Il grande “mucchio selvaggio” bipolare della famiglia

Esce oggi un’interessante commedia tutta italiana, “Lasciami per sempre” diretto da Simona Izzo (a 10 anni esatti dall’ultimo suo film “Tutte le donne della mia vita”).

 

Nel ricco cast Barbora Bobulova, Max Gazzè, Valentina Cervi, Veruska Rossi, Myriam Catania, Andrea Belisario e Niccolò Cancellieri.

 

La storia si sviluppa intorno a Viola (Barbora Bobulova), una giovane madre divorziata, che ha ritrovato la fiducia nell’amore tra le braccia di Nikos (Max Gazzè) e che decide di lasciarsi alle spalle il passato riunendo la “mandria parentale” composta da mariti, ex mariti, padri e patrigni, figli e figliastri, cognati e ex cognati, sorelle, cugini acquisiti e quant’altro, in occasione dei festeggiamenti per i vent’anni dell’irrequieto figlio,
Lorenzo. Ma quello che doveva essere un momento di festa e di comunione si trasforma ben presto in una tragicomica resa dei conti. Se a questo si aggiunge: una bellissima e seducente ragazza dal carattere un po’ instabile, un vicino di casa superdotato intellettualmente, un figlio illegittimo che parla solo canadese e una ragazzina “figlia dei figli dei fiori”… il risultato non può che essere esplosivo.


 

Sentiamo anche le parole degli autori di questo film (il trio Simona Izzo, Roberta Colombo e Matteo Bondioli):
 
“Mentre scrivevamo questa storia, ballavano intorno a noi i termini che sancivano le unioni civili e che di lì a poco sarebbero diventate una realtà legislativa: coppie di fatto, stepchild adoption, utero in affitto, famiglia arcobaleno, mononucleare, multirazziale… E in fondo, anche se tutto questo esiste,
come la chiami la chiami, la famiglia resta un centro nevrotico con cui ognuno di noi è costretto a confrontarsi, un approdo sicuro dove potersi rifugiare, ma anche il luogo esasperante da cui voler scappare.
Ecco, quindi: “Lasciami per sempre”. Una commedia bipolare, proprio come il “mucchio selvaggio” che abbiamo cercato di raccontare.
 
Siamo partiti da un contesto apparentemente rassicurante: oggi è il compleanno di Lorenzo. 20 anni. Viola, la nostra protagonista ha riunito la mandria parentale per festeggiarlo, con una festa a rischio: visto che saranno presenti anche il suo ex marito e quello della sorella.
Ognuno arriva con il proprio carico di rancore, convinto di poter addossare ai congiunti, ex o attuali, il peso del proprio disagio. Ma non funziona così.
Perché i sentimenti, sia postivi che negativi, sono strani. Si mescolano, quando ne trovano l’occasione, e si amalgamano vorticosamente come in un frullatore. Quello che ne esce alla fine contiene le energie di tutti gli individui, ma spremuti insieme. E di solito il gusto finale, nonostante tutto, è buono.
Il grande Totò, con l’ironia che lo contraddistingueva, diceva che: I parenti sono come le scarpe. Più sono stretti e più fanno male.
Ed è così: in una famiglia, di qualsiasi tipo, natura o forma giuridica, sembra inevitabile farsi del male, ma è altrettanto impossibile sciogliersi da quel legame.
Lo dice, anzi, lo urla, una delle nostre protagoniste: famiglia deriva da Famulus, che vuol dire schiavo: schiavo dell’amore, ma anche della dipendenza che questo nucleo, per quanto dissestato, crea.
 
La storia procede per conflitti che abbiamo cercato di rendere gustosi e brillanti. Per difendersi è necessario dare il peggio di sé, inteso come il meglio di sé, quanto meno in termini dialettici. In scena i nostri soffrono, si dannano ma da questa sofferenza, paradossalmente, nasce la commedia. Perché
ridere delle disgrazie altrui significa esorcizzare le proprie.
Finché…
Finché i vent’anni sono stati compiuti, e il giovane festeggiato, dopo il turbinio di emozioni attraverso cui è passato e una rivelazione sconvolgente che lo riguarda, ammetterà con tragica ironia che: “Alla fine, meglio uno straccio di famiglia che niente! Quello che non ho capito è perché quando c’è mi
pesa e quando non c’è mi manca”
Insomma il nucleo parentale come cappio, ma anche come cordone sanitario, visto che uno degli ex mariti vorrebbe continuare a chiamare papà il suocero riluttante e lamenta con la moglie una dermatite: “..perché da quando mi hai cacciato mi lavo con il sapone per i piatti” e nel mezzo di una lite plenaria arriverà a urlare ai “parenti serpenti”: dai sfogatevi a questo serve la famiglia a buttare fuori, a dirsi tutto.
 
La storia sembra dargli ragione, di certo il silenzio è il vero e insidioso veleno che minaccia tante famiglie che siano allargate o ristrette, tanto che la nostra, dopo il disastro dove tutti si sfidano e qualcuno sferra anche un pugno (come nella sparatoria finale di Mucchio selvaggio che potrebbe essere il sottotitolo del nostro film) cercherà di ricomporsi e riflettere sulla propria condizione. Forse perché il passato è in agguato, il presente incerto e il futuro sconosciuto. L’unica certezza è che questo mosaico umano non si disferà. E’ calamitato dall’amore e dal rancore, (spesso effetto secondario di un sentimento finito) ma soprattutto dallo spettro della solitudine molto più minacciosa e inerte del caos vitalistico nel quale vive.”

 

E dopo tante parole spazio alle immagini con il trailer !!

 


 

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