La menzogna dell’arte e della vita stessa

All’ultimo festival di Cannes non ha molto impressionato la’ critica e l’ultimo film di Roman Polanski che era fuori concorso non ha portato a casa grandi lodi e considerazioni.
 
Ma adesso la situazione cambia e siamo sicuri che il pubblico in sala darà piu’ soddisfazioni al regista polacco-francese.

 

Quello che non so di lei” e’ interpretato da Emmanuelle Seigner, Eva Green e Vincent Perez.


 

Delphine è una scrittrice di successo. Il suo ultimo romanzo, quello più personale in cui racconta la storia della sua famiglia, è diventato un best-seller mondiale. Scrivendolo si è messa completamente a nudo, al punto da essere accusata di aver strumentalizzato il suo dolore.
Tutti aspettano un suo nuovo romanzo, ma Delphine è paralizzata, ha un blocco creativo.
Un giorno, per caso, incontra Leila, una giovane donna affascinante e misteriosa, comparsa dal nulla, eppure capace con naturalezza di entrare nella sua vita, come amica e confidente.
La presenza di Leila in poco tempo diventa imprescindibile e quella che sembrava essere un’amicizia si trasforma in un rapporto morboso e ambiguo.
Ma chi è davvero Leila? E cosa vuole realmente da Delphine?

 

Sentiamo il commento della nostra inviata di Anna Baisi:
 
“Delphine de Vigan è una scrittrice di successo adorata dal suo pubblico che ha amato la sua ultima fatica letteraria che racconta della morte della madre per suicidio e ne ha riconosciuto la profonda umanità e la incredibile sensibilità verso la vita reale che trasmette ai suoi lettori una profonda empatia.
Lei invece è annoiata e stanca e si trova ad affrontare un momento di stallo e di blocco creativo e quando apre il suo pc è pervasa dall’assoluta incapacità di scrivere una sola parola sulla pagina virtuale.
A peggiorare la situazione è l’arrivo di lettere anonime che la accusano di avere strumentalizzato il dolore della sua famiglia e che acuiscono il suo stato d’animo sprofondandola in uno stato di smarrimento, di ansia e di apatia.
A “salvarla” sarà una sua ammiratrice che si fa chiamare Elle, lei, nell’edizione in originale del film, una ghost writer, figura impersonale per eccellenza e donna frustrata perché deve scrivere delle vite di altri che oltre ad infonderle coraggio e a spronarla a scrivere il vero romanzo della sua vita, il “libro segreto”, si insinuerà sempre più nella sua esistenza creando un rapporto ossessivo in cui si sostituirà a Delphine scrivendo le sue mail, vestendosi come lei, un doppio di hitchcockiana memoria, fino a conseguenze estreme in cui la fan si trasformerà in una isterica e sadica stalker.
Questo solo si può raccontare dell’ultima fatica di Roman Polanski “Quello che non so di lei”, titolo originale “D’Aprés une Histoire Vraie”, perché oltre ad una dark comedy il plot si sviluppa in thriller psicologico e quindi ad ognuno scoprire il proprio finale ed anche il significato più recondito.
Tratto dal romanzo omonimo di Delphin de Vigan, quella storia vera di cui si parla nel titolo rimanda alla creazione artistica ed insinua il dubbio della verità delle parole o delle immagini visto che parliamo di cinema.
 
Polanski ci aveva già narrato di queste tematiche in altri film e cito solo “The Ghost Writer” perché anche Elle, non credo a caso, lo è, mentre il cosceneggiatore Olivier Assayas rimanda al doppio che aveva già affrontato nei suoi film “Sis Maria” e “Personal Shopper”.
Il film ci intriga e cerca di intrappolarci in quella sospensione dell’incredulità necessaria per identificarsi nella protagonista e convincersi che quello che prova è reale e che quello che vediamo è storia vera ma a tratti riusciamo a sfuggire perché in quel gioco degli specchi fra le due donne sospettiamo che Elle, che anche a livello evocativo rappresenta il femminile, possa essere una proiezione della protagonista, una sua nuova creazione artistica sempre più delirante oppure il suo lato più oscuro che sta prendendo il sopravvento e che forse serve come terapia: maieutica per trovare in se stessa quello che Elle appunto definisce il libro segreto: quello “vero” che Delphine non ha mai osato scrivere.
Forse Elle è un’allucinazione, una pulsione ossessiva e masochistica che però porta Delphine a ritrovarsi entrando in contatto con quella “lei” del profondo, con l’Es freudiano che non parlando un linguaggio reale ha bisogno di ricorrere ad un mondo incontrollato ed istintuale di simboli ed immagini di cui il cinema è magnifico mezzo.
 
Film ossessivo, giocato sul doppio, sulla verità e la menzogna dell’arte e della vita stessa, girato con maestria che rimanda a film classici o di culto come “Misery non deve morire”, “Che fine ha fatto Baby Jane?” o “Il Sospetto” di Hitchcock che Polanski cita e rivisita con la sua estetica di grande Autore.
Delphine è interpretata da Emmanuelle Seigner ed Elle da Eva Green, entrambe in parte e bravissime, la prima con mestizia e terrore, la seconda con seduttività, mistero e follia.
Roman Polaski ha dichiarato: “Storia vera o di finzione, chi può affermare con certezza di questi tempi? Viviamo sotto un bombardamento tecnologico di notizie, immagini, suggestioni e siamo affamati di verità, ma è sempre più difficile conoscerla, perché ci sono i sistemi per manipolarla. Le persone hanno sempre più bisogno di storie vere ma dove sono più?”.”

 

Che ne dite di vederci il trailer ufficiale ?

 


 

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