“Io danzerò (La danseuse)” e’ stato candidato agli ultimi Cesar francesi come migliore opera prima e anche se non ha vinto e’ stato uno dei film piu’ apprezzati di questa stagione nel paese transalpino.
Adesso grazie a I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection arriva anche nelle sale italiane a partire dal 15 giugno.
È stata capace di rivoluzionare la sua epoca e la nostra. È stata un vero punto di riferimento per un’intera generazione di artisti.
Toulouse-Lautrec, Rodin e i fratelli Lumie`re la ammiravano devotamente.
La regista rivelazione Stephanie Di Giusto (qui al suo esordio cinematografico) riscopre Loïe Fuller, grande protagonista della meravigliosa Parigi dei primi del Novecento.
Coperta da metri di seta, circondata di luci elettriche e colori, Loïe (interpretata dalla poliedrica Soko), reinventava il suo corpo a ogni esibizione, sorprendendo il pubblico con la sua ipnotica e celebre “serpentine dance”.
Divenuta presto il simbolo di una generazione, avrebbe fatto di tutto per perfezionare la sua arte, incurante anche della sua salute. Ma l’incontro con Isadora Duncan (Lily-Rose Depp) avrebbe cambiato presto tutte le carte in tavola…
Nel cast anche Gaspard Ulliel e Mélanie Thierry.
Sentiamo le parole della regista sulla sua prima opera:
“Tutto ha avuto inizio con la fotografia in bianco e nero di una ballerina che fluttuava nell’aria avvolta in un vortice di veli.
La didascalia recitava: Loïe Fuller: icona della Belle Époque. Ero curiosa di conoscere la storia della donna che si celava dietro a quei lunghi lembi di stoffa e ne sono rimasta sbalordita: mi affascinava il fatto che fosse diventata famosa nascondendosi e il suo spirito pionieristico.
Grazie alla sua “danza serpentina”, Loïe Fuller ha letteralmente rivoluzionato le arti sceniche alla fine del XIX secolo, anche se quasi nessuno si ricorda di lei.
Lei non rispecchiava affatto i canoni di bellezza che erano in voga ai suoi tempi: non era attraente, aveva un fisico massiccio e robusto da ragazza di campagna e si sentiva prigioniera in un corpo che rifiutava. Eppure, inventò istintivamente un modo di danzare che la portò a girare
il mondo e, nei suoi spettacoli, riuscì a ricreare la grazia che di natura non aveva, trovando così un senso di liberazione nell’arte.
Il concetto di reinventarsi sul palco è estremamente importante per me: alcune persone usano le parole per comunicare, invece lei si servì del corpo per scrivere il proprio destino. Tradusse le proprie inibizioni in movimento, l’inquietudine in energia, trasformandosi in un’indomabile
esplosione di vitalità. Un altro elemento che ho voluto catturare è la sua lotta interiore, un misto di forza, determinazione e fragilità.
La sfida più eccitante del film e’ stata ricostruire le sue performance che non sono mai
state registrate. Nonostante l’insistenza dell’amico Thomas Edison, Loie Fuller si rifiutò sempre di imprimere la sua danza sulla pellicola.
Diceva: “Rinchiudermi in una scatola è fuori discussione”. I video che circolano su YouTube sono solo una copia sbiadita delle sue imitatrici. Jodie Sperling, che ho citato prima, mi ha aiutato molto con la coreografia.
Data la mancanza di materiali da visionare, lei non è mai riuscita a riprodurre con esattezza l’esibizione di Loi¨e Fuller, ma è rimasta colpita dal fatto che si stesse realizzando un film usando i suoi stessi accessori e lo stesso numero di tecnici. Ciò nonostante, pur restando fedeli all’epoca, io e lo scenografo Carlos Conti sapevamo che avremmo avuto bisogno di usare attrezzature moderne così abbiamo trovato artisti con cui la Fuller avrebbe senza dubbio lavorato se fosse stata ancora viva, tra cui Alexandre Le Brun, un vero genio delle luci, il cui
lavoro nell’ultima sfilata di Saint Laurent mi aveva fatto impazzire. Dopodiché, abbiamo scrupolosamente seguito il metodo di lavoro di Loie Fuller, che prevedeva molte ore di prove e un allenamento intensivo da parte di Soko.”
Siete curiosi ? Se si ecco il trailer italiano (non era prevista la risposta no !!).