Un viaggio illuminante nel caos del processo artistico

L’abilità di Geoffrey Rush di disegnare personaggi sopra le righe e per questo indimenticabili e’ ormai notoria.. che siano il logopedista Lionel Logue nel “Il discorso del re” o il pianista “David Helfgott” in “Shine” l’attore australiano ha sempre ricevuto consensi e premi.

 

Adesso si cala nei panni eccentrici di “Alberto Giacometti” in “Final Portrait – L’arte di essere amici” diretto da un’altro grande attore, ovvero Stanley Tucci.

 

Parigi, 1964. L’artista svizzero Alberto Giacometti gode di successo indiscusso, ma questo non lo distoglie da una vita disordinata, sempre ai limiti della decenza e dell’igiene. Giunto nella capitale francese, lo scrittore americano James Lord gli commissiona un proprio ritratto. L’uomo pensa sia questione di pochi giorni ma – data la natura mercuriale di Giacometti – l’opera diventerà un’impresa nel tempo e nella pazienza del giovane. Dopo una ventina di giorni Lord ripartirà con il quadro, rimasto inevitabilmente incompiuto.


 

Nel cast anche Armie Hammer, Tony Shalhoub, Sylvie Testud, Clémence Poésy e James Faulkner.

 

Sentiamo la recensione di Rossella Casapollo che ha visto in anteprima questo film:
 
“Come portare sullo schermo tutto lo struggimento e l’esaltazione di una creazione artistica insieme alla simbiosi che si crea tra artista e modello: questo è “Final Portrait”.
Il film è tratto dal diario di James Lord (Armie Hammer – “Chiamami con il tuo nome”),
scrittore americano, che durante una visita a Parigi nel 1964 incontra l’anziano scultore e pittore Alberto Giacometti (Goffrey Rush – “La miglior offerta” – “Il discorso del re”), già suo conoscente ed accetta di fare da modello per un ritratto: il tempo necessario sarà un pomeriggio, massimo due, secondo la previsione del maestro.
Jemes viene completamente assorbito dalla foga creativa dell’artista che, in un susseguirsi di sbalzi di umore e di insoddisfazioni, trascina il lavoro per giorni e giorni e lo intrappola nel suo caotico studio disfacendo e rifacendo la medesima tela per 18 giorni, perché come lui stesso afferma: è impossibile concludere un ritratto.
Giacometti è il creativo per eccellenza: genio e sregolatezza, inaffidabile, irascibile, ingenuo, ironico, capriccioso, perfezionista e trascurato così come il suo studio, perfettamente ricostruito nella scenografia grazie ai puntigliosi studi della produzione e così come è esattamente l’opposto l’americano James, elegantissimo, pulito, preciso e bellissimo.
Il film si svolge quasi interamente nello studio di Giacometti, tra le tante sculture semigrezze e filiformi in una fotografia quasi esclusivamente nei toni del grigio con la macchina da presa che si muove anch’essa in modo caotico, che a volte si intrufola in qualche pertugio e spesso si sofferma sul particolare in un continuo gioco di sguardi tra artista e modello, tra l’arte figurativa e la scrittura.
Anche la Parigi descritta da Tucci è monocromatica ed un po’ nostalgica: sarà forse perché in realtà sono delle strade di Londra a farle da controfigura?
Notevole l’interpretazione di Geoffrey Rush, ma c’era da aspettarselo, un po’ scolastici la regia e montaggio, ma il film è interessante.”

 

“Final portrait” e’ la storia di un amicizia insolita e toccante, ma anche di un viaggio illuminante nella bellezza, la frustrazione, la profondità e, a volte, il vero e proprio caos del processo artistico.

 

E questo il trailer ufficiale !!

 


 

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