Il cinema come unica porta possibile per sopravvivere ai nostri fantasmi

Esce questo giovedi’, grazie a Officine UBU, “Planetarium” il nuovo film della regista parigina Rebecca Zlotowski (“Belle Epine”, “Grand Central”) con Natalie Portman, Lily-Rose Depp, Emmanuel Salinger e Louis Garrel.

 

Fine anni 30. Laura e Kate Barlow sono due sorelle americane che praticano sedute spiritiche. A Parigi, durante il loro tour europeo, incontrano André Korben, un rinomato produttore cinematografico francese.
Visionario e controverso, Korben è il proprietario di uno dei più grandi studios della Francia, dove produce film utilizzando costose tecniche d’avanguardia. Benché scettico, Korben decide per gioco di sottoporsi ad una seduta spiritica privata con le due ragazze: gli eventi ai quali assisterà provocheranno in lui un forte shock. Profondamente colpito, offre alle sorelle ospitalità e stipula con loro un contratto allo scopo di compiere un ambizioso esperimento: dirigere il primo vero film di fantasmi. Ma Laura capisce ben presto che le vere intenzioni di Korben sono altre e che vi sono ragioni più oscure che lo legano a loro…


 

Ci sembra interessante allegarvi questa breve intervista alla regista sull’origine del film e sul coinvolgimento di Natalie Portman sul progetto:

 

“E’ sempre difficile rispondere a questa domanda senza abbracciare tutti i tropismi che designano un soggetto come questo, che va ad accompagnarli per tre, quattro anni come accade con un progetto cinematografico. Il clima politico e critico che ci circonda, ci sommerge; il desiderio di filmare un’attricestraniera che si trasferisce in Francia; rivendicare personaggi dal destino glorioso e una voglia molto forte di credere nella finzione… Ho sentito la necessità di trattare il mondo insidioso, crepuscolare, nel quale siamo entrati, con gli strumenti romanzeschi.
Ho pensato a questa frase di Duras così inquietante quando ci si pensa: “Non si sa mai quando si è sul punto di cambiare”. E dall’altro lato ho avuto il desiderio di spingermi verso un lavoro particolare con gli attori. Le riprese dei miei primi due film sono durate poco, e questo mi ha lasciato affamata: sentivo il bisogno di lavorare su quel lato, di mettere gli attori in trance fisica, esplorare il mondo dei riti e delle possessioni, le manifestazioni fisiche ma senza arrivare ai riti girati da Rouch in Les Maitres Fous e, anche se questa pista esiste nel film, non è solo che una piccola parte.
 
Ho sempre amato filmare attori professionisti ed ho già avuto a che fare con delle star: Tahar Rahim, Léa Seydoux, Olivier Gourmet… Quindi non ho cambiato il mio modo di lavorare. Ma la presenza di una star americana in un progetto francese ha creato una forma di responsabilità molto particolare: cosa significa far venire un’attrice americana in territorio francese? Questo pone delle vere domande di cinema.
In quale lingua parlare? Cosa significa questo per un pubblico francese? Per il mercato francese? Per gli altri attori? Bisogna sempre tenere conto dell’emozione che si crea nell’insieme, sulla scena. Quando Natalie Portman è arrivata nel film, ha creato un effetto di traino sul casting e un generale coinvolgimento nel film. C’è un’espressività nella sua recitazione – lei accoglie tutte le emozioni – che è molto differente dalla recitazione francese. Esiste l’idea che le emozioni siano là per essere espresse più che interiorizzate. In Francia a volte c’è una certa diffidenza nei confronti di questa ortodossia dell’industria americana (manipolare il corpo in maniera diversa rispetto agli attori francesi, con tutto l’aspetto del music-hall), come se questo si scontrasse con una certa interiorizzazione autoriale francese, l’attore diventa quasi un co-autore del film…
Per me non ci sono contraddizioni, opposizioni, ma un approccio completamente diverso, eccitante e complementare. “

 

E questo e’ il trailer ufficiale della pellicola !!

 


 

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