Alla ricerca di un serial killer nella prima neve d’inverno

Michael Fassbender (Shame, Bastardi senza Gloria, la saga di X-Men e molto altro), Rebecca Ferguson (Mission: Impossible — Rogue Nation), Charlotte Gainsbourg (Independence Day: Rigenerazione) e J.K. Simmons (Juno, Whiplash) compongono il cast de “L’uomo di neve“, il thriller del regista Tomas Alfredson (Lasciami Entrare, La Talpa), basato sul romanzo dal successo globale di Jo Nesbø.

 

Investigando sulla scomparsa di una donna, avvenuta subito dopo la prima neve d’inverno, il detective (Fassbender) a capo di una squadra speciale anticrimine teme che sia tornato a colpire un inafferrabile serial killer.
Grazie all’aiuto di una brillante poliziotta appena trasferita (Ferguson), il detective si trova a riaprire casi irrisolti vecchi di decenni nella speranza di trovare indizi che li colleghino al nuovo efferato delitto e sconfiggere così una mente diabolica oltre ogni immaginazione prima della prossima nevicata.


 
Sentiamo le parole di Anna Baisi presente all’anteprima stampa milanese:
 

“L’attesissimo film “L’uomo di neve” (titolo internazionale “The snowman”) di Tomas Alfredson basato sull’omonimo romanzo di Jo Nesbø, il noto scrittore norvegese amato soprattutto per i thriller che vedono come protagonista l’ispettore di Oslo Harry Hole, è arrivato da noi.
Senz’altro a contribuire all’attesa non è elemento da poco lo stuolo di attori coinvolti nel medesimo fra tutti in primis Michael Fassbender che ovviamente indossa i panni del detective Harry Hole, Rebecca Ferguson che interpreta Katrine Bratt, una investigatrice all’apparenza super organizzata da poco arrivata ad Oslo, J.K. Simmons che impersona Arve Stop, un ambiguo e potente uomo d’affari, Charlotte Gainsbourg che è Rakel Fauke, l’ex compagna di Harry Hole e Val Kilmer, il detective dedito all’alcol Gert Rafto; nel cast anche se in ruoli secondari gli ottimi attori Toby Jones (già visto anche nel precedente gioiello del regista “La Talpa”), James D’Arcy e Chloë Sevigny.
Non da meno fra i produttori troviamo Martin Scorsese che in prima battuta doveva girare il film e visto che l’autore ha dichiarato di scrivere i propri libri pensando ai film e che i suoi registi preferiti sono Coppola e Scorsese sarebbe stato uno scambio di ruoli intrigante.
Settimo libro d’investigazione con Hole è probabilmente stato scelto perché ritenuto dalla critica il migliore ed anche un romanzo a sé stante, con un corpus letterario che ha una sua indipendenza dalle storie precedenti.
 
La neve appare da subito foriera oltre che di inebrianti paesaggi norvegesi di bianchezza spettacolare anche di inquietante malevolenza e quando ci appare un pupazzo di neve con fattezze sinistramente impreziosite da chicchi di caffè o sassolini che li ricordano e rametti scarnificati e che sembra rivolgere gli occhi muti verso la casa nel cui giardino è stato costruito si presagisce la tragedia ed eccola in quella sciarpa che avvolge il “collo” del pupazzo: apparteneva alla prima vittima.
Poiché gli omicidi si riveleranno più d’uno, perpetrati sempre all’apparire della prima neve, sempre versus donne e sempre madri, Hole comprende di essere di fronte ad un serial killer: la firma è data, oltre che dal pupazzo che ahimè perde qualsiasi connotazione gioiosa, dalle orrende e reiterate menomazioni che aggiungono al thriller una connotazione horror.
A condurre le indagine insieme ad Hole sarà la nuova collega Bratt che, suo malgrado, gli fornirà materiale nuovo per iniziare le indagini.
Ad aggiungere tensione ed adrenalina al film le lettere minacciose che il killer indirizza a Hole e che fanno supporre che l’uomo (o donna non si sa) sia una presenza vicina all’investigatore: qualcuno/a che lo conosce.
Ma di fronte ad una storia di omicidi seriali ben strutturata, quali sono le connotazioni che fanno di questo film un outsider del genere come d’altro canto il romanzo?
Non si può che partire dal nostro eroe, no che dico anti-eroe per eccellenza il nostro detective alcolizzato, fumatore che ha fatto soffrire e soffre, ha perso una donna amata che ora ha trovato un uomo serio che sta al suo fianco.
Alcune similitudine potrebbero far pensare ai detective della miglior letteratura americana noir contemporanea ricca di azione ma anche di speculazione intellettuale ma l’originalità di Hole è unica e l’uso del corpo nel film ne è la riprova.
Fassbender se ne appropria con la sua fisicità: lo ritroviamo addormentato e sconvolto dal bere nelle strade ma poi si risveglia e cerca un’altra possibilità nel lavoro con quello sguardo straniato dall’alcol.
D’altronde chi meglio di Fassbender sa come usare la propria corporeità come espressione di un malessere interiore e lo martoria proprio per dire qualcosa di intimo e per placare quel senso di sconfitta che è così presente in lui?
 
Anche le donne del film sono personaggi contraddittori come realisticamente sono gli esseri umani senza grandi certezze, con ripensamenti ed anche con atteggiamenti borderline come quello di Bratt che buona detective ha una deriva folle per motivi più che comprensibili ma portati alla esasperazione ed alla completa mancanza di raziocinio.
Anche l’incipit del film che ci racconta in flashback un’oscura, tragica e dilaniante vicenda che è la chiave di lettura delle motivazioni dei crimini del killer, è un tentativo di trovare una sorta di “giustificazione” per rendere, se possibile, umano anche il “mostro” visto nella sua innocenza dell’infanzia.
I paesaggi raggelati di Oslo e Bergen immersi in un inverno del “loro” scontento, gelido ed oscuro rendono ancor più plumbea la narrazione di queste anime alla deriva.
Chiudo con una citazione dal libro di Jo Nesbø: “Le storie interessanti non parlano mai dei successi continui, ma piuttosto delle sconfitte spettacolari.”

 

Il film è stato interamente girato in Norvegia nelle città di Oslo e Bergen, oltre che nella provincia di Rjukan.

 

Sentiamo le parole di Fassbender (da una recente intervista):
 
“Conoscevo poco i gialli di Nesbø. Pensavo che L’uomo di neve fosse il primo romanzo, poi ho scoperto dal risvolto di copertina che era il quinto… Pazienza, a forza di leggere sceneggiature erano anni che non prendevo in mano un libro, almeno l’ho fatto. Mi interessava non tanto la storia ma come Nesbø descrive la fisicitaà di Harry Hole. Come si muove, come cammina. Mi piace perché è più complesso della media dei detective, più vero, con tutto il suo disordine interiore.
Nel romanzo, Harry ha un paio di tratti – beve, ha una relazione finita alle spalle – per cui si rischia di cadere nel cliché. Spero di evitarlo.”

 

Invece lo scrittore Jo Nesbo ha detto sulla scelta di Fassbender:
 
“Lo trovo grandioso, l’ho molto apprezzato in Shame, ma ovviamente sia io sia i lettori abbiamo ognuno la nostra immagine di Harry Hole e non assomiglia a lui. Com’è giusto che sia”.

 

Concludiamo con il trailer ufficiale per tutti gli Amicinema incuriositi dal nostro articolo !!

 


 

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