Dopo il successo di pubblico e critica al festival di Cannes e i numerosi premi tra cui il Golden Globe per il miglior film straniero e la migliore attrice protagonista e il César per il miglior film e la migliore attrice protagonista arriva finalmente in sala “Elle” il nuovo film di Paul Verhoeven.
Nel cast la grande Isabelle Huppert, Laurent Lafitte e Virginie Efira.
Michèle è una di quelle donne che niente sembra poter turbare. A capo di una grande società di videogiochi, gestisce gli affari come le sue relazioni sentimentali: con il pugno di ferro. Ma la sua vita cambia improvvisamente quando viene aggredita in casa da un misterioso sconosciuto. Imperturbabile, Michèle cerca di rintracciarlo. Una volta trovato, tra loro si stabilisce uno strano gioco. Un gioco che potrebbe sfuggire loro di mano da un momento all’altro…
Anna Baisi era presente all’anteprima stampa ed ecco la sua recensione per Amicinema:
“Film di difficile collocazione questo “Elle” di Paul Verhoeven, tratto dal romanzo “Oh…” di Philippe Djian, che parte come un thriller ma si dipana poi con vari registri anche divertimenti da commedia senza però mai abbassare la suspense e la tensione perché l’intrigo amorale ma efficace che suscita e che la protagonista, una incredibile Isabelle Huppert, interpreta riesce a mantenersi intatto fino alla fine del film.
Tra l’altro la Huppert è l’unica attrice che ha accettato la parte ed il film è divenuto francese proprio perché le colleghe americane hanno rifiutato di interpretare questa donna che vive in una totale amoralità anche se venata di una infinita tristezza del vivere che le deriva da un passato tragico in cui è stata suo malgrado coinvolta da bambina.
L’eroina del film Michèle è una donna forte, cinica che ostenta volutamente il suo potere sia nella sua società di videogames ad alto contenuto erotico che nelle relazioni famigliari e sociali suscitando odi e morbosi interessi.
Vittima di uno stupro nella sua abitazione non reagisce come è prevedibile ma con una indifferenza forse forzata e quando la violenza si ripropone diventa un rituale vissuto con piacere sessuale: gioco condiviso fra vittima e carnefice.
La tensione del film non è tanto dettata dallo scoprire il colpevole che anzi è facilmente identificabile ma dalle pulsioni sotterranee di una donna che gioca al massacro forse perché l’unica consapevole dello squallore che vivono i vari personaggi che la circondano e di cui sembrano inconsapevoli.
Nessuno si salva la madre che è un botox ambulante con il suo orrido toy boy, il figlio stupido oltre misura e la sua isterica fidanzata che aspetta un figlio ma di cui è più che dubbia la paternità.
Anche l’amica Anna moglie dell’amante di Michèle che sembra una vittima si rivelerà più che indifferente e cinica anch’essa.
Sembra salvarsi la moglie del vicino Rebecca fervente credente ed anima pura che ha percorso anche il cammino di Santiago di Compostela per vedere il Papa che però nel finale del film con una frase tradirà una colpevole consapevolezza della verità e quindi neppure lei innocente.
Sembra che sia da ricercare proprio in quel tragico passato di Michèle sul quale ha pesato e pesa ancora la figura del padre criminale e pluriomicida, questa perdita di innocenza ed etica nonché di una possibile felicità e la sola cifra con cui si può leggere la protagonista è l’ambiguità che permea le sue azioni e la rende indecifrabile.
Film sulla violenza ma mai vista troppo da vicino da diventare di un fascino morboso e provocatorio: non piacerà a molti, discutibile ma un’opera intrigante che sa scivolare con abilità nei meandri oscuri della mente.
Meritatissimo il Golden Globe alla Huppert che è completamente a suo agio nell’interpretare Michèle ed anche al film perché comunque ci vuole coraggio a mostrare il lato inconfessato di una società – qui alto borghese – che dietro il perbenismo spesso nasconde l’indicibile con calcolata ipocrisia.”
Sentiamo anche velocemente le parole del regista:
“L’ambiguita’ e’ una delle cose che mi ha detto Isabelle Huppert quando ha visto il film: «L’aspetto più interessante è questa continua ambiguità». Effettivamente è sempre ambiguo. È difficile capire completamente questa donna, ogni cosa fluttua, le trame si mescolano… L’avevo già fatto in altri film.
In particolare in ATTO DI FORZA, con un registro completamente diverso, mescolando sogno e realtà. Alla fine non si sa bene cosa pensare, non è chiaro. Mi piace moltiplicare le ipotesi. Come nella vita, non sappiamo mai cosa si nasconda dietro un volto sorridente..
Lavorare con attori francesi e’ stato meraviglioso. E non molto diverso dal lavoro con attori di altri paesi. Nella maggior parte dei casi non conoscevo quello che avevano fatto in passato. Li ho scelti molto sulla base dell’istinto.
Volevo che fossero belli, attraenti e che non avessero un aspetto troppo… francese! Credo di averli filmati come attraverso un filtro americano. Abbiamo avuto qualche incontro e le mie indicazioni sono state molto elementari: meno movimenti, più contenuto… È stato affascinante vedere per esempio Charles Berling, un ottimo attore, cambiare di colpo il suo stile di recitazione. Riguardo a Isabelle Huppert invece sei o sette anni fa FIORI DI CARNE era in programma alla Cinémathèque Française. Isabelle era lì per presentare il film e ha detto di aver visto il film quando era molto giovane e che era stata una delle ragioni per cui era diventata attrice. Isabelle non ha paura di niente, non ha problemi riguardo a niente. Vuole provare tutto, è di un’audacia fenomenale.”
E finiamo con il trailer ufficiale di questa attesa pellicola !!