Dopo aver affascinato il pubblico del Festival di Berlino, arriva nelle sale italiane “Civiltà Perduta“, l’incredibile storia, basata su fatti realmente accaduti, dell’esploratore Percy Fawcett, che negli anni ’20 scomparve durante il suo avventuroso viaggio alla ricerca di una misteriosa e antica città nel cuore delle giungle amazzoniche.
Tratto dal bestseller “Z la città perduta” di David Grann, il film è stato adattato per lo schermo e diretto dal’ottimo e un po’ sottovalutato James Gray (Little Odessa, Two Lovers, C’era una volta a New York) che ha riunito un cast di giovani formato da Charlie Hunnam (King Arthur, Sons of Anarchy), Robert Pattinson (Twilight, Bel Ami) e Sienna Miller (American Sniper, La legge della notte), affiancato dal giovane talento di Tom Holland (Captain America, Spider-Man: Homecoming).
1925, il leggendario esploratore britannico Percy Fawcett si avventura in Amazzonia, alla ricerca di un’antica civiltà, lo splendente regno di El Dorado, con lo scopo di fare una delle scoperte più importanti della storia. Dopo aver catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo, Fawcett s’imbarca insieme al figlio, determinato a provare che quest’antica civiltà, da lui rinominata Z, esiste. Ma la spedizione scompare poi nel nulla…
Anna Baisi era presente all’anteprima stampa e abbiamo chiesto a lei di raccontarci le sue impressioni su questo film:
“Il romanzo di David Grann “Z. La città perduta” ha ispirato a James Gray il film “Civiltà perduta” (The Lost City of Z”) un kolossal old style che unisce però all’impianto classico ed epico elementi psicologi e realistici che lo rendono un prodotto pregiato.
Il film ripercorre la vera storia dell’esploratore britannico Percy Fawcett (Charlie Hunnam) colonnello vissuto fra l’Ottocento ed il Novecento a cavallo del periodo vittoriano e quello edoardiano.
Di umili origini e con un padre “impresentabile” non possiede il giusto pedigree che il classismo borghese dell’esercito impone ed è oggetto se non di disprezzo di indifferenza da parte dei colleghi e della gerarchia militare.
Per un proprio riscatto sia personale che professionale ed anche per la famiglia composta inizialmente dalla moglie Nina ( Sienna Miller) che aspetta un figlio quindi accetta l’incarico di mappare il confine fra la Bolivia ed il Brasile: lavoro proposto dai cartografi della Royal Geographical Society di Londra.
Con un piccolo gruppo e l’assistente Henry Costin (un barbuto ed irriconoscibile Robert Pattinson) parte e sarà l’inizio di un’avventura nella foresta amazzonica che riserverà rischi e pericoli immani ma l’indomita volontà lo porterà a voler scoprire quel mondo e grazie al ritrovamento di artefatti e vasellami teorizzerà una civiltà che li ha preceduti.
Saranno molte le spedizioni intraprese, i ritorni alla famiglia ed ai figli che però non riuscirà a veder crescere perché ossessionato da quel nuovo mondo che Percy vuole scoprire per riportare alla luce quella civiltà perduta che era stata forse più fastosa di quella dei “progrediti” sudditi britannici e la chiamerà la Citta Z.
Tra la derisione di scienziati e studiosi Percy proseguirà quel suo viaggio utopico, fuori dalla realtà e vicino alla follia alla ricerca della Città Z, anche dopo aver combattuto una guerra in patria: un sogno che lo perseguiterà sempre e che all’epoca fu oggetto di dileggio ma che i posteri avrebbero confermato esser vero molti anni dopo.
Fotografia stupenda di Darius Khondji che riprende distese verdi meravigliose e lussureggianti, intricate giungle e meravigliosi notturni, in apertura e chiusura di film con fiaccolate che illuminano il buio della notte che sembra un buio di tempi antichi affascinante e pauroso.
La moglie, donna energica ed emancipata lo sorreggerà sempre anche dall’astio del figlio maggiore che lo reputa un padre indegno, solo alla fine del film avrà visioni deliranti e folli anche se piene di una speranza che vuole rinnegare lo struggente dolore e la disperazione perché il sogno è diventato incubo.
Il personaggio di Percy appassiona perché la sua vita fu leggenda come la sua “fine” e perché fu portatore di un’esplorazione costruttiva, curiosa e di scoperta, per nulla contaminata dalla convinzione razzista che in quell’Amazzonia, fra le mangrovie e le zanzare, ci fossero solo “selvaggi” da assoggettare, civilizzare, catechizzare e depredare come poi fece invece il colonialismo “armato” inglese e americano.
Ma questa è un’altra storia neanche poi così lontana dai nostri giorni.”
E per finire come sempre il trailer !!