Una dark comedy tragica ma mai patetica

All’ultimo festival di Venezia ha conquistato l’applauso sincero e lunghissimo del pubblico e alla fine, troppo di genere per i palati fini dei giurati, ha vinto solo il premio per la miglior sceneggiatura (a mani basse vista la qualità dei dialoghi).

 

Nel programma di gennaio non potevamo quindi non scegliere “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” che vedremo mercoledi’ 17 gennaio.

 

Mildred Hayes non si dà pace. Madre di Angela, una ragazzina violentata e uccisa nella provincia profonda del Missouri, Mildred ha deciso di sollecitare la polizia locale a indagare sul delitto e a consegnarle il colpevole. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre manifesti con tre messaggi precisi diretti a Bill Willoughby, sceriffo di Ebbing. Affissi in bella mostra alle porte del paese, provocheranno reazioni disparate e disperate, ‘riaprendo’ il caso e rivelando il meglio e il peggio della comunità.

 

Il film di Martin McDonagh (ricordate il suo ottimo “In Bruges” ?) vede un cast di all-star tutti bravissimi tra cui Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, Lucas Hedges, ma la piu’ brava e’ sicuramente Frances McDormand (a Venezia un po’ criticata per i suoi atteggiamenti beffardi).


 

E adesso ci zittiamo e lasciamo la parola a Sara Palladini che ha visto questo film in anteprima stampa:
 
“Angela è stata stuprata e uccisa. A distanza di sette mesi non è ancora stato scoperto il colpevole e la madre della ragazza, Mildred, incolpa la polizia di passare il tempo a perseguitare afroamericani e omosessuali al posto di svolgere le indagini sugli orribili fatti che la giovane figlia ha subito. Per dare voce alla propria rabbia, la donna fa erigere sul ciglio della strada di entrata alla sua cittadina del Missouri, Ebbing, tre enormi manifesti di protesta contro la polizia e in particolare lo sceriffo William Willoughby.
Il regista e sceneggiatore Martin McDonagh sceglie di farci entrare subito in empatia con la protagonista Mildred, devastata dalla perdita della figlia, ma ancora così piena di forze da combattere per lei. La donna è tutt’altro che la madre perfetta: nei suoi flashback scopriamo che in passato è stata irresponsabile verso la figlia, con la quale spesso discuteva, ma che amava molto e che cercava di proteggere. Agli antipodi è il padre di Angela, un uomo violento con la moglie e incapace di assumersi le proprie responsabilità verso i figli, fuggito dai propri oneri di padre per fidanzarsi con una ragazza giovane e immatura; con Angela e il fratello però intratteneva un rapporto di simpatia e accondiscendenza.
 
Mildred non è l’unico personaggio che lo spettatore ha modo di conoscere nelle sue sfaccettature ed evoluzioni. Lo sceriffo Willoughby è il capo del dipartimento di polizia e in quanto tale deve far valere la propria autorità sui sottoposti e convincere Mildred a rimuovere i manifesti; allo stesso tempo però ha con la donna un rapporto ambiguo: alcune sue parole ci insinuano il dubbio che la causa di Mildred gli stia a cuore.
Un altro personaggio che conosciamo da vicino è l’ufficiale della polizia Dixon, un ragazzo all’apparenza stupido e immaturo, assoggettato alla madre e allo sceriffo e senza alcuna voglia di lavorare.
Anche i tre manifesti possono essere considerati un personaggio: vivono, bruciano, muoiono, rinascono, sollevano lamentele, fanno parlare di sé, di Angela e di Mildred, proprio secondo la volontà di quest’ultima. L’importanza dei manifesti è sottolineata dalle inquadrature suggestive attraverso le quali vengono mostrati: campi lunghi che li dipingono immersi nei prati ai bordi della strada in diversi momenti della giornata, in modo da creare giochi di luce sempre differenti.
 
Tre manifesti a Ebbing, Missouri è una dark comedy che affronta un evento tragico senza mai sfociare nel patetico, che diverte senza mai distogliere l’attenzione dal profondo turbamento di una madre che per la figlia può fare un’unica cosa, che non smetterà mai di fare: lottare”

 

Finale con il trailer ufficiale !!

 


 

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