La giornata del Vostro Inviato comincia in salita, un biglietto scomparso da ritrovare, la biglietteria on-line degli accrediti che non funziona più, la memory card della macchina fotografica dimenticata nel PC. Poi, ancora una volta, di fronte al grande cinema, i piccoli contrattempi quotidiani scompaiono. Ed è grande cinema quello del giovane regista di origine iraniana Alireza Khatami ( a sinistra nella foto).
Il film “I versi dell’oblio” è ambientato in Cile, ma potrebbe esserlo ovunque ci sono guerre o stragi di stato. E’ incentrato sulla figura dell’ anziano impiegato di un cimitero e annesso obitorio che crede nell’importanza di dare un nome ai cadaveri, come atto di resistenza estrema, forse l’unico possible, all’oppressione e quindi all’oblio delle vittime. Il film si regge interamente sule spalle del grande Juan Margallo( a destra del regista nella foto), attore spagnolo di teatro, da 57 anni sulle scene, ma qui alla sua prima esperienza cinematografica. Il suo viso dolente, eppure mai sconfitto è indimenticabile.
Lasciato il dibattito sul film il Vostro Inviato si rifugia al bar della spiaggia Quattro Fontane, davanti al mare, per un pranzo tardivo con tramezzini e gelato. Nel tavolo a fianco conversa amabilmente la Signora Pina, la grande MIlena Vukotic, anche lei in attesa della prossima proiezione. Misure di sicurezza al Lido senza precedenti, almeno a memoria del Vostro Inviato, per il film del francese Robert Guédiguian, uno dei suoi registi cult (al centro nella foto di fianco ad Ariane Ascaride). Purtroppo in Italia dopo le “Nevi del Kilimangiaro” del 2011 non sono stati distribuiti altri suoi film. Girato con gli attori di sempre: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin (il fantastico poliziotto di miracolo a Le Havre, lo ricordate?), e Gerard Meylan, “La Villa” è un film corale ambientato in un piccolo paesino della costa marsigliese dove due amici operai Martin e Maurice si sono costruiti la casa al mare, la villa del titolo. L’occasione è il ritrovarsi di tre fratelli riunitisi a causa della malattia del padre Martin. Guédiguian affronta molti temi, tutti con la consueta grazia, delicatezza e senso dell’umorismo e i suoi bravissimi interpreti contribuiscono a dare verità e profondità ai rispettivi personaggi. Ne risulta un film bellissimo, divertente, commovente. Cosa si può desiderare di più da un film?
Ancora emozionato per la piccola comunità di Guédiguian, il Vostro Inviato rientra in Sala Grande per il film evento della serata. Italiano il regista Paolo Virzì che firma anche la sceneggiatura con Francesco Piccolo e Francesca Archibugi, ma girato on the road negli Stati Uniti con due interpreti d’eccezione Donald Sutherland e Helen Mirren. Una coppia di anziani coniugi, entrambi malati, si prende una vacanza dai figli e dalle medicine, traversando gli States da nord a sud su un vecchio Camper, il “Leisure Seeker” del titolo. La storia è tutta qui, sorretta dalla bravura dei due interpreti. Helen Mirren che lascia a casa il suo meraviglioso accento inglese e parla come un’americana bianca del sud. Donald Sutherland che con una semplice espressione dello sguardo perde e riacquista la memoria, addolcendosi improvvisamente. Eppure non è solo un film di attori, Leisure Seeker ha anche una sceneggiatura impeccabile in cui si riconosce la poetica di VIrzì, che come Guédeguian, costruisce i suoi personaggi con grazia, senso dell’umorismo, verità. Che dire, ancora una volta Virzì fa centro, consegnandosi allo storia come il vero, forse unico erede, della commedia all’italiana.
L’ultimo film di questa giornata incredibile vede nuovamente assieme la coppia di Philomena, ovvero il regista Stephen Frears e la grandissima Judi Dench (entrambi nella foto a sinistra con Ali Fazal). Ancora una volta, dopo the Queen, Frears porta sulla scena una regina. In questo caso la regina Vittoria. Il film (“Victoria e Abdul“) racconta una storia poco nota, messa a tacere dalla corona inglese dopo la morte di Vittoria e riscoperta solo nel 2010 con il ritrovamento del diario di Abdul Karim, un indiano arrivato a corte per caso nel 1887 e diventato amico e maestro della regina per quattordici anni, fino alla sua morte. E’ un film interessante, forse non perfettamente riuscito perchè a tratti Frears si spinge un po’ troppo verso il macchiettistico. Sorprendente è comunque l’apertura mentale di Vittoria, affascinata dalla profondità della cultura urdu, la cultura mussulmana indiana, che Abdul le rivela. E sono proprio i dialoghi tra Vittoria e Abdul la parte migliore del film per il Vostro Inviato. Dialoghi che svelano anche la solitudine e la stanchezza di una donna ormai anziana che ha governato l’Inghilterra per quasi un secolo intero.