Appena passato all’ultimo Festival del Cinema di Berlino, “Felicite‘” del regista Alain Gomis arriverà giovedi’ 23 marzo all’Auditorium San Fedele alle 21.00 e il regista sarà anche presente alle 18.00 al Casello Ovest di Porta Venezia. Un’occasione da non perdere per vedere il grande cinema.
E per incuriosirvi ecco la nostra recensione in anteprima grazie alle parole di Anna Baisi che ha visto questo film per Amicinema:
“Il regista francese di origine guineo-senegalese Alain Gomis, già visto al Festival del Cinema Africano Asia e America Latina, arriva quest’anno con la sua ultima fatica “Félicité” film vincitore alla Berlinale 2017 dell’Orso d’Argento – Gran Premio della Critica.
Film di grande impatto emotivo e formale si concentra proprio sulla protagonista Félicité, una donna orgogliosa, forse un po’ arrogante, indipendente e determinata che vive nella periferia di Kinshasa in una povera casa ma con dignità grazie a vari lavoretti, fra i quali quello più importante di cantante in una band di un locale direi più una bettola frequentato da anime alla deriva.
Il suo orgoglio però deve fare i conti con la realtà quando il figlio adolescente viene ricoverato, in seguito ad un incidente di motocicletta, in un fatiscente ospedale con una grave compromissione della gamba sinistra che senza un’operazione costosissima dovrà essere amputata.
Il senso di maternità prevale su tutto e Félicité non tralascerà nessuna possibilità, userà mezzi anche umilianti pur di salvare il figlio.
Il regista qui ci mostra nel contempo una società congolese iniqua, violenta, malavitosa con dislivelli sociali abissali.
Il film girato quasi interamente in primi e primissimi piani (stile fratelli Dardenne) indaga negli animi sia di Félicité che di Tabu un uomo “perduto” che la aiuta ad aggiustare il frigorifero perennemente rotto ma che rivelerà inaspettate doti di comprensione e saprà trovare un’unione con il figlio di Félicité in quel ruolo paterno che al ragazzo è sempre mancato forse proprio per la voglia della madre di indipendenza mal accettata dal ex compagno nonché padre dell’adolescente e che ha fatto fallire la loro unione.
La particolare cifra stilista del film si estende anche alla parte musicale perché i pezzi della band di cui fa parte Félicité sono cantati con una energia che è la rappresentazione di un bisogno di affermare la propria dignità di donna libera.
Infatti con l’abbattersi della tragedia occorsa al figlio la protagonista si trova in una incapacità di espressione canora e dovrà ricercare una rigenerazione dal dolore con un faticoso e nascosto travaglio che viene espresso con notturne visioni oniriche che appaiono anche ricerca di una origine ancestrale dalla Madre terra Africa necessarie per recuperare l’orgoglio perduto.
Con difficoltà Félicité, così ribattezzata perché scampata in tenera età da morte certa, rinasce una terza volta con un finale privo di sentimentalismo, come d’altronde tutto il film, ma con un accenno di sorriso.
Straordinaria a dir poco l’interpretazione dell’esordiente Véro Tshanda Beya che con un corpo “importante” quasi monumentale esprime un modo di stare al mondo che ti entra nel cuore con mille sfaccettature ed emozioni: una vera forza della Natura.
Sono di contrappunto musicale anche delle parti di composizioni di Arvo Pärt eseguite nel film da una orchestra di dilettanti che sono evocative, trascendentali e spirituali.
In una “escursione” notturna si cita Novalis in un “Inno alla notte”: una notte dei tempi da cui Félicité rinasce più umanamente ricca e forse meno in contrasto con un mondo che sebbene duro e ingeneroso riesce ad accettare non per supina acquiescenza ma per andare avanti nel cammino della vita…”
Ed ecco il trailer (per ora solo in lingua originale).