Il velo non occulta, ma svela

I giornali e le televisioni stanno gia’ diffondendo le scene iniziali molto hot (almeno per gli standard del regista) del nuovo film di Ferzan Ozpetek, ma “Napoli velata” e’ molto davvero di piu’ anche se la sensualità e’ una delle caratteristiche del regista turco (ad esempio ricordate “Hammam il bagno turco”).

 

La trama e’ molto breve giusto per non rovinare la visione del film: in una Napoli sospesa tra magia e sensualità, ragione e follia, un mistero avvolge l’esistenza di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) travolta da un amore improvviso e un delitto violento.


 

Il cast e’ pieno di ottimi e bravi attori italiani: Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Peppe Barra, Biagio Forestieri, Lina Sastri, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Loredana Cannata, Carmine Recano e Angela Pagano.

 

Siamo stati brevi, ma ci dilunghiamo con la nostra recensione, grazie alle parole di Rossella Casapollo:
 
“Ad un film di Ferzan Ozpetek è sempre difficile attribuire una etichetta di genere ed anche in questo caso potremmo definirlo come un mix di noir, mistery thriller, sentimental-passionale e esoterico-psicologico con la comune componente di una passione d’amore.
L’incipit è un incontro di sguardi che portano ad una immediata e travolgente passione tra Adriana (Giovanna Mezzogiorno) ed Andrea (Alessandro Borghi) in un ambiente emblematico che da subito definisce perfettamente anche tutti i luoghi e le atmosfere che accompagneranno la storia: siamo in una antica casa napoletana durante il rito arcaico della tradizione napoletana dei ‘femminielli’ che mette in scena la ‘figliata’, dove gli attori, separati dal pubblico tramite un velo, interpretano il parto maschile.
Una notte d’amore appassionata travolge Adriana, ma l’incontro previsto e mai avvenuto il giorno seguente con Andrea e tutto ciò che accadrà di conseguenza saranno ancora più travolgenti per lei e la porteranno a mettersi in discussione e a sviscerare le profonde zone d’ombra della sua mente.
 
Come ha detto il regista, questo film è un inno all’ambiguità che perfettamente si cala nella città di Napoli così sospesa tra superstizione e religione, tra scienza ed esoterismo, tra realtà criminali e cultura artistica e tutte queste componenti le ritroveremo amalgamate nella mente di Adriana.
Il tributo di Ozpetek a Napoli è davvero magico: riesce a condurre lo spettatore in luoghi inconsueti ed interiori: tra i vicoli oscuri di una città che rappresentano una mente umana con tutte i suoi controsensi dove uomini e fantasmi camminano insieme.
Il velo del titolo è quello che separa gli attori dal pubblico ed è quello che copre il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, ma anche quello che cela la vista non per coprire bensì per far intravedere, perché la verità va più sentita che vista nella sua crudezza.
Il tocco del regista con la sua costante ricerca della bellezza non manca neanche qui, questa volta manca la consueta e tanto amata tavolata, ma c’è la casa, una casa importante: si tratta dell’aristocratico palazzo utilizzato per ‘L’oro di Napoli’ di De Sica e per ‘Viaggio in Italia‘ di Rossellini.”

 

In una recente intervista Ozpetek ha raccontato cosi’ la nascita di questo suo ultimo film:
 
Ad una cena ho conosciuto una ragazza molto interessante, da una chiacchiera iniziale siamo finiti in un angolo a parlare tutta la sera. C’era qualcosa di molto sensuale in lei, quasi erotico. A un certo punto mi disse che doveva andare, al mattino si sarebbe svegliata presto per un impegno importante. Era un medico legale. Mi sorprese il contrasto fra quella personalità così seduttiva e un lavoro così freddo, razionale. Da quell’incontro ho iniziato a costruire questa storia.
A Napoli ho conosciuto molte persone, alcune in particolare mi hanno fatto scoprire aspetti della città che non conoscevo, ogni angolo custodisce pezzi di storia, aneddoti, dettagli. Tutto si mescola, l’attualità e i ricordi antichi. La miseria accanto alla nobiltà dei palazzi storici. Il maschile e il femminile.
Napoli moderna e i riti antichissimi, come quello della “Figliata” dei femminielli (la simulazione di un parto) al quale ho potuto assistere e nel quale è racchiuso, in parte, il senso del film: durante la messinscena, si alza un telo semitrasparente, perché la verità non va guardata in faccia nuda e cruda ma la devi sentire, intuire. Come il Cristo velato: il velo accentua le forme, in realtà. Il velo non occulta, ma svela”.

 

Siete curiosi di vedere il trailer del nuovo film di Ozpetek ?

 


 

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