’ d’autore” con “La pianista” bellissimo film del 2001 di Michael Haneke con Anna Sigalevitch, Annie Girardot, Benoît Magimel, Isabelle Huppert, Susanne Lothar e Udo Samel.
L’autore
Michael Haneke, nato a Monaco nel 1942, e’ uno dei piu’ grandi registi contemporanei. 12 film diretti. Due nomination agli Oscar di cui uno vinto (per “Amour”). Due Palme d’Oro a Cannes (per “Il nastro bianco” e “Amour”).
Ma soprattutto un autore di film dai quali non si puo’ che uscirne frastornati, emozionati, colpiti.. per la forza e la violenza (non necessariamente visiva) della sua macchina da presa e delle sue sceneggiature. Che sono impietose a volte, ma mai senza un sentimento forte o possiamo anche chiamarlo un senso etico e morale.
Un regista che si ama o si odia, ma assolutamente non lascia indifferente. E noi lo amiamo ovviamente !!
Il film
Erika Kohut, una frustrata professoressa di piano del Conservatorio di Vienna, conduce una vita solitaria indurita da un rapporto di odio-amore con la madre possessiva.
Tra cassette porno e visite ai peep show, dà sfogo alla sua sessualità repressa entrando in una spirale di voyeurismo e altre deviazioni sadomasochiste.
Quando accade che Walter, un suo allievo di vent’anni, si mette in testa di sedurla, nasce fra i due una tormentata relazione tra maestra e allievo.
Al Festival di Cannes del 2001 questo film vince il Grand Prix Speciale della Giuria per la regia, la Miglior interpretazione femminile per Isabelle Huppert e la Miglior interpretazione maschile per Benoît Magimel.
Il link
Per vedere questa pellicola dovete collegarvi a questo indirizzo:
http://www.mymovies.it/film/2001/lapianista/live/?ide=3c42e6df5e82a827a1fa6dbcf2dff2f3
Lunedì 9 gennaio alle ore 21:00
Le parole
Un tema che più volte ricorre nei suoi film è la deformazione della realtà quotidiana prodotta dai media. Non è proprio il cinema a possedere più di tutti gli altri mezzi il potere di manipolare la credulità dello spettatore?
“La caratteristica del cinema commerciale è far finta che un film o una storia possano spiegare e descrivere il mondo intero, e che ogni problema sia risolvibile. E per questo tipo di bugia lo spettatore paga volentieri. Nel momento stesso in cui compra un biglietto, accetta automaticamente il fatto di essere ingannato. Questo genere di cinema persegue lo scopo di fargli dimenticare la propria vita per almeno due ore. Questi film hanno una funzione sociale, non artistica“.
I suoi film tendono a stabilire un rapporto più intimo possibile con gli spettatori. Le lunghe sequenze che lei usa, note per la loro intensità e violenza psicologica, sono un ulteriore tentativo di evocare un senso della realtà vissuta sulla propria pelle?
“Le lunghe sequenze, che uso preferibilmente in quasi tutti i miei film, hanno la funzione di sostenere la fluidità della storia e servono anzitutto per dare agli attori la possibilità di sviluppare se stessi nel proprio ruolo. Ma gli attori devono seguire fedelmente le indicazioni del testo e rinunciare a ogni improvvisazione arbitraria. Devono essere professionali, ed è questo uno dei motivi per cui preferisco gli attori di teatro, che sono abituati a un lavoro lungo e ininterrotto sul testo“.
(intervista a Cinema del Silenzio del 2005)
Il trailer