Nell’assordante silenzio dei ghiacci

Taylor Sheridan dopo aver fatto una buona gavetta come attore di serie TV si e’ cimentato nella sceneggiatura con ottimi risultati (“Sicario” di Denis Villeneuve, “Hell or High Water” di David Mackenzie, “Soldado” del nostro Stefano Sollima) e adesso debutta altrettanto bene alla regia.

 

Acclamato dalla critica di tutto il mondo (A sorpresa premiato come miglior regia all’ultimo Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard”), “I segreti di Wind River” (Wind River) si è rivelato anche un campione di incassi in USA, Regno Unito, Francia e Germania.

 

Un cacciatore solitario (Jeremy Renner) ritrova durante un’escursione tra le nevi il corpo senza vita della figlia di un suo caro amico.
Mosso da un passato personale misterioso decide di unirsi alla giovane agente FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen) in una pericolosa caccia all’assassino. Nell’apparente silenzio dei ghiacci (e’ girato a Park City nello Utah) si nasconde una sconvolgente verità.


 

Sentiamo il commento di Ugo Besson che ha visto questo film in anteprima per Amicinema:
 
“Siamo a Wind River, una riserva indiana nelle montagne del Wyoming (USA), tra la neve dell’inverno. Cory Lambert, un abile cacciatore che conosce bene la zona ed è spesso incaricato di eliminare animali predatori come lupi e leoni di montagna, trova in mezzo alla neve il corpo martoriato di una giovane donna. Inizia un’indagine per capire cosa è successo. La polizia locale dei nativi ha poco personale ed è poco attrezzata.
 
Per una complicata suddivisione delle competenze, nei casi di omicidio interviene l’FBI, che manda una giovane donna, Jane Banner, che però è in difficoltà, perché non è preparata a muoversi nel particolare ambiente in cui la vicenda si svolge, sia per le caratteristiche e il clima della zona montagnosa sia per le particolari relazioni personali e sociali del luogo.
Jane, però, rivela presto le sue qualità umane, si appassiona al caso, e decide di farsi aiutare nelle indagini da Cory, che accetta, perché conosce la vittima e perché l’episodio lo riporta ad una sua recente drammatica vicenda familiare.
L’indagine procede rapidamente e prende andamenti drammatici. Il racconto si sviluppa con stile asciutto ed essenziale, la narrazione è ben congegnata, organizzata in modo preciso, senza pause, ogni scena ha il suo ruolo e porta passo dopo passo verso l’epilogo drammatico.

 
Wind river è un film che coinvolge, che non lascia indifferenti, è vitale, intenso, drammatico ma anche tenero e commovente. Le scene sono belle e suggestive, i due personaggi principali sono ben delineati nella loro personalità, con le loro forze e debolezze, descritte dalle loro azioni, con pochi tratti efficaci. La recitazione dei due attori principali è efficace e misurata, ben inserita nel contesto e nello stile del racconto.
Il film tocca temi sensibili, come la situazione dei nativi americani negli Usa (con i contrasti, le diffidenze e i rancori ancora presenti), la violenza sulle donne, l’elaborazione del lutto, il disadattamento dei giovani nelle riserve. Per esempio, il figlio di Cory, dopo aver montato un cavallo, dice orgoglioso “sembravo un cowboy” e il padre lo corregge “magari potresti dire che sembravi un bravo Arapaho”.
La riserva è un ambiente difficile e violento, come dice Cory a Jane, (cito a memoria) “qui non c’è fortuna o sfortuna, la sfortuna esiste in città, come quando attraversi la strada proprio quando l’autista di una macchina è distratto, qui quello che conta è la determinazione, la voglia di vivere e di sopravvivere, i lupi non uccidono i cervi che sono sfortunati, ma quelli che non sono abbastanza vigili e tenaci”.”

 

E questo e’ l’immancabile trailer ufficiale !!

 


 

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