Arriva nei cinema italiani il film “They” della giovanissima regista iraniana Anahita Ghazvinizadeh: presentato al 70esimo Festival di Cannes, molto apprezzato da pubblico e critica al 35esimo Torino Film Festival e che sarà distribuito da Lab 80 film.
They, prodotto con il supporto di Jane Campion, è il racconto delicato e allo stesso tempo potente della difficile lotta per la propria identità di un quattordicenne che vive nella periferia di Chicago: J, che chiede di essere chiamato «loro» perciò «they» in lingua inglese, è nel periodo della pubertà e ha deciso di seguire una terapia medica che blocca lo sviluppo per poter prendere tempo e scegliere se «effettuare la transizione», perciò se essere uomo o donna.
La nostra inviata Elisabetta LaMonica ha visto questo film in anteprima e quindi sentiamo il suo commento:
“They è il film della regista iraniana Anahita Ghazvinizadeh prodotto dalla nota regista neozelandese Jane Campion. Presentato a Cannes l’anno scorso, è la storia di J, un adolescente al quale è somministrata una cura ormonale per ritardarne la pubertà. J vive con confusione la sua sessualità ed ha richiesto con l’aiuto dei genitori, l’intervento di un medico per sospendere il suo sviluppo e permettergli di avere più consapevolezza di sé e scegliere. Si da il caso però, che tale cura indebolisca lo sviluppo e ne pregiudichi la crescita. J è quindi chiamato a decidere in fretta, in un solo week end.
They è un film che racconta la complessità del pensiero di J e del suo mondo, interiore ed esterno. E di come questi due siano su piani che comunicano a fatica.
Delicato fino all’impercettibile, rimanda alle immagini piuttosto che ai dialoghi, il senso di indeterminazione di J, che chiede si usi il pronome “loro” nei suoi confronti. Fa da contrasto a quest’artificio la natura dei fiori che J coltiva quotidianamente in una serra nella quale sembra aver rinchiuso la sua natura, se di natura si può ancora parlare.
È un film in cui il tempo è sospeso, e tutto si connota di provvisorio, etereo e fragile, quasi che la scelta da compiere sia alla fine di una strada… che non finisce mai. È un film che pone solo domande di natura etica oltre che morale e mette da parte le risposte… Interessante per sensibilizzare sull’argomento. “
Ha detto Anahita Ghazvinizadeh, nata nel 1989 a Teheran e poi trasferitasi negli Stati Uniti:
«Ho lavorato a diversi cortometraggi che avevano i bambini come protagonisti e mi sono resa conto di essere davvero interessata a questi temi: in particolare al periodo della pre-pubertà, quando un bambino non è ancora diventato adulto e comincia a porsi degli interrogativi.
Facendo ricerche, sono venuta a conoscenza del trattamento ormonale che blocca della pubertà e ho capito che avrei potuto fare un film proprio su quel periodo di sospensione. In quel momento anch’io stavo sperimentando una forma di sospensione, anche se molto diversa: riguardava la mia migrazione e il mio lavoro di artista.
Stavo cercando di chiarire quale era il luogo in cui avrei vissuto, non sapevo se sarei rimasta negli Stati Uniti o se sarei tornata in Iran e sentivo la necessità di posticipare la scelta. Si prova così tanta ansia quando si sente di non appartenere davvero a nessun luogo».
Non perdete l’appuntamento di domani sera (giovedi’ 17 maggio) al cinema Beltrade per vedere questo film. Solo domani saranno ospiti in sala la regista Anahita Ghazvinizadeh e il curatore di Gender Bender International Festival, Marcello Seregni.
E questo e’ il trailer italiano !!