François Ozon e’ uno dei registi piu’ amati dagli Amicinema e se ricordate abbiamo scelto molte volte i suoi film nelle nostre uscite.
Da “Nella casa” a “Giovane e bella” a “Una nuova amica” con la sola esclusione di “Frantz” siamo sempre andati a vedere i suoi film e non potevamo mancare con “Doppio amore” (L’amant double) la sua nuova fatica, presentata in concorso (senza premi alla fine) all’ultimo Festival di Cannes e ora nelle sale italiane.
Chloé, giovane donna tanto bella quanto fragile, inizia un percorso di psicoanalisi. Finisce per innamorarsi del suo analista, Paul, un uomo dolce e premuroso. Ma quando i due vanno a vivere assieme, Chloé scopre che Paul nasconde un segreto riguardo la sua identità. Un uomo fisicamente identico a lui, ma più rude e minaccioso, si aggira per la città. È Paul che ha una doppia vita? O è un inquietante gemello tenuto finora nascosto?
Nel cast Marine Vacth, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer e Dominique Reymond.
Il nostro inviato Gianluca Lauri era presente all’anteprima stampa ed ecco il suo commento:
“Scritto e diretto da Francois Ozon, genere thriller psicologico, anno 2018, con Marine Vacth, Jérémie Renier e Jacqueline Bisset
Il film inizia con un’indagine introspettiva della protagonista, Chloé, una giovane donna tanto bella quanto fragile, che finisce per innamorarsi del suo analista, Paul.
Da quel momento, inizia la doppia vita di Chloé: va a convivere con Paul, ma nel frattempo durante le sedute di psicanalisi frequenta il fratello gemello, Louis.
Il tema che accompagna tutto il film è quello del “doppio”: Louis esiste veramente oppure è Paul che frequenta una doppia vita?
Oppure ancora Louis è un avatar creato da Chloé per soddisfare i suoi desideri sessuali più repressi?
La risposta a queste domande si nasconde dentro la testa di Chloé, dentro le sue fantasie, dentro il suo stomaco…
Personalmente, ho apprezzato l’intento del regista nel confondere lo spettatore trattando il tema dei gemelli.
Nel complesso, il mio giudizio sul film è abbastanza positivo, in quanto il tema dei gemelli viene sì trattato come qualcosa di mostruoso, ma comunque basato su un problema rarissimo ma reale.”
Ecco anche le parole di Ozon su questo suo ultimo film:
“Ho sempre voluto trattare il tema dei gemelli come qualcosa di affascinante ma al tempo stesso mostruoso.
Ho sempre immaginato che la protagonista Chloé lavorasse in un museo. C’è uno stretto legame tra lei e le opere che custodisce. Nelle prime scene del film le opere esposte nel museo sono armoniche ma andando avanti diventano più organiche e sanguinolente, quasi mostruose e riflettono il tumulto interiore di Chloé. Naturalmente ho pensato anche a Inseparabili. Sembra quasi che Joyce Carol Oates abbia scritto il suo libro dopo aver letto il libro Twins a cui si è ispirato Cronenberg per il suo fil In quel caso la storia era raccontata dal punto di vista dei gemelli mentre la Oates si focalizza sulla giovane donna preda dei due fratelli. È importante per me che Chloé sia al centro della storia, mostrare il suo ventre, gonfio e dolorante, per rappresentare la sua confusione tra una gravidanza precoce e un feto parassita.
Dopo un film classico come Frantz, divagare nell’immaginario di Chloé mi ha permesso di sperimentare le scelte stilistiche più audaci. Doppio amore racconta essenzialmente la storia di una mente e la mia idea era di rappresentarla architettonicamente giocando con le simmetrie, i riflessi e la geometria. Tutto il set è stato concepito per creare l’impressione che si costruisse progressivamente come il cervello sviluppa un pensiero.
Ho girato i miei film precedenti in 35mm ma con Doppio amore sono tornato al digitale, al cinemascope, ho mirato a realizzare un’immagine più moderna, chirurgica ma allo stesso tempo esteticamente gradevole.
Durante le nostre ricerche sui gemelli ho scoperto l’esistenza dei gemelli parassiti. È stata una grande scoperta fatta mentre stavo scrivendo la sceneggiatura e si è rivelata subito fondamentale per dare una base di realtà ad una storia che fino a quel momento era fantastica e mostruosa.
La rivelazione finale ci fa sprofondare negli abissi di quello che madre natura è capace di creare nei nostri corpi. C’è quasi un senso di pace alla fine del film. Il suo problema è stato diagnosticato e curato, le cose sembrano rimettersi a posto. Ma non tutto è stato risolto. Chloé continua a sentire un senso di vuoto. Non considero questo finale positivo o negativo. Penso sia crudele ed inevitabile, come la sessualità, il subconscio e il desiderio.”
Segnatevi poi la data del 24 aprile (un martedi’ per una volta) perche’ questo sarà il film che chiuderà il programma del mese di Amicinema.
Gran finale con il trailer ufficiale !!