La trama a noi ricorda molto quella di “Sette piani” un inquietante racconto breve di Dino Buzzati (che poi ispiro’ il film “Il fischio al naso” di Ugo Tognazzi).
Lo stesso clima da incubo lo possiamo ritrovare in “La cura dal benessere“, il nuovo film di Gore Verbinski che ritorna al genere simil horror 14 anni dopo il suo grande successo “The ring” e dopo la discreta trilogia dei Pirati dei Caraibi e il flop di “Lone Ranger”.
Un ambizioso giovane è stato mandato ad incontrare il CEO della sua azienda in un idilliaco ma altrettanto misterioso “centro benessere” situato in una località remota sulle alpi Svizzere. Capirà molto presto che i trattamenti miracolosi della spa non sono quello che sembrano e rimarrà intrappolato nel centro. La sua stessa salute mentale sarà messa a dura prova quando scoprirà di essere affetto dallo stesso malanno che ha colpito gli altri ospiti.
Nel cast nel ruolo principale il giovane rampante Dane DeHaan e poi Jason Isaacs, Celia Imrie, Susanne Wuest, Mia Goth, Lisa Banes, Adrian Schiller, Ivo Nandi, Natalia Bobrich e Judith Hoersch.
Sentiamo le parole del regista da una recente intervista:
“La cosa interessante, secondo me, è che più rendi enigmatici fatti e situazioni, specialmente in un film di questo genere, più puoi ricorrere a una sorta di logica onirica. Ciò che accade resta enigmatico perché si percepisce la presenza di qualche altra forza e s’intuisce che sta per succedere qualcosa d’inevitabile. Per me è questo il trucco che lascia sulle spine il pubblico: fare in modo che tutto suggerisca una malattia che non guarisce e ti sta risucchiando. In sostanza, ho la macchina da presa puntata su un corridoio e conduco il protagonista verso l’ultima rivelazione. Quando questo meccanismo funziona, non hai bisogno di tante spiegazioni per chiarire come vanno le cose. Hai la sensazione che tutto accada per una ragione.
In sostanza, perpetriamo un crimine anche contro gli spettatori. Lockhart è sottoposto a un trattamento e il pubblico assiste a ciò che gli accade.
La domanda è: chi è il paziente? E mi viene in mente l’esperimento di Milgram (nel 1963 lo psicologo Stanley Milgram condusse un esperimento per mettere in evidenza il conflitto tra l’obbedienza all’autorità e la coscienza personale). Il paziente è Lockhart o il pubblico? Ecco cosa mi affascina di questo genere cinematografico: portiamo gli spettatori in una sala buia ed effettuiamo su di loro degli esperimenti psicologici. Il mio intento è stato di analizzare il pubblico, facendo una ‘diagnosi’ e poi offrendo una cura. Agli spettatori proponiamo una buona storia per mantenere vivo il loro coinvolgimento”
Se vi abbiamo incuriosito ecco il trailer ufficiale del film !!